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Il cardine è la fede

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Porto San Giorgio: chiusi in casa per uscire dall’egoismo.

Mi chiamo Mattia, ho 34 anni e da quasi nove sono sposato con Maria Savina. Abbiamo cinque figli, quattro dei quali vivono con noi: Stefano, che sta per compiere sei anni, Emanuele di quattro, Noemi di due anni e Teresa che tra poco farà un anno. La nostra prima figlia, invece, si chiama Maria Rachele e quest’anno avrebbe compiuto 8 anni: il Signore l’ha chiamata a sé poco dopo la nascita.
Viviamo a Porto San Giorgio e apparteniamo alla parrocchia di “Gesù Redentore”, nel quartiere sud della città.
Com’è facile immaginare, passare intere giornate chiusi in un normale appartamento con quattro bambini piccoli comporta diverse difficoltà.
Ogni giorno è una nuova sfida: come li facciamo giocare oggi? Con cosa rendere più leggera questa permanenza forzata in casa? Non possiamo “parcheggiarli” per ore di fronte a Tv o tablet, ma neanche lasciarli liberi di devastare la casa (i vicini non sarebbero contenti del rumore!). Grazie a Dio il mio lavoro di insegnante mi permette di stare con la famiglia in questo periodo, in tal modo in casa siamo sempre in due e collaboriamo nella gestione della situazione tra spesa, pulizie e cura dei bambini.
Cerchiamo di affrontare questo momento organizzando le nostre giornate in modo da mantenere, attraverso i vari impegni, un ritmo regolare che non ci lasci cadere nel disordine e nell’apatia. Dalla mattina alla sera il tempo è scandito dalle mie lezioni online (è veramente bello ogni giorno poter “incontrare” gli studenti e lavorare insieme anche in un periodo così particolare), dai giochi dei bambini e dalle incombenze domestiche.
Tra i figli e il lavoro non ci sono momenti morti, tanto che io e mia moglie riusciamo a ritagliare un po’ di tempo per noi solo dopo cena.
Al di là di tutto, il vero elemento cardine di questo tempo che stiamo vivendo è la fede. Sono convinto che questa malattia e le sue nefaste conseguenze siano una Parola di Dio per la nostra vita, un’occasione di conversione da non lasciar passare invano. Io e mia moglie facciamo parte del Cammino neocatecumenale e viviamo con sofferenza la lontananza dalle celebrazioni, dai fratelli e da tutte le liturgie che alimentano la nostra vita di fede.
Per mantenere l’intimità con Cristo, tuttavia, cerchiamo di non far mancare mai il tempo per la preghiera, iniziando con le lodi mattutine appena svegli e concludendo con il rosario.
Preghiamo soprattutto per i malati e per tutti quelli che lavorano per assisterli, in particolare per i tanti nostri amici che si trovano su entrambi i fronti. Pregare insieme ci aiuta a riconciliarci quando la tensione e il nervosismo ci portano a litigare. Ovviamente i nostri figli sono troppo piccoli per pregare con noi, si interrogano comunque molto quando ci vedono intenti alla preghiera e, i primi due, ci riempiono di domande su Gesù e sul perché stiamo vivendo in questo modo.
In tutto questo proviamo anche a dare risalto alla domenica rispetto al resto della settimana: ci vestiamo meglio degli altri giorni, seguiamo l’eucarestia trasmessa in televisione e poi preghiamo le lodi tutti insieme. È un momento molto bello per tutta la famiglia: cantiamo i salmi del giorno, leggiamo una storia della Bibbia, adattandola ai bambini, ognuno poi fa una preghiera spontanea (i bambini pregano sempre per quelli che soffrono…) e alla fine concludiamo con il Padre Nostro e la benedizione.
Stiamo vivendo sicuramente la Quaresima più particolare della nostra vita, segnata dalla rinuncia a tanti elementi importanti della nostra quotidianità (comunità, parenti, amici, scuola, abitudini); quello che però ci sostiene è vedere come il Signore ci aiuta ogni giorno e come ci dona la comunione tra di noi e, grazie alle comunicazioni telematiche, con tutti i nostri cari. Per quanto mi riguarda, questo tempo di permanenza forzata a casa, fatto di incertezza del domani e di paura del contagio, è una chiamata di Dio ad uscire da me stesso, dal mio egoismo e dalle mie comodità e a spendere la mia vita dedicandomi a mia moglie e ai miei figli, cosa che difficilmente faccio quando, in tempi “normali”, le mie giornate sono piene di impegni. •

Mattia D’Ambrosi

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