Superare le diffidenze

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Ottobre missionario e inizio dell’anno pastorale in diocesi

È la scelta fatta dalla Fondazione Missio, organismo pastorale della Cei, su indicazioni fornite dal Comitato esecutivo delle Pontificie Opere Missionarie (PPOOMM) con l’approvazione del Cardinale Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli. Il Comitato ha infatti proposto che il tema generale della Giornata fosse: “Insieme ai giovani, portiamo il Vangelo a tutti”, in linea con i contenuti della XV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi che si svolge a Roma in Ottobre dal titolo “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”.
Da rilevare che due sono le dimensioni che caratterizzano la lettura e dunque il significato dello slogan “Giovani per il Vangelo”. Anzitutto si evince una valenza fortemente vocazionale, in riferimento alla necessità impellente di giovani disposti a dare la vita per l’annuncio e la testimonianza del Vangelo e dunque la causa del Regno.
Dall’altra vi è il richiamo alla freschezza dell’impegno ad gentes che riguarda le comunità cristiane nel loro complesso, indipendentemente dall’età anagrafica. Per essere missionari/e bisogna sempre e comunque avere un cuore giovane.

S.E.R. Mons. Nunzio Galantino, Segretario Generale della C.E.I., ha così introdotto il tema ne L’animatore missionario:
«Lo spazio tra Dio e l’uomo – hanno scritto su un grande lenzuolo ì giovani di Taizé – o si riduce o restiamo soli»; nel senso di solitudine, di insignificanza, di vuote speranze che spesso caratterizza la vita dei giovani questo grido diventa richiesta di un incontro, di poter affidare la propria vita non più a qualcosa ma a Qualcuno. Sanno che possono riappropriarsi delle ragioni per vivere e di un progetto di salvezza, solo ritrovando il senso profondo della speranza. Una speranza che dovrà divenire qualcosa di provocante, “scandalosa” come la morte di Gesù sulla croce, sconfitta dalla resurrezione. Dio sta nel volto e nelle parole di Gesù, nel credito che il Padre si è guadagnato mandando il Figlio a dirci che per mezzo di Lui la morte era vinta. Il Vangelo diventa così fonte e motivo di una speranza che non ha più un senso consolatorio e gratificante, non è più darsi senza volontà e senza peso a qualcosa che non costa e dovrà accadere comunque: è, invece, impegnarsi a correggere la storia inarcando da sponda a sponda, come ponti, amore e ragione, per saldare realtà e utopia, vita e morte, contingente e assoluto; è costruire la propria vita; è fidarsi dell’uomo a dispetto dello spettacolo in cui, non di rado, trasformiamo la vita; è rendere la propria speranza non un cammino “in solitaria”, ma comune perché, parafrasando le parole del poeta Eluard «Non verremo alla méta a uno a uno, ma a due a due», insieme con Gesù e insieme con gli altri.
Nel Vangelo è possibile trovare la forza di credere che non prevarrà la lezione del calcolo opportunistico e della trasgressione vincente, né il sospetto che non ci sia più nulla da immaginare e da volere perché tutto, ormai, si risolve nel compromesso, e quindi nella resa di ogni giorno; che la vita non è un silenzioso contenitore di fatti, ma un appello a sentirsi ogni giorno aperti ad un futuro in cui l’amore per i poveri, gli umili, i deboli, gli emarginati, le minoranze soggette ai pregiudizi culturali, alle intolleranze ideologiche, alle violenze etniche, saranno lievito per un mondo più umano, perché «Non c’è nascita, e quindi speranza, in cui l’uomo e Dio non siano coinvolti insieme. Per realizzare il suo sogno, Dio deve entrare nei sogni dell’uomo e l’uomo deve poter sognare i sogni di Dio» (Abraham Heschel). Un sogno, quello di Dio rivelato in Gesù, che invita a viaggiare «attraverso paesaggi incredibili, per niente facili, per niente tranquilli… , ma a voi piacciono le avventure e le sfide… , tranne a quelli che non sono ancora scesi dal divano: scendete alla svelta!, così possiamo continuare… Voi che siete specialisti, mettetegli le scarpe…» (Papa Francesco ai Giovani cileni).
In questo mese di ottobre, mentre accompagniamo con la preghiera lo svolgimento del Sinodo, facciamo nostro l’invito del papa che ci invita a «pregare lo Spirito Santo che costringa (i giovani) ad andare lontano, a “bruciare” la vita. È una parola un po’ dura, ma la vita vale la pena viverla. Ma per viverla bene, “bruciarla” nel servizio, nell’annunzio, e andare avanti. E questa è la gioia dell’annuncio del Vangelo». •

Giovani per il Vangelo
è questo il nuovo slogan per la Giornata missionaria mondiale 2018

Si tratta di una scelta che la Fondazione Missio, in quanto organismo pastorale della Cei, suggerisce alle nostre comunità diocesane, facendo tesoro delle indicazioni fornite dal Comitato esecutivo delle Pontificie Opere Missionarie (PPOOMM) con l’approvazione del Cardinale Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli. Il suddetto Comitato ha infatti proposto che il tema generale della Giornata fosse: “Insieme ai giovani, portiamo il Vangelo a tutti”, in linea con i contenuti della XV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi che si svolgerà a Roma il prossimo Ottobre dal titolo “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”.
Da rilevare che due sono le dimensioni che caratterizzano la lettura e dunque il significato dello slogan “Giovani per il Vangelo”. Anzitutto si evince una valenza fortemente vocazionale, in riferimento alla necessità impellente di giovani disposti a dare la vita per l’annuncio e la testimonianza del Vangelo e dunque la causa del Regno. Dall’altra vi è il richiamo alla freschezza dell’impegno ad gentes che riguarda le comunità cristiane nel loro complesso, indipendentemente dall’età anagrafica. Per essere missionari/e bisogna sempre e comunque avere un cuore giovane. •

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