La Chiesa al bivio: cambiare o sparire

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seminariovistaI punti di riferimento sono scomparsi. Non esiste più un luogo fisico o ideale che possa essere considerato il centro attorno al quale ruotano le altre cose. Il mondo in cui vivo è quello degli equilibri multipli. Multipli e continuamente mutevoli. In ogni momento cambia il numero di questi punti di equilibrio, il luogo, gli oggetti, le persone attorno a cui ruotano. Inoltre, il passaggio da un punto di equilibrio a un altro si genera attraverso degli squilibri. In pratica è una crisi continua.

Ogni crisi genera un trauma inevitabile che permette il formarsi di nuove stabilità. Stabilità soltanto provvisorie, però. Poco importa se questo stato di cose mi piaccia o meno. Questo è ciò che mi sembra di vedere attorno a me. Il mondo tende naturalmente a uniformarsi, a assomigliarsi, a avvicinarsi. E quando una cosa è uniforme, quando è sempre più simile, diventa sempre più complicato avere punti di riferimento per orientarsi. È come se fossimo sospesi all’interno di una stanza monocolore e rotonda: impossibile sapere se siamo a testa in giù o a testa in su.

La Chiesa si ostina a pensare che il mondo sia un posto ordinato, in cui, per di più, esiste un centro, Roma, da cui si ramifica in tutti i continenti. In essa persiste, inoltre, l’autoconvincimento secondo il quale esiste un uomo, il Papa, che può effettivamente controllare tutto ciò che accade nel mondo attraverso i vescovi, i quali controllano piccole porzioni di mondo, le cui frazioni, sono sottoposte, a loro volta, alla sorveglianza dei preti. Questa struttura così ben compaginata era all’avanguardia nell’anno mille. Ora, però, non funziona più. È come un corpo che inizia a congelare. I piedi e le mani sono ancora lì, ma non si riesce più a comandarli e neppure a percepirli.

La Chiesa sembra non riuscire a rappresentare più nulla, se non se stessa. Come tutte le grandi strutture organizzate centralmente, strutture rigide, non riesce ad avere l’elasticità necessaria per adattarsi al mutamento costante. Ciò non significa che si debba andare dietro ad ogni cambiamento. Bisogna avere, però, la capacità di interagire con le nuove condizioni, specialmente quando esse diventano radicalmente nuove. Altrimenti si rischia l’estinzione.

La Chiesa come blocco di granito che resta identica a se stessa attraverso i millenni (ed è stata questa la sua forza nel passato) non funziona più. Non riesce più a parlare. Non riesce più a comunicare il proprio messaggio. Il mondo, negli ultimi due millenni di storia è cambiato. Però, sono cambiate più cose negli ultimi 60 anni che non nei precedenti 1940. Attraverso le scoperte, le invenzioni tecnologiche, gli avanzamenti scientifici, il semplice modo di vivere, è mutato il modo in cui l’uomo percepisce se stesso. Forse è anche per questo che i seminari sono vuoti. Quella che nei millenni è stata una delle principali forze della Chiesa, la cultura, ora la sta abbandonando.

Cristo è sempre attuale. Anzi, Cristo, con il suo messaggio, è sempre avanti. I preti, però, non sono più in grado di portare la sua Parola. Non ne hanno più gli strumenti né tecnici né linguistici. Il linguaggio è una struttura adattativa, muta continuamente in base al proprio oggetto, al proprio pubblico, al momento in cui viene usato.

La Chiesa parla una lingua morta. Anche volendo sforzarsi, è diventata inascoltabile. Sembra non vivere in questo mondo. Dire che vive nel Regno dei Cieli è un concetto fumoso, come le nuvole sopra cui dovrebbe stare. Con ciò non pretendo di proporre l’ennesima grande riforma della Chiesa, anche se, forse, questa è l’unica cosa da fare. Viene da chiedersi, però, se nel mondo in cui per Cristo c’è sempre posto, e di cui c’è sempre bisogno, ci sia ancora uno spazio vitale che la Chiesa cattolica può occupare. Piazza San Pietro piena all’Angelus di Papa Francesco e le chiese vuote nelle nostre parrocchie dovrebbero inquietare. Resta soltanto la rappresentazione spettacolare, televisiva di un fenomeno storico, la Chiesa cattolica, che si tramanda da millenni, ma che ha smarrito ogni impatto effettivo sulla vita quotidiana di coloro che abitano questo nostro tempo. •

Michele Silenzi

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