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Suona la campanella: all’Ipsia boom iscrizioni

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tamaraciarrocchiSi riparte. Lo zaino gonfio di libri, il trillo della campanella e le prime ore di lezione con la testa forse un po’ sognante che rovista tra i bei momenti all’estate trascorsa con gli amici. Anche nel Fermano, come in tutta Italia, gli studenti tornano tra i banchi di scuola. La Voce delle Marche ha sentito la professoressa Stefania Scatasta al timone dell’Ipsia dal 2011 e come preside ordinario da quest’anno grazie al considerevole aumento del numero di iscritti.

Un ritorno evidente alle scuole professionali dettato forse più dalla voglia di trovare subito un’occupazione. Quelle scuole che insegnano mestieri forse un tempo dimenticati legati alla tradizione artigianale, manifatturiera e produttiva, spesso tramandati da padre in figlio che hanno reso celebre il territorio fermano ed il suo distretto calzaturiero. Figure che oggi il mercato richiede. Assistiamo ad un cambio di mentalità ed alla riscoperta delle nostre radici.

Nel vostro Istituto, come sono andate le Iscrizioni? C’è un ritorno alle scuole di formazione?

Come numero di iscritti siamo cresciuti a tal punto che abbiamo riconquistato la reggenza scolastica. Da quest’anno sono preside ordinario all’Ipsia di Fermo. Il numero degli studenti è aumentato tanto da superare il tetto dei “seicento”. Sono anche “preside reggente” al Liceo artistico di Porto San Giorgio e Fermo, realtà che pur avendo anche loro recuperato con nuove iscrizioni, non hanno il preside ordinario.

Motivo di soddifazione questo passaggio per l’Ipsia?

Sì. È una gioia. È un piacere pensare che questa scuola ha ritrovato la sua autonomia e la sua identità anche grazie al territorio che ci è stato vicino. Ho trovato una notevole apertura nel Fermano e un dialogo che ci ha dato modo di farci ascoltare ed essere collaborativi sin da subito. Nelle figure di sistema di queste istituzioni abbiamo trovato un interlocutore attento, disponibile, capace di comprendere il valore reale della formazione professionale in questo momento storico dell’economia. Anche di questo abbiamo parlato nel collegio dei docenti durante il quale abbiamo ricevuto il professor Nicoli, un consulente del Ministero, che ha aperto l’assemblea con una riflessione sul prima e sul dopo della riforma scolastica. È stato un momento importante di confronto con tutte le altre scuole della Regione. Siamo capofila degli Ipsia delle Marche per la formazione funzionale alla riqualificazione degli esami di terzo in collaborazione con la Regione. A conclusione del terzo anno i nostri ragazzi prendono una qualifica professionale e sostengono un esame per ottenere il titolo. Vogliamo che i nostri studenti abbiamo una occasione di formazione professionale autentica che li inserisca nel mondo del lavoro.

Parliamo del rientro in classe. Ci sono difficoltà nell’organico per iniziare a pieno ritmo le lezioni?

Le difficoltà sono quelle di tutte le scuole di questo momento storico. Classi piuttosto numerose. Ottimizzeremo le nostre risorse. Certo è che sarebbe meglio se avessimo classi meno numerose, un orario più lungo per le attività di laboratorio (ciò che cercano gli stessi ragazzi) e aree di indirizzo complementari all’aspetto culturale per la formazione della persona a tutto tondo. Avremmo desiderato organici più significativi per un lavoro di qualità soprattutto per le are di indirizzo. Se io ho una classe di 20 alunni ho la possibilità di trovarmi in una condizione migliore per l’insegnamento. Laddove c’è la consapevolezza che non ci sono a disposizione risorse umane, finanziarie e tecnologiche si fa scuola, ma in maniera più tradizionale. È la sfida di questo momento. Vogliamo lavorare e lavorare bene con quello che abbiamo cercando di ottimizzare al meglio le risorse di cui disponiamo.

Funziona il rapporto con il mondo del lavoro? Le collaborazioni che instaurate con le aziende si traducono poi in reali opportunità lavorative?

Noi facciamo un monitoraggio ogni anno sui ragazzi del quinto anno con un docente che segue l’inserimento lavorativo post diploma. Pensi che noi abbiamo una percentuale dell’80 per cento degli iscritti che, di fatto, trova impiego. Inoltre abbiamo registrato anche un buon tasso di iscrizione nelle università che per noi è un segnale di interesse e riflessione. Abbiamo avviato anche