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Fobia scolastica

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Spesso avviene repentinamente e senza apparente causa. Il ragazzo non vuole uscire dal letto al mattino, accusa dolore addominale, o mal di testa, magari ha trascorso la notte insonne. A prima vista sembrerebbe un malessere passeggero, cose che rientrano nei piccoli imprevisti della quotidianità. Ma poi l’episodio si ripete e diventa frequente, magari accade anche che sia la scuola a telefonare per avvertire i genitore che il ragazzo si è sentito male.
La sintomatologia manifestata in taluni casi desta grande allarmismo, la famiglia inizia rapidamente a consultare specialisti, a sottoporre il ragazzo ad analisi e controlli. In genere, e per fortuna, non viene riscontrata alcuna patologia e allora sono i medici stessi (o gli insegnanti) a evidenziare la diversa natura del malessere, che viene identificato subito come “disagio”.
Viene presentato come un disagio generico, da approfondire. Qualcuno lo certifica come “fobia scolastica”, o “rifiuto ansioso della scuola”. Si tratta di un fenomeno abbastanza trasversale a livello sociale, anche se forse più diffuso laddove la famiglia appare culturalmente più strutturata ed equipaggiata.
La fobia scolastica è un disturbo che parte in sordina, probabilmente all’inizio neppure il diretto interessato se ne rende conto. Ma poi balza prepotentemente all’attenzione della famiglia, come tutte le richieste di aiuto che si rispettino.
Ma quali sono le cause?
In maniera semplificata è facile rispondere che il rifiuto di andare sia riconducibile a una situazione di malessere che si verifica a scuola (anche se in alcuni casi il disagio è invece localizzato nella famiglia). È abbastanza tipico dell’età preadolescenziale e adolescenziali, quindi connesso anche con le dinamiche di crescita di queste età. Deve essere approfondito e sviscerato mediante una terapia psicologica mirata, orientata a individuarne la matrice. La soluzione non sempre si prospetta rapida, e può accadere che nel frattempo si perda l’anno scolastico.
Non è un problema adolescenziale di poco conto la fobia scolastica. Rientra fra le cause di dispersione e abbandono scolastico. Quando la scuola appare un ostacolo insormontabile, si smette di andarci e ci si rintana al sicuro nel nido familiare, rimandando la soluzione del problema a data indefinita.
Alla radice di queste crisi c’è sempre una diffusa fragilità che ormai abbiamo compreso sia il tratto distintivo non solo di queste generazioni, ma proprio di questa società irrisolta. Spesso nasce da un senso di frustrazione e inadeguatezza rispetto alle richieste elevate della famiglia, oppure da difficoltà relazionali con i pari e con gli insegnanti; può anche nascondere una situazione di bullismo magari non evidente in classe. In quest’ultimo caso, individuata e rimossa la causa, il malessere si può risolvere abbastanza rapidamente.
Più complicato giungere a una soluzione quando la causa non è esterna, ma interna all’individuo. Allora bisogna iniziare un percorso di costruzione e fortificazione del sé che richiede l’impiego di grandi risorse in termini di tempo, emotività e anche di natura economica da parte delle famiglie.
La paura può rivoluzionare o paralizzare la vita delle persone. La gestione delle paure e delle ansie dovrebbe essere una fra le competenze chiave insegnate a scuola; i pedagogisti ci stanno lavorando, ma sarebbe un grave errore ridurre questo fenomeno a mero problema scolastico.
La scuola è il primo ostacolo che la paura incontra sulla propria strada, una sorta di originaria cartina tornasole. Di fondo però è un nodo esistenziale profondo che esplode in questa società senza punti di riferimento. La paura è la figlia disabile delle ansie a grappolo che la famiglia spara sui propri figli. Non ansie immotivate, certo, ma in alcuni casi abnormi.
Bisogna che la società intera se ne prenda cura e le argini, per il bene dei nostri figli. •

Silvia Rossetti

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