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L’arte e la voglia di ripartire

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Laboratorio SpaziArte: “Il nostro un settore che nutre la vita”. Ciò che stiamo vivendo è un momento non facile.

L’arte è utile. Sembra un’affermazione banale, in realtà è una constatazione che deriva anche dalla sofferenza che ogni artista di professione o amatoriale, ha provato durante il lungo lockdown causato dal Covid 19.
Mi chiedo che cosa facessero di bello gli artisti durante le ore in cui erano tutti chiusi in casa. Qualcuno mi ha risposto con aria annoiata: “All’inizio solo cose inutili, poi abbiamo organizzato Corsi vari, on-line” e ha proseguito a girare il cucchiaino nella sua tazzina di caffè.
I concetti di utilità o inutilità in arte e non solo, sono legati all’idea di azione che spinge al fare o al non fare, all’ ideare o non ideare.
“A cosa serve l’arte?” è la domanda che anche noi ci poniamo spesso come Laboratorio SpaziArte ogni volta che iniziamo un nuovo progetto, sia esso un evento di Poesia, un percorso di danza libera emozionale, un testo teatrale o un incontro di formazione.
Ci interessa davvero sconfiggere quel senso di sofferenza causato dal lungo periodo di isolamento? Riteniamo importante il bagaglio culturale che passa attraverso la parola declamata, recitata, danzata, giocata in suoni nuovi e differenti? Interessano le storie, le vite, lo sguardo teatrale degli artisti al mondo, interessa la bellezza della vita che si racconta volentieri al pubblico. Ci piace immaginare la gioia del giocare insieme attraverso il disegnare le emozioni, dello scrivere, dell’incontrare nuovi artisti in carne ed ossa. Desideriamo fortemente che i bambini del nostro laboratorio Ambarabà, diventino amici attraverso l’arte vissuta insieme con lo scambio di storie inventate e condivise.
Durante il confinamento durato per mesi, abbiamo capito che l’arte non è qualcosa di astratto e misterioso per pochi spiriti eletti. L’arte in fondo rappresenta la vita, le esperienze, le emozioni più profonde. L’arte nutre la vita perché è essenza stessa della vita.
Certo, non è semplice realizzare questi principi senza il contatto diretto. Il pubblico non ha bisogno di teorie e gli attori hanno bisogno di fare, perché attraverso il fare sanno esprimersi.
Proviamo allora noi artisti per primi a fare esperienza profonda della nostra arte, proviamo a sentire sulla pelle quanto l’osservazione di un gesto espressivo di danza, l’ascolto di una musica, la contemplazione di una voce che declama Poesie o persino letture di pagine di classici che ci facciano stare bene, ci “aiutino” per rimettere in ordine pensieri ed emozioni personali per chi li propone e per chi guarda.
Chissà, forse in questo modo sarà più chiaro che l’arte sia una cosa molto utile anche se richiede grande sacrificio, disciplina e passione.
Al netto della sofferenza che sta causando, questa emergenza, che ha lasciato a piedi fior di professionisti senza alcun sostegno economico, alla fine potrebbe trasformare, in meglio, un sistema che era diventato snob e di elite.
il mondo dell’arte ha attraversato tantissimi momenti di crisi e di gloria fino a quello esattamente antecedente a questa emergenza che ha rimesso in discussione ogni progettualità. Quanto accaduto da febbraio in poi, ha spostato l’attenzione sull’emergenza, e da lì, nel giro di pochi giorni, tutti gli schemi e gli appuntamenti fissati, sono improvvisamente saltati. Quanto alla criticità del Coronavirus non c’era bisogno di una pandemia per scoprire i social media o lo streaming, ma è anche vero che alla fine, non tutto il male viene per nuocere. L’entusiasmo, la voglia di fare, il senso di iniziativa e le idee che si respirano dopo il lockdown in questi pochi mesi di ripresa non si sentivano nel mondo dell’arte da moltissimo tempo.
È la prima volta che dai musei nelle città d’arte, alle gallerie più o meno famose, dai giornali agli artisti, fino agli spazi non profit, si progettano nuovi percorsi da proporre al pubblico. Un pieno di umiltà, che ha costretto tutti a invertire la rotta rivedendo ciò che avevamo pensato per i prossimi anni, riconfigurandolo in forme del tutto nuove. La nostra speranza è che si riesca a conquistare e ad abbracciare anche un’audience più ampia e più desiderosa di scoprire nuovi talenti.
Ciò che stiamo vivendo è un non facile momento: ci percepiamo ancora separati da barriere invisibili, stiamo scoprendo ogni giorno storie belle ma anche tanta irresponsabilità. Speriamo che il mondo dell’arte sappia trasformarsi. E che, finalmente ad emergenza finita, riprenderemo a vivere come nulla sia mai accaduto. •

About Stefania Pasquali

Stefania Pasquali nativa di Montefiore dell'Aso, trascorre quasi trent'anni nel Trentino Alto Adige. Ritorna però alla sua terra d'origine fonte e ispirazione di poesia e testi letterari. Inizia a scrivere da giovanissima e molte le pubblicazioni che hanno ottenuto consenso di pubblico e di critica. Docente in pensione, dedica il proprio tempo alla vocazione che da sempre coltiva: la scrittura di testi teatrali, ricerche storiche, poesie.

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