In questo contesto così magro, stanno male le zone e le istituzioni che si sono ingozzate di contributi, figuriamoci quelle che ne hanno sempre avuti pochi, a cominciare dalle aree collinari-montane e dai piccoli centri. In provincia di Fermo rischiano l’anemia finanziaria la media-alta Valtenna e la Valdaso. Zone già alle prese con i problemi del calo demografico, del regresso economico e abbandonate anche a livello politico, che ora diventeranno vittime di un vero e proprio accanimento. Nell’alto Tenna l’ospedale di Amandola viene pian piano spogliato e il sindaco Saccuti, insieme ai suoi colleghi delle località vicine, sta cercando in tutti i modi di difenderlo. Anche il territorio diventa una ricchezza a rischio, visto che il progetto di un mega elettrodotto prevede il passaggio delle linee e la conseguente realizzazione di tralicci proprio in quel polmone ancora incontamminato che è San Ruffino. La viabilità continua ad essere una delle peggiori in Italia, le auto sono diventate sempre più grandi, circolano un’infinità di camion, ma la Faleriense è rimasta quella di una volta: piena di curve e ampia poco più di una mulattiera. Nell’altra vallata non è che vada meglio, la Valdaso è ancora quella terra adatta come poche per la frutta, ma troppi capannoni cominciano a deturpare il paessaggio e per le strade solo adesso sono stati programmati ampliamenti a monte (territorio di Montefalcone) e in pianura (Pedaso). Se una mano più o meno invisibile sta cercando di schiacciarle, le due valli però non si rassegnano. La gente di queste parti non è abituata ad abbassare la testa, ma a reagire; non si ferma ad aspettare di essere travolta, ma sa camminare anche contro vento. Nella Valtenna e nella Valdaso sono abituati a rimboccarsi le maniche, a fare da soli invece di aspettare la manna dalla Regione e dal governo. Tra i più intraprendenti c’è il sindaco di Smerillo, Egidio Ricci, che pochi giorni fa ha fatto un ragionamento chiaro e deciso ai suoi colleghi sindaci: abbiamo la terra come ricchezza, lanciamoci ancora di più nel biologico e proviamo da soli a creare lo sviluppo turistico ed economico della nostra zona. Qualche passo più avanti si trovano i primi cittadini della Valdaso, che ora hanno riposto le loro speranze nel distretto rurale riconosciuto dalla Regione: permetterà loro un’azione coordinata e di non disperdere le risorse, sfruttando la vocazione economica, l’ospitalità e la ricchezza paesaggistica. Le due vallate principali, dunque, non si danno per vinte, ma tutta la provincia di Fermo deve scendere al loro fianco perché, se migliorano queste due zone, starà meglio l’intero territorio. •
Stefano Cesetti