Madre M. Cecilia ricorda la professoressa Giuliana Ciocca nel decennale della scomparsa.
“Vita […] mortuorum in memoria est posita vivorum”.
(Marco Tullio Cicerone, Filippiche)
Quando rinnoviamo l’amore per i nostri cari che sono morti, noi vinciamo la morte perché rinnoviamo una relazione vitale. L’amore ci fa sentire nemica la morte, ma l’amore per chi è morto ci può parlare della vita.
Questo è il vero significato della commemorazione: rinnovare la relazione vitale e parlare della vita.
Non ci è possibile spezzare i legami con coloro che abbiamo amato perché come dice Sant’ Agostino: “I morti non sono degli assenti, sono degli invisibili. Tengono i loro occhi pieni di luce, nei nostri pieni di lacrime”.
Come può definirsi “estinta” colei che continua a parlarci dopo 10 anni con i suoi occhi pieni di luce? La sua vita è come un faro che ci sta illuminando dall’alto, le sue opere “inedite” nel tempo di vita emergono ora come uno zampillo d’acqua sorgiva perché è proprio vero che quello che si semina si raccoglie…. nel tempo della fede! Incalzano le testimonianze, quasi una gara – senza saperlo- per ‘liberare’ tutti i ricordi significativi che hanno emozionato, colpito, fatto riflettere e crescere, tenuti in serbo nel cuore e che ora per un ‘ debito’ di riconoscenza riaffiorano con la forza dell’amicizia perché siano conosciuti i “santi della porta accanto”, come dice Papa Francesco.
La sua ‘riccia’ chioma ed il suo sorriso accattivante apparivano immediatamente, come suo biglietto di presentazione! Piena di vita e felice di esistere trasmetteva la gioia: aspetto caratteriale?
Per essere un aspetto costante nella sua vita, credo che dobbiamo leggere oltre.
Non una felicità, frutto di una scarica di adrenalina, di una passeggera emozione, di un successo, un lieto evento che comunque lascia sempre insoddisfazione, ma quella gioia che viene dal profondo, dai grandi doni della vita che sono sempre da Dio Padre, quella gioia che é costata il sangue di Cristo e resiste alle prove della vita! “Non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza” (Ne 8,10). Il pio Israelita sente l’enorme gioia che gli viene dal suo Signore e prova un’estatica allegrezza, frutto della gioia di sentirsi amato.
Sta qui la radice della gioia: sentirsi amati! Non c’è più spazio per la tristezza quando il cuore è attraversato dall’amore: la gioia diventa il suo clima. E la gioia in lei avanzava a passi di danza per questa esplosiva vita interiore che ti contagiava, metteva le ali, donando la leggerezza dello Spirito che si prolungava anche nella conversazione: un dialogo, un confronto sereno e costruttivo per delle linee educative in un’azione sinergica fra famiglia e scuola, senza ‘forum’ , a volte tappezzato di parole, ma incongruente nei fatti. Due donne in dialogo, in anticipo rispetto alla pandemia che ha “ riscoperto” oggi il bisogno di collaborazione fra le due istituzioni di cui sopra e a cercarlo come ancora di salvezza. Mai sulla difensiva, Giuliana ascoltava volentieri e non accampava il suo ‘sangue’ di madre per confutare ciò che le veniva detto, consapevole che i bambini a volte a scuola hanno comportamenti diversi ed anche su questo fronte bisogna osservarli e lasciarsi guidare da chi condivide quelle ore “scolastiche” con loro. La consapevolezza di non sapere mai abbastanza permette il confronto e la fiduciosa apertura verso l’ interlocutore, per il bene dei propri figli: uscivamo dai nostri colloqui con la sensazione profonda di esserci arricchite vicendevolmente, ma soprattutto con la crescente voglia di essere sempre in ricerca, forza motrice di vera saggezza!
Lei, avvocatessa precisa ed attenta, non minimizzava i problemi, ma sollevava chi a lei si rivolgeva, in un rapporto alternato fra la rigorosità del giurista e l’umanità della donna che “depone” la toga, per un processo di empatia con chi le stava di fronte, con trepidazione più o meno manifesta.
La moglie, la mamma, l’avvocatessa, la docente universitaria, la credente: non tanti compartimenti stagni in cui indossare una “maschera” diversa, ma un tutt’uno armonioso le cui specifiche caratteristiche emergevano di volta in volta, con gioiosi passi di danza, mosse tutte da un denominatore comune: la forza della vita e della fede, due facce della stessa medaglia!
Eccola, infatti, fiera credente, avanzare verso l’altare della nostra Cappella dopo il Battesimo del figlio Edoardo, leggere la preghiera di consacrazione alla Madonna del suo secondogenito bambino, con voce amplificata dal microfono che arriva alle orecchie, ma col “tono” della fede che arriva al cuore di tutti, con un’ emozione indelebile che diviene nel tempo “strada” da percorrere. Questo il centro della sua vita: la fede professata culmina nella fede celebrata, per divenire fede vissuta, a partire dalla famiglia, ambito vitale della trasmissione della fede, per poi allargarsi alla comunità ecclesiale, articolata intorno ai pastori, in quell’obbedienza di fede alla Chiesa, «maestra di umanità», che, attraverso l’annuncio della Parola, la celebrazione dei Sacramenti e le opere della carità ci guida ad incontrare e conoscere Cristo, vero Dio e vero uomo.
Giuliana, in questo momento celebrativo, potenzia ed esalta gli altri aspetti della sua vita : è sposa, mamma, avvocatessa, docente universitaria, unita a Cristo, centro della sua vita! Senza ostentarla, non nasconde comunque la sua fede che traspare in tutte le sue scelte, in tutto il suo comportamento come la pelle attaccata al corpo. Una fede solida e grintosa quando si tratta d’intervenire a favore di qualche bisognoso. L’avvocatessa di Dio, così mi piace chiamarla, si riveste delle armi del Vangelo e combatte senza scopo di lucro, arruolandosi nell’esercito dei “beati” per rendere giustizia agli oppressi, ai poveri, agli svantaggiati in genere.
“Coloro che amiamo e che abbiamo perduto non sono più dov’erano, ma sono ovunque noi siamo”.(Sant’Agostino).
“A egregie cose il forte animo accendono
l’urne de’ forti, o Pindemonte; e bella
e santa fanno al peregrin la terra
che le ricetta”.
(U. Foscolo, I Sepolcri)
Il tuo ricordo non estinto, cara Giuliana, davvero accende l’ animo ad egregie cose, alla bellezza della santità, quella vissuta nei solchi della quotidianità, quella oggi visitata nei “luoghi” dei tuoi numerosi impegni per vedere l’impronta di Dio e nella terra del tuo riposo dove ti “ vediamo” sempre sorridente, capace di donarci ancora forza e coraggio! •
Madre M. Cecilia, osb Monastero delle Benedettine di Fermo