Siete Sacramentos The Seven Sacraments Autor: Ángel PAZOS-LÓPEZ angelpazos@ucm.es

Grazia e Grazie ai sacramenti

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In tanti chiedono i sacramenti. La maggior parte non sa perché. Pochi li vivono come tappe di una vita di fede dopo che hanno scoperto la bellezza di seguire il Dio di Gesù Cristo.
I sacramenti infatti sono segni con cui si manifesta la docilità alla Parola di Dio, alla conversione, alla grazia divina.
Ora i segni con cui si può manifestare la fede sono molti: es. il segno di croce, un distintivo all’occhiello, un pellegrinaggio, un “credo” detto pubblicamente… Alcuni di essi però sono stati riconosciuti come “ufficiali” dalla Chiesa, perché, nella loro sostanza, sono stati voluti da, o risalgono a Gesù Cristo. I sette sacramenti (battesimo, comunione, eucaristia, riconciliazione, matrimonio, ordine sacro, unzione degli infermi) sono i sacramenti “ufficiali”. Indicano la visibilità della salvezza cristiana, annunciata da un “ministro” a nome di Gesù Cristo e accettata dal cristiano.
Questi segni simboleggiano e realizzano una realtà spirituale. Con essi viene stipulata una sorta di alleanza fra Dio e l’uomo.
Nel sacramento infatti c’è una realtà interiore, che è l’incontro del cristiano con Dio, e c’è un segno esterno: il gesto, il rito visibile.
Dio vuole incontrarsi con l’uomo, con tutto l’uomo. Poiché l’uomo è anche corpo, Dio si è incontrato con lui anche a livello corporeo, prima di tutto inviando Gesù Cristo, il quale a sua volta ha inviato i suoi apostoli, trasmettendo loro la sua autorità: «Chi ascolta voi, ascolta me». Gli apostoli poi hanno incaricato altri ministri (i loro successori) a cui hanno comunicato l’autorità di Gesù Cristo. Il ministro del sacramento perciò “sta dalla parte di Dio”, “dà un corpo a Dio”: quando il ministro esegue correttamente il rito, secondo le norme stabilite dalla Tradizione, Dio si impegna, perché Dio è fedele, non manca di parola. Ma l’efficacia del sacramento non può dipendere dal ministro (si tratta infatti di una realtà soprannaturale). Dipende pertanto da Dio che si è impegnato «da sempre» ad amare gli uomini e che ora lo manifesta nel sacramento attraverso il ministro.
Però, affinché il sacramento, per il cristiano che lo riceve, sia “efficace” (= produca quello che manifesta), è necessario che questi accetti dentro di sé la realtà spirituale che Dio, attraverso il ministro, gli propone e che, essendo egli anche corpo e membro della Chiesa visibile, la esprima visibilmente nel sacramento.
Qualora invece il cristiano non volesse vivere cristianamente quella realtà spirituale che esprime nel sacramento, il suo gesto sarebbe un atto di falsità.
Con il suo gesto infatti affermerebbe che vuol vivere cristianamente una determinata situazione della sua vita, ma con la sua volontà lo negherebbe. Ingannerebbe così la comunità.
L’efficacia del sacramento si ha dunque dall’incontro di due volontà: quella di Dio, che c’è sempre e quella del cristiano, che c’è quando egli decide che ci sia.
Nel sacramento perciò non è “efficace” il segno, ma la volontà di Dio e quella del cristiano che si esprimono ed incontrano nel segno. Non ci si può accostare ai sacramenti con leggerezza, allora. Serve un periodo di catechesi, di studio, di interiorizzazione per fare in modo che in quell’alleanza, in quell’incontro, in quel segno veda Dio e gli altri vedanon in me un segno della Sua presenza. •

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