Va da sé che, in condizioni di aumento di peso molto rapido (più 9/12 kg in 9 mesi) e col conseguente cambio posturale per ottimizzare gli equilibri, la donna possa andare incontro in questo periodo, a disturbi tipici. Ecco dunque comparire le classiche pubalgie, sciatalgie in presenza o meno di lombalgie, edemi da stasi venosa, tunnel del carpale, per non parlare degli sbalzi di umore e delle fobie tipiche di chi si appresta a mettere al mondo una nuova vita. Non bisogna mai sottovalutare infatti, quelli che sono gli stati emotivi in gravidanza che comprendono tutto un corteo di paure legate sia alla salute del feto, sia al momento del parto. L’osteopatia in gravidanza deve intervenire solo e quando si renda necessario aiutando la donna ad affrontare i cambiamenti cui va incontro il suo organismo. Durante il primo trimestre i disturbi più frequenti sono la nausea gravidica accompagnata o no da episodi di vomito che hanno origine sì, nel cambiamento ormonale, ma non solo; in questa sintomatologia infatti è coinvolto il nervo vago che può essere sollecitato sia dai cambiamenti fisici, sia da quelli emotivi, il ruolo dell’osteopata in questo periodo specifico è quello di accompagnare la donna con trattamenti delicati e distanziati di 15 giorni l’uno dall’altro per riequilibrare l’organismo consigliandola anche su quali siano le attività motorie più indicate.
Il secondo trimestre di gravidanza spesso non dà problemi alla puerpera, anzi, la nausea gravidica finalmente si placa ed in genere la donna si sente molto bene. È durante il terzo trimestre che in genere compaiono i disturbi più importanti, l’aumento di peso, la posizione del bambino e il cambiamento posturale della donna, che per equilibrare l’aumento del volume del ventre sposta il proprio baricentro maggiormente sulla regione lombare, sono all’origine della comparsa delle tipiche lombalgie, sciatalgie e pubalgie della gestante. In questo periodo molto delicato, la donna deve affidarsi a mani esperte e qualificate che la trattino, non sono indicati i massaggi né l’utilizzo di elettromedicali e, tanto meno, i farmaci antinfiammatori o antidolorifici che possono essere tossici per il feto.
Il trattamento di un osteopata esperto affronta questi disturbi senza mai avere reazioni avverse, anzi, i successi sono assicurati; in questo periodo specifico, quando la data del parto si avvicina, la donna può essere trattata una volta al mese così da essere accompagnata al travaglio e al parto in condizioni ottimali (un osteopata presente in sala parto, come avviene in molti paesi, sarebbe auspicabile sia per la mamma, sia per il neonato).
Una menzione a parte deve essere fatta per la presentazione podalica del feto, in genere, in questo caso, la donna si prepara psicologicamente ad affrontare un parto cesareo, ma va detto che il trattamento osteopatico può influenzare la così detta rivoluzione del feto in modo da evitare un intervento pericoloso per la donna e per il bambino (tutti gli interventi comportano dei rischi e delle conseguenze a volte permanenti).
In assenza di cordone ombelicale corto o dismorfico, o peggio girato attorno al collo del feto, le mani esperte di un osteopata possono guidare il bambino a compiere un giro su se stesso che gli permettano una nascita fisiologica da parto naturale. Il parto naturale è sempre auspicabile, sia per la mamma, sia per il bambino perché permette che si inneschino le reazioni fisiologiche adeguate che sono alla base della vitalità del bambino da un lato e della produzione dell’ormone prolattina da parte dell’organismo della mamma dall’altro, cosa che permetterà l’allattamento al seno con tutti i benefici che ne conseguono.
A parto avvenuto, l’intervento dell’osteopatia sarà provvidenziale per alleviare lo stato di stress al quale l’organismo della donna è stato sottoposto, ma anche per affrontare la fatidica depressione post partum che non è soltanto una condizione psicologica, ma una condizione psicosomatica dettata dalla posizione dell’osso sacro che durante il parto, essendo sollecitato in maniera importante, può creare uno stiramento sulle membrane durali del midollo spinale che si propagherà come un’onda fino al cervello il quale risponderà con il tipico stato emotivo della depressione. Non bisogna dimenticare infatti che l’emotività della persona alloggia nello stesso “guscio” somatico ed è per questo che lo stato psico-emotivo può influenzare la fisiologia e, viceversa, lo stato fisiologico può influenzare quello psicologico e questo naturalmente, è un discorso importante da tenere in considerazione quando ci approcciamo a qualsiasi stato di salute del soggetto, che sia patologico o no. •
Diana L. Splendiani
Osteopata e fisioterapista
diana-splendiani@alice.it
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