Tu non sei piú vicina a Dio
di noi; siamo lontani
tutti. Ma tu hai stupende
benedette le mani.
Nascono chiare a te dal manto,
luminoso contorno:
Io sono la rugiada, il giorno,
ma tu, tu sei la pianta.
Sono stanco ora, la strada è lunga,
perdonami, ho scordato
quello che il Grande alto sul sole
e sul trono gemmato,
manda a te, meditante
(mi ha vinto la vertigine).
Vedi: io sono l’origine,
ma tu, tu sei la pianta.
(Le parole dell’Angelo)
Nota il filosofo Cacciari ché il punto focale attorno al quale si irradia, per centri concentrici, tutta la dissertazione è il concetto di ombra, quella che l’Altissimo ha steso su Maria durante l’annunciazione (Luca 1,35): qui si situa il punto di non ritorno, si realizza la svolta della Storia. Con l’inseminazione dello Spirito Santo nel grembo vergine di Maria di quello che diventerà il Messia, il Salvatore dal momento del sì, si spalancano voragini vertiginose: perché Maria sapeva – o poteva “intuire” quantomeno – quale sarebbe stata la sorte di Madre del Dio fatto uomo. Maria, una donna semplice; una ragazza pulita, vocata a un Qualcosa che la trascendeva, a un Qualcosa di Innominabile: essere Madre di Dio, figlia del suo Figlio, come canta Dante nella stupenda preghiera di San Bernardo. E che cosa comportava questo aderire – in piena libertà – alla volontà dell’Eterno, era forse cosa semplice? Lei affrontò da donna semplice, ma giorno dopo giorno, ora dopo ora, minuto dopo minuto, sapendo che le ore del borgo rintoccavano sempre più vicine, che di lì a poco tempo sarebbe stato orbata di tanto Amore. La giovane di Nazareth non fece mai trapelare i suoi sentimenti e il suo dolore, forse nemmeno al suo impagabile compagno: il capo chino e l’anima inespugnabile, faceva scivolare come grani di un rosario i suoi passi, guardando oltre l’Abisso. Figura centrale del Mistero che ha cambiato non solo il mondo, ma il nostro essere “uomini – oltre – la morte”, Maria si fa per i secoli dei secoli Sigillo dell’Eterno. •
Gf alias Jeff Qohelet