Marco ci propone gli ultimi istanti della vita di Gesù: seduto di fronte al Tempio, ne contempla tutta la maestosità, ma con sguardo profetico ne annuncia la distruzione ed anticipa ai discepoli gli ultimi tempi per riportarci al fine ultimo di tutte le cose. Il retroterra delle sue parole sono gli oracoli profetici che descrivono il giorno del Signore, in particolare il libro del profeta Gioele. Marco vuole consegnare una parola di speranza agli scoraggiati di ogni tempo, a noi che vediamo il futuro tanto incerto. Gesù richiama la nostra attenzione al tempo che si sta avvicinando, al tempo in cui Dio arriva, non precisandolo, ma esortandoci a vivere con saggezza il tempo presente.
Ci raccomanda di porre attenzione, per andare oltre le apparenze, un modo di amare restando saldi. Se c’è un mondo che muore, c’è anche un mondo che nasce con i suoi germogli che annunciano vita nuova, speranza, primavera! Gesù non vuole parlarci della fine, ma evidenziare il fine della storia: Dio è vicino, è Bellezza, è Amore, è Primavera! Ci addita la natura, precisamente la gemma di fico attraverso la quale comprendiamo che il mondo è in divenire; un’immagine suggestiva che ci parla di un cambio di stagione, l’estate è vicina. Come la venuta dell’estate è annunciata dalla comparsa delle foglie sul fico, così la venuta del Signore è annunciata dagli eventi “apocalittici” di cui parla Marco. Non per spaventarci Gesù ci parla in quel modo, ma per metterci di fronte alla caducità della vita, alle cose che passano e rimanere stabili su ciò che non passa e rimane in eterno. Vigilanza, quindi, per non lasciarsi prendere dalla paura, dall’angoscia, ma per vivere il tempo presente con responsabilità!
Il Signore è alle porte, viene a visitarci. Egli è ontologicamente Amore, il suo Amore rimane perciò in eterno: questa la nostra certezza e speranza!
Ce lo conferma Papa Francesco: “La parabola del fico che germoglia, come segno dell’estate ormai vicina, dice che la prospettiva della fine non ci distoglie dalla vita presente, ma ci fa guardare ai nostri giorni in un’ottica di speranza. E’ quella virtù tanto difficile da vivere: la speranza, la più piccola delle virtù, ma la più forte.
E la nostra speranza ha un volto: il volto del Signore risorto, che viene «con grande potenza e gloria», che cioè manifesta il suo amore crocifisso trasfigurato nella risurrezione”