Lungi dal pensare al rosario come una mera e lunga ripetizione
Bartolo Longo nella Valle di Pompei ha fondato il santuario della Regina del s. Rosario e ha realizzato le opere di carità tra cui l’istruzione e la formazione di innumerevoli fanciulli e così ha professionalizzato tanta gioventù. La preghiera da sempre sta favorendo le opere sociali a sostegno della gioia dei meno fortunati che vivono le difficoltà della società. Soltanto Dio può donare la vera felicità.
Alfonso Ratisbonne riferisce una visione: “In un grande fascio di luce, mi è apparsa, dritta, sull’altare, alta, brillante, piena di maestà e di dolcezza, la Vergine Maria, quale si vede sulla Medaglia Miracolosa; una forza irresistibile mi ha spinto verso di Lei. La Vergine mi ha fatto segno con la mano di inginocchiarmi. Mi è parso che dicesse: ‘Bene! Non mi hai parlato, ma io ho compreso tutto.’ “. Alfonso divenne sacerdote andò in Terra Santa dove fondò un orfanatrofio femminile poi un altro maschile e una scuola professionale perché la Vergine fa fiorire opere di carità. Questo evento del 1842 veniva raccontato nel 1917, dal superiore ai giovani frati conventuali, tra i quali era fra’ Massimiliano Maria Kolbe, che, devoto dell’Immacolata, nello stesso anno dava vita al movimento “Milizia dell’Immacolata” efficace nell’aprire gli animi chiusi alla grazia divina. Fra’ Massimiliano per salvare da morte un padre di famiglia si offrì a morire martire della carità. La preghiera mariana è una potenza di benedizioni: “Benedetta Tu … Benedetto il Figlio Tuo “ che fanno vivere la mente nel giardino divino. “Ave” non è parola morta, ma vivificante nei suoi effetti mirabili per le anime che cercano e seguono la Mamma celeste meritevole di devozione filiale. E’ lieta la mente rivolta alla bontà materna di lei. Il rosario è nutrimento che alimenta e guida lo spirito con la Parola divina verso l’amore al prossimo. Nel nome del Signore vengono benedetti tutti i popoli del mondo.
Ogni Pater, ogni Ave, ogni Gloria è un fiore che nell’insieme del rosario forma una bellezza da presentare in un vaso pulito. Purità vuole l’Ave perché è saluto angelico alla Vergine. Tutte le buone opere valgono molto, se sono fatte in grazia di Dio, ma se fossero fatte in colpa grave, sono senza alcun merito per la vita eterna, sgradevoli. Chi recita le preghiere nel modo come deve ne ottiene bei frutti. La Madre si fa cercare e mai senza effetto: parlare con lei è rimedio di redenzione. Chi bussa alla porta del suo cuore materno ravviva in sé i desideri che mutano in bene la volontà umana, la fanno uscire dal quotidiano per portarla alla fusione con la volontà del Creatore.
Chi seguitasse ad offendere il Cristo con azioni non buone, anche se partecipa alle riunioni mariane, precipita nella maledizione. Occorre rialzarsi, pregare con il cuore. L’atto d’amore fa uscire dall’angoscia e fa ritrovare la vita piena. La Vergine che è la mediatrice del Figlio il quale guida tutta la storia umana. Pregando il rosario riscopriamo la fede sotto l’aspetto della partecipazione della Beata Vergine Maria al mistero di Cristo e della Chiesa.
Pregare con altri pensieri in mente significa trattare la Vergine da persona trascurabile, senza considerare i misteri del Figlio e le sue divine grandezze. Ciò rende infruttuosi i Rosari e li riempie di difetti. Non conta la lunghezza di frasi ripetute. E’ la devozione della preghiera che attira la divina benevolenza. Una sola “Ave” detta bene è più meritoria di centocinquanta dette male. Occorre attenzione nel ripetere tante “Ave”. E’ bello lasciarsi plasmare dal Rosario ben recitato; ma costa fatica il perseverarvi superando le distrazioni che sorgono dalla continua ripetizione.
Nonostante le avverse situazioni, l’animo si affidi spiritualmente al suo sguardo materno e fioriranno opere buone. Occorre offrire ogni mistero che si enuncia a nostro Signore e alla santa Madre, e pensare che Dio e la sua s. Madre stanno guardando chi prega. L’Angelo custode coglie soltanto le “Ave” Maria dette bene, come rose che creano una corona a Gesù e a Maria. Al contrario, il demonio gira attorno per divorare le “Ave” dette senza devozione e le segna sul libro della morte. Lei ascolta la voce del cuore non tanto la voce orale. Il meditare i misteri del Salvatore è fonte e misura della nuova umanità, non più selvatica, ma servizievole. •