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Celebrare per ricordare

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Civitanova Marche, dopo un anno di attesa per il covid, incontro con il Movimento dei Focolari. Chiara Lubich e la cultura del dialogo.

Dopo un anno di attesa per l’emergenza pandemica da Covid 19, finalmente è stato possibile darsi convegno presso la chiesa di Cristo Re a Civitanova Marche, per intercettare il pensiero di Chiara Lubich, fondatrice del movimento dei Focolari. L’incontro era stato programmato per il 2020 in occasione del centenario della nascita di Chiara (Trento, 22 gennaio 1920). Numerosi i presenti nonostante le restrizioni imposte dall’emergenza ancora in atto. Mascherina, distanziamento sui banchi e Green Pass da esibire all’ingresso del tempio sono stati rispettati in modo scrupoloso da tutti.
Don Mario Colabianchi, parroco dell’Unità Pastorale Cristo Re – San Pietro ha introdotto la serata presentando il relatore don Fabio Ciardi, oblato dell’Immacolata. Chiara Lubich è stata testimone della fede, ha donato a tutti il sogno dell’unità e della fraternità. Sono valori che non vanno dimostrati con discorsi, ma tradotti nella vita di ogni giorno. Fare dell’ordinario qualcosa di straordinario, questo è il messaggio di Chiara Lubich e del movimento da lei fondato.
Padre Fabio Ciardi, dottore in Teologia della Vita Religiosa presso l’Istituto Claretianum, è uno dei più grandi studiosi di Chiara Lubich; ha curato il libro Parole di Vita (Opere di Chiara Lubich), e scritto articoli sulla fondatrice del movimento: Chiara d’Assisi e Chiara Lubich: un’unica scelta di Dio, Viaggio in “Paradiso” e ritorno. Ha seguito Chiara Lubich nei suoi diversi viaggi internazionali, in ogni angolo del mondo per dialogare con tutti. Ha avuto con lei una ininterrotta frequentazione fino alla sua morte (Rocca di Papa, 14 marzo 2008).
Pochi lo sanno, ma la vocazione di Chiara Lubich alla vita consacrata è legata in parte anche alle Marche. Era già insegnante di Scuola Elementare presso un paesino sperduto in mezzo alle montagne del Trentino, quando fece un pellegrinaggio a Loreto con L’Azione Cattolica. All’interno della Santa Casa toccò con mano il mistero dell’incarnazione. Verbum Caro factum est. Il Verbo si è fatto carne. Avvertiva che qualcosa di importante doveva accadere nella propria vita.
Deflagrava intanto l’immane secondo conflitto mondiale. Dopo l’8 settembre 1943, Chiara che ha ventitré anni, scopre il 7 dicembre dello stesso anno che Dio è amore. Non è sola in questa scoperta. Altre compagne la seguono. I bombardamenti sulla città di Trento costringono la propria famiglia a rifugiarsi in montagna, lontano dai centri abitati. La loro casa è inagibile. Chiara e le sue amiche rimangono. Scendono nei rifugi antiaerei e toccano con mano la fragilità della vita. Molti hanno bisogno di tutto. La gente conia per loro il termine Focolarine. Nel dialetto locale, il termine focolar indica il cuore della casa, là dove la famiglia si riunisce attorno al fuoco.
Raccolgono quanto viene dato loro dalla gente di Trento e dei dintorni, per darlo ai poveri. La miseria materiale si salda con quella morale. Spie, doppiogiochisti, persone senza scrupoli si vendono ai nuovi padroni, tedeschi e fascisti. Chiara porta sempre con sé, nel proprio tascapane, il vangelo. Legge: “Amatevi l’un l’altro come io ho amato voi” e ancora: “che tutti siano uno”. Assieme alle proprie amiche scopre che la risposta dell’unità va trovata nella famiglia, la realtà più vicina alla propria esperienza quotidiana. Il Movimento dei Focolari nasce proprio da questa intuizione. Si sviluppa da qui la spiritualità dell’unità.
