Di interesse nazionale

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Fermo: L’archivio della Società Operaia di Mutuo Soccorso

La procedura è stata avviata d’ufficio e non, come in molti casi, su istanza di parte. Dopo una visita ispettiva della dott.ssa Francesca Mercatili della Soprintendenza archivistica Marche-Umbria, l’Archivio storico (1864-1977) della Società Operaia di Mutuo Soccorso di Fermo è stato dichiarato “bene culturale di interesse nazionale particolarmente importante” del Ministero dei beni culturali e delle attività culturali e del turismo. “La documentazione prodotta dalla Società Operaia di Fermo è una fonte molto importante per lo studio dell’associazionismo del mutuo soccorso in Italia, nonché uno strumento utile alla ricostruzione delle evoluzioni socio-culturali del territorio fermano” si legge nella motivazione della Soprintendenza.
Il contenuto dell’archivio è interamente di proprietà della SOMS di Fermo. Nel fondo sono conservati documenti di natura amministrativa e contabile a partire dal 1864, anno della costituzione del Comitato fondatore. In totale ci sono 114 pezzi (17 buste, 37 registri e 60 bollettari).
È custodito un documento che riporta i nomi di tutti i soci fondatori nel 1864: quasi 400 soci effettivi, oltre 60 onorari e poco più di 40 le donne. Rilevante la presenza femminile in un’epoca in cui alle donne era consentito partecipare ben poco alla vita pubblica, a dimostrazione che la SOMS ha sin dalle origini uno spirito democratico; in un documento si leggono anche i loro mestieri: sarta da uomo e cucitrice.
Tra i tanti soci onorari ci sono i nomi del deputato Giovanni Battista Gigliucci, dei fratelli Cesare e Ignazio Trevisani (tutti celebri patrioti, quest’ultimo primo sindaco di Fermo), di tre esponenti delle illustri famiglie fermane Guerrieri-Paleotti (anche loro patrioti anti papalini e politici), Carlo Mora (noto compositore e benefattore di entrambi gli orfanotrofi di Fermo), Camillo Silvestri (Direttore delle scuole elementari di Fermo di cui era allo stesso tempo benefattore, rinunciando ai suoi stipendi), Pietro Dasti (ingegnere comunale che progettò la prima fase dei lavori per la realizzazione della “Strada Nuova”) nonché l’avv. Paolo Fenni (primo presidente dell’Ordine degli avvocati di Fermo).
Successivamente compare anche Giuseppe Garibaldi, di sicuro il socio più importante della SOMS di Fermo nella sua storia.
Il numero unico del 1964 del periodico sociale “L’Operaia” celebra il primo centenario in cui si ripercorre il tentativo di soppressione. Nel 1926 il Consiglio di amministrazione della SOMS fu sciolto dal nuovo governo fascista a cui piaceva accentrare. Per un ventennio l’attività si limitò alla gestione dell’ordinario. La ripresa dopo l’ultima guerra fu difficile, anche perché gli enti mutualistici, nel frattempo nati, avevano assorbito le principali funzioni storiche delle SOMS, che pian piano si trasformarono in associazioni prevalentemente culturali e ricreative, ciò che sono oggi.
La dichiarazione è un altro punto a favore del centro storico di Fermo quale sede di importanti istituzioni culturali.
Le Soprintendenze archivistiche accertano la qualità di bene culturale di interesse nazionale della documentazione dei vari archivi che testimoniano, in tutte le sue varie articolazioni, la storia dei privati (famiglie, persone, associazioni ed enti di natura privata, imprese, etc.), documentazioni da essi prodotte nell’esercizio delle loro funzioni.
La qualità di bene culturale di interesse nazionale è definita nel D.lgs. n°42 del 2004 (conosciuto anche come “Codice in materia di protezione, conservazione, circolazione dei beni culturali e loro fruizione”) all’articolo 10, comma 3-b.
Il provvedimento dichiarativo dell’interesse storico particolarmente importante ai sensi dell’articolo 13 del detto Codice è emanato dalla Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici su proposta della Soprintendenza archivistica regionale (entrambe struttura periferiche del Ministero per i beni e le attività culturali) dopo l’attività conoscitiva sul patrimonio svolta da quest’ultima (D.p.r. n°233/2007, art. 17 come modificato dal Dpr n°91/2009).
Con l’emanazione del provvedimento di dichiarazione di interesse culturale, l’archivio e i singoli documenti sono definitivamente sottoposti alla disciplina e alla tutela del suddetto Codice dei beni culturali. •

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