Home » voce ecclesiale » Seminario » Ripartire dai limiti. Sono il tesoro nascosto, la vita e la grazia

Ripartire dai limiti. Sono il tesoro nascosto, la vita e la grazia

Stampa l articolo
I giovani del Seminario hanno già iniziato la loro storia per l’anno 2018-2019. Hanno iniziato con una settimana di programmazione e di pastorale vocazionale. La prima settimana di ottobre, infatti, in preparazione alla consacrazione diaconale di Luca e al conferimento dell’accolitato a Marco, i giovani del seminario hanno accompagnato Luca e Marco nelle parrocchie dove hanno prestato il loro servizio per testimoniare la loro presenza e la loro risposta ad una chiamata misteriosa di Dio.
Dall’8 ottobre a giovedì 11 ottobre, invece, sono ritornati al Convento di S. Tommaso di Montedinove per gli Esercizi Spirituali di inizio d’anno. Accompagnati dal rettore e dai due padri spirituali (don Umberto e don Ubaldo) hanno trascorso alcuni giorni guidati da padre Gabriele Lupi per trovare la grazia per vivere questo nuovo anno comunitario.
Padre Gabriele ha iniziato lunedì pomeriggio facendo scoprire che i limiti sono una grazia non un handicap.
“Sviluppare la capacità di vivere relazioni mature imparando a dire grazie ai nostri limiti. Il mio limite è l’altro. Ma l’altro è anche la fine della mia solitudine. I limiti mi pongono in una dimensione di ascesi, lontano da ciò che mi può distruggere, così da poter generare frutti. Il frutto è sempre legato ad una gioia”. Sono alcune frasi dette da Padre Gabriele nella catechesi di lunedì 8 ottobre. “Questa catechesi – annota Gionatha – mi ha riportato al mio passato sportivo, che oso definire ‘palestra di vita’ e ‘università del vivere’. Un allenatore ci spiegava che il calcio, essendo uno sport di gruppo, richiede l’umiltà di riconoscersi limitati. Occorre uscire dal proprio egoismo per acquisire una mentalità di squadra, del ‘noi’, dove o si emerge come collettivo o si soccombe individualmente. Non bastano le qualità tecnico-tattiche per vincere le partite, ma occorre vedere nell’altro, nei compagni di squadra, non qualcuno con cui competere per conquistare un posto da titolare, ma qualcuno che ci arricchisce e ci completa. Come avviene nei vasi comunicanti.
Ognuno si apre all’altro, mette in comunione i propri talenti senza invidia e gelosia, affinchè ciascuno riesca a dare e a ricevere più di ciò che possiede. La sfida del nostro tempo di “autismo sociale” credo sia proprio questa: avere l’umiltà di non sentirsi autosufficienti, e acquisire la consapevolezza che l’altro non solo è la fine della mia solitudine, ma è soprattutto una risorsa in grado di rendermi pienamente umano”.
“Sono profondamente grato al Signore – scrive Francesco – per questi giorni di ritiro spirituale e, in particolare per il tema trattato – le relazioni emotive – che è stato il principale argomento di riflessione nel mio discernimento estivo (fra l’altro registro con sorpresa che il libro, L’arte di ricominciare, da cui ha preso le mosse padre Gabriele è lo stesso che mi ha accompagnato in alcune questioni fondamentali)”.
“Dire grazie ai miei limiti è una grande sfida – dice Marco Z. – che ho accettato di vivere da quando sono entrato in seminario, per merito di sacerdoti e amici che mi accompagnano. Importante è stata anche la lettura di L’arte di essere fragili di Alessandro D’Avenia che tratta proprio questo argomento. Con il tempo sto imparando a dire grazie ai miei limiti perché mi ricordano che non sono onnipotente, e che l’unico in grado di portare a compimento la mia vita e di rendermi felice è il Signore Gesù”.
“Passeggiando lungo il viale alberato che da Montedinove conduce a Montaldo – riflette Andrea – e guardandomi intorno noto come l’autunno stia arrivando. Le verdi chiome degli alberi del viale si stanno accendendo di colori caldi come il giallo e il rosso. Anche la lunga lingua d’asfalto nero si sta tappezzando di multiformi foglie giallastre. Ne noto una in particolare. Non so riconoscerla. Non so se sia di pioppo o di platano. Ma oltre al suo colore ambrato mi colpisce la sua forma perfetta. La sua forma è delimitata da varie spigolature simmetriche che rendono tutta la foglia una perfetta figura geometrica. Ed è allora che penso a quello che nella meditazione poco prima ha detto P. Gabriele: Sono i nostri limiti che ci rendono perfetti”.
“La vita esiste – appunta Marco P. tra le sue formule matematiche di limiti e funzioni – ed è definita dal dominio nascita e morte che sono limiti esistenti e unici. Ora però ciò che non è limitato è assoluto. Assoluto vuol dire sciolto da ogni legame. Vuol dire solitudine. Vuol dire che non esistono gli altri che non esiste neppure Dio. Il limite invece dà la possibilità di riconoscere l’altro e dà la possibilità di riconoscersi altro. Fuori dal dominio tutto è possibile perché la funzione può assumere qualsiasi valore. È il pensiero strisciante, il serpente di Adamo ed Eva, che detta il delirio di onnipotenza. Adamo ed Eva hanno rifiutato il proprio limite, i propri confini, hanno voluto vestire gli abiti di Dio e hanno incontrato la morte. Il limite è anche il luogo della libertà. Infatti dove tutto è possibile nulla esiste”.