Don Fabio Ciardi ha rimandato i presenti a documentarsi su altre tappe della biografia di Chiara Lubich, per altro rintracciabili su Internet e attraverso la fiction televisiva L’amore vince tutto. Ha sviluppato invece quattro parole che in qualche modo costituiscono la sintesi del pensiero e dell’attività di Chiara Lubich e del Movimento dei Focolari: Unità, Gesù in mezzo, amore reciproco, Gesù abbandonato. L’appello di Gesù “Che tutti siano una sola cosa” è il punto di arrivo del cammino da percorrere.
Il punto di partenza è “Là dove sono due o più uniti nel mio nome, lì sono io”, l’amore reciproco è condensato nella frase “Amatevi gli uni e gli altri come ho fatto io con voi”; Amarsi gli uni e gli altri è la via. L’estensione di questo amore fino alla fine dei propri giorni è rappresentata dall’immagine di Gesù abbandonato sulla croce: “Dio mio, Dio Mio, perché mi hai abbandonato”.
Emilia Bacaro, attrice della compagnia teatrale “Piccola Ribalda” di Civitanova Marche, ha prestato la propria voce nella lettura di scritti e pensieri di Chiara Lubich, mentre scorrevano su un maxi schermo le immagini di Chiara Lubich che ha fatto del dialogo il perno della propria vita: il dialogo ecumenico con gli Ortodossi, con le antiche chiese orientali, con i rappresentanti della Riforma protestate, con gli Anglicani, il dialogo interreligioso con l’Ebraismo, l’Induismo, il Buddismo, l’Islam, con le religioni tradizionali dell’Africa, il dialogo con il mondo della politica, della cultura, con il mondo sociale, l’unità nella Chiesa Cattolica.
Aldo Caporaletti, promotore e organizzatore culturale dell’iniziativa, ha presentato Valerio Lode Ciprì, uno dei primi Focolarini di Loppiano, presente alla serata. Nato a Palermo nel 1943, Valerio Lode Ciprì è autore e interprete di alcune delle canzoni più belle del Gen Rosso, entrate a far parte del bagaglio musicale, religioso e culturale di più generazioni. Il movimento Gen (Generazione nuova) nasce nel 1966, l’aggettivo rosso, posto dopo il nome, è dato da un’occasione. Alcuni membri di questo nuovo movimento erano dei validi musicisti. Amavano suonare e cantare. Avevano tutta la strumentazione per la costituzione di una band ma mancavano di una batteria. Chiara, venuta a conoscenza del problema, dona al gruppo una batteria di colore rosso, da qui il nome Gen Rosso.
Valerio Lode Ciprì, supportato da tre coriste, e da due musicisti, uno al flauto, l’altro alle tastiere, accompagnandosi con la chitarra, ha cantato quattro canzoni: Maria (solista), Vieni e seguimi, Servo per amore, Resta qui con noi (con il pubblico). Centinaia di concerti in ogni angolo della terra, ma l’emozione è sempre quella, anche davanti ad un pubblico come quello raccolto nella chiesa di Cristo Re, ha precisato l‘artista. Ha parlato di sé, come e quando è nata la vocazione di dedicarsi a Dio, presso la comunità di Loppiano, dove vive da cinquantasei anni, la fatica di trovare le parole giuste alla musica, ma soprattutto la vicinanza con Chiara Lubich di cui ha ricordato tanti aneddoti.
È stata una gran bella serata, colma di ricordi e di sogni fatti quando si era più giovani e si mordeva la vita senza le delusioni che immancabilmente arrivano quando si diventa adulti. Il sogno dell’unità rimane comunque sempre valido, soprattutto in questi giorni nei quali si ricordano le vittime degli attentati terroristici dell’11 settembre 2001 e di quelli successivi compiuti in Europa e in molti altri angoli del mondo. •

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