Vivere insieme la terza età: la condivisione che migliora la vita
“Carissima Stefania,
è da tanto tempo che non ci sentiamo ma ti ricordo sempre molto volentieri come amica e come collega.
Il motivo del mio silenzio è dovuto a due fattori: uno triste e l’altro migliore. Recentemente ho perso mio marito a causa di una brutta malattia che lo ha colpito due anni fa così dopo un periodo di solitudine che stava chiudendomi sempre più in casa, ho deciso di aprire la mia abitazione ad altre care persone con cui oggi condivido la quotidianità.
Tu dirai che sono la solita “pazzerella” ma lascia che ti spieghi, se avrai la pazienza di leggere questa lettera fino alla fine.
Tutto ha avuto inizio un pomeriggio come tanti altri, un incontro per bere un caffè insieme con la nostra comune amica Carmela che insegnava matematica. Ricordi?
Ognuna ha aperto il cuore all’altra. Sola anche lei, per sua scelta, dopo avermi ascoltata, mi ha proposto di stare con me per un periodo. Ho subito accettato, conoscendola anche perché buona e riservata e così è nata per caso, da una semplice idea, una coabitazione tra due donne sole. Ma non finisce qui perché ad oggi siamo in cinque!!! Tutte amiche, alcune ancora in servizio, altre in pensione come noi. La casa la conosci, è spaziosa, i figli ormai sono sistemati e lontani. Ci siamo permesse una donna delle pulizie e tanto altro. Sei curiosa? Condividiamo gli oneri di gestione della casa: bollette, spesa, commercialista, assicurazione dell’auto ecc… Abbiamo acquistato una nuova macchina a sette posti che guidiamo a turno secondo quanto ci occorre. Condividiamo le vacanze. Un anno siamo in montagna nel Trentino e l’anno successivo prenotiamo al mare in Sardegna o in altra regione che “democraticamente” mettiamo ai voti. Gli orari della casa sono gestiti e decisi insieme ma allo stesso tempo siamo libere. La domenica tutte al Ristorante e qualche volta anche a teatro. Ci siamo permesse un abbonamento che condividiamo molto volentieri. I nostri figli vengono a trovarci quando possono e sono molto contenti e un po’ invidiosi… (scherzo) del nostro nuovo stile di vita. Chi è brava in cucina, prepara pranzo e cena. Chi è brava in piccoli lavori di sartoria fa le riparazioni, chi ama la pulizia e l’ordine si occupa dei lavori necessari collaborando con la donna che è in casa per mezza giornata. Alcune hanno l’orticello e i fiori del giardino a cui pensare.
Ci vogliamo bene e come in tutte le famiglie qualche volta si ride, si piange, qualche volta si bisticcia ma sempre si fa pace. Abbiamo scoperto che la nostra esperienza è un fenomeno che sta cercando di prendere forma e di espandersi in tutta Italia. Si chiama “Silver Cohousing”. Ti spiego: “silver” come il colore argento dei nostri capelli grigi, “cohousing” come la possibilità di condividere l’alloggio e le esigenze della vita quotidiana. Nessuna di noi vuole pensare ad una anonima e impersonale Casa di Riposo in cui finire il tempo che ci è rimasto. Con quello che si sente in giro??? Di sberle ne ho prese anche troppe da mia madre…Secondo l’Istat nel 2050 ci saranno 263 anziani ogni 100 giovani e il cohousing rappresenterà una valida alternativa, un rimedio per integrare la propria pensione. Da sola, quanto percepisco, è ben poca cosa ma insieme facciamo un bel gruzzolo. Sai che alcune di noi si sono iscritte all’Università della terza età? Cosi manteniamo sveglio anche il cervello!!! E ti dirò di più…Nel mio paese, ci sono diverse anziane e spesso ci riuniamo il pomeriggio dopo le funzioni religiose, per qualche chiacchiera fra donne. Qualcuna porta con sé i nipotini ai quali ci divertiamo nel raccontare le favole, ad insegnare i lavoretti all’uncinetto, ai ferri e persino il tombolo. Stanno bene con noi: nonni veri e “adottivi” con bimbi!!! Da qui l’idea del “circolo”. Ha funzionato perché ci si sente meno soli e si rispettano gli appuntamenti con le nuove amiche. Si cucina insieme, ci si scambiano favori come fare la spesa, andare dal medico per le ricette, acconciarsi i capelli e altro, ottimizzando le spese.
Ognuna di noi è entrata nella vita delle altre, piano piano. Il problema degli spazi non c’è, come tu ben sai e c’è posto anche per un cagnolino, un gatto e per i canarini. In giardino vive Tartan, una tartaruga di terra, adottata e ghiotta dell’insalata dell’orto. Oggi mi sento una privilegiata, con la consapevolezza di non essere un peso per i figli, così presi dal lavoro e di essere invece un aiuto per altre donne, sia come aiuto economico che morale. Il nostro esempio sta facendo da apripista e nel futuro risolverà tante problematiche legate al tema della solitudine e del pericolo che corrono oggi e ovunque gli anziani che non hanno persone che possano sostenerli e proteggerli. La mia amica Rosanna, che vive a Torino ed è ancora “giovane”, ha aperto casa agli studenti.
Una sorta di coabitazione tra diverse generazioni.
E’ una iniziativa che mette insieme anziani soli e studenti in cerca di una sistemazione a modici costi. Con loro condivide le bollette e le spese quotidiane. A vivere insieme a Rosanna sono la signora Maria di 65 anni, vedova e senza figli e Silvia di 23 anni, studentessa iscritta al terzo anno di ingegneria presso il Politecnico. “È una convivenza straordinaria”, dice Silvia che l’alleggerisce da ogni carico di lavoro della casa se fosse da sola e le permette di concentrarsi unicamente sullo studio. La ragazza ricambia rendendosi utile con i lavori pesanti quando occorre e tenendo compagnia quando ha voglia di chiacchierare.
Per la mia amica Rosanna è una sicurezza avere in casa Silvia. È come aver accolto una figlia. Dialogano, a volte litigano, ma la sua compagnia le aiuta a tenersi sempre attive e ad alleggerire anche le spese. Non è fantastico?
Amica mia, siamo una popolazione dai capelli “argentati” in crescita e mentre aumenta l’aspettativa di vita diminuisce la possibilità di trascorrere la terza età tranquilli economicamente e socialmente. L’ Istat e il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, evidenziano come un pensionato su due nel 2012 ha avuto un reddito da pensione inferiore a mille euro. L’Italia infatti ha un sistema di trasferimenti sociali meno efficaci a contenere il rischio di povertà riguardo ad altre realtà nazionali europee. Ad ampliarsi, oltre il numero degli anziani, sarà anche la domanda di assistenza sociale e sanitaria che i nuovi modelli di “cohousing” potrebbero ridurre. Le prime sperimentazioni di questa forma di coabitazione nate in Lombardia e altre regioni del Nord, che sperimento felicemente, dimostrano che gli anziani, vivendo insieme, si fanno compagnia, abbattono le spese e inoltre, cosa importantissima, riducono i tempi dell’ospedalizzazione. Che altro dire?
Se passi dalle mie parti, vieni a trovarci. Un caffè non si nega a nessuno e …pare che stimoli le idee.
Un abbraccione
La tua amica ed ex collega di Scuola
Federica” •