La prima giornata si è conclusa con la celebrazione dell’eucaristia nella chiesa parrocchiale di S. Lorenzo martire, un vero capolavoro, sia per la pulizia e l’essenzialità degli elementi strutturali, sia per l’eleganza delle decorazioni. Il colonnato, con scanalature a vista, ornato da finissimi capitelli corinzi a stucco bianco, si deve al ticinese Domenico Fontana. La Chiesa è dunque molto accogliente anche se la facciata esterna non è mai stata portata a compimento.
Il secondo giorno, dopo le lodi e la celebrazione dell’eucaristia con la comunità dei francescani conventuali, ha avuto come riflessione “Il mio corpo è un limite e un dono”. Ognuno – ha sostenuto padre Gabriele – è chiamato ad entrare nel mistero del suo corpo. Dunque il corpo è un mistero da abitare, è un mistero da intuire, è un mistero da custodire.
“Nella seconda meditazione – scrive Pierre – mi ha toccato la riflessione sul nostro corpo. Il nostro corpo infatti deve essere ben curato per poter farlo diventare tempio di Dio. E deve essere una donazione definitiva. Ma per poter capire l’importanza del mio corpo, devo essere consapevole che il mio corpo non è un dato scontato, perché manifesta la mia dimensione globale. Chiedo a Dio il suo aiuto affinchè possa continuare ad offrire a Lui il mio corpo come suo tempio”.
“Oggi padre Gabriele ha parlato del corpo come mistero nascosto – dice Nicola-. Mi colpisce la stretta relazione che c’è tra l’interiorità e l’esteriorità. Infatti il corpo è capace di manifestare il nostro vissuto interiore. Il corpo è dunque lo specchio dell’anima. Credo che chi cammina nella verità di Cristo trasmette attraverso il proprio corpo, attraverso le espressioni del volto qualcosa di Lui. Padre Gabriele diceva: ‘Il corpo manifesta una integrità totale’. È vero, ed è bello quando un amico o una persona con cui si è in sintonia, semplicemente guardandoti negli occhi percepisce il tuo stato d’animo. È stupendo quando avviene questo. Ne ringrazio Dio ogni volta che succede. Chiedo a Lui che possa crescere sempre di più nell’essere trasparente”.
“Affrontando la tematica legata al nostro rapporto con il corpo e l’aspetto affettivo – commenta Carlo – comprendo quanto sia importante camminare verso una maturazione, con la grazia di Dio, spirituale e umana, per il mio bene e quello degli altri, seminarista o meno. Se ogni persona potesse comprendere questo, ovvero, si lasciasse educare a conoscere e gestire le proprie emozioni, sentimenti, passioni, esisterebbero tutti questi femminicidi e stragi femminili che sono un bollettino di guerra?”
“Si è parlato poi del mistero nascosto, dell’eunichia (l’essere eunuchi per il Regno di Dio) – sostiene Francesco – da riscoprire come un dono di Dio di cui fare esperienza (Mt 19,11).
La castità tipica della vita consacrata e del ministero ordinato non è dunque una tassa da pagare in vista di qualcos’altro, ma una situazione in cui Dio manifesta se stesso. È ovvio che per custodirla, trattandosi di una difficile rinuncia a esercitare un naturale bisogno umano, bisogna mettersi in una condizione di continua vigilanza, che permetta continuamente di ricentrarsi nel Signore. È dunque in gioco la scoperta della positività di ciò che si sceglie, la perla preziosa”.
“Il dono della castità – aggiunge fra Andrea – è unico e permette all’anima di penetrare i misteri di Dio. E per un sacerdote è essenziale. Porta a un amore più profondo e unitivo con Dio. Il cuore non subisce divisioni. È dedito, come quello di Maria, a compiere la volontà di Dio. Questa volontà vuole la salvezza di tutti gli uomini, perciò nella castità o celibato dedichiamo anima e corpo”.
Esercizi spirituali significa anche mettersi in relazione con la natura, con le bellezze che abbiamo intorno. Ed è per questo che martedì pomeriggio il programma prevedeva la visita a La Cuma di Monte Rinaldo, uno dei siti archeologici più suggestivi di tutte le Marche dove sono stati individuati nel 1957 i resti architettonici di un’importante santuario ellenistico di età tardo-repubblicana, ancora oggi oggetto di indagini archeologiche da parte degli studiosi.
“A Monterinaldo – scrive Andrea – nella zona archeologia La Cuma, affiorano dal terreno rocchi di colonne ioniche doriche e corinzie, ciottoli di fiume incastrati l’uno con l’altro che compongono le linee perimetrali, residue di antiche mura, come pure lastre di pietre orizzontali accenni di una pavimentazione ormai scomparsa. Questi resti testimoniano la presenza di un complesso cultuale risalente all’epoca ellenistica. Un tesoro storico-artistico di grande importanza per la città di Monterinaldo che chiede di essere custodito e protetto.
Tuttavia per alcuni che abitano proprio nelle vicinanze della zona archeologica, questo tesoro più che protetto deve essere, al più presto dimenticato se non cancellato. Avere un tesoro nel campo e tuttavia non riconoscerne la preziosità è ciò che accade quando si convive con una scelta fatta. L’abitudine porta a dimenticare il tesoro che possiedi”. •

Leggi la seconda parte

About la redazione

Vedi anche

Fruitori consapevoli non più tossici

Capodarco: seminario sulle “solitudini”. Le dipendenze, verso la normalizzazione dei consumi Capire come è cambiato …

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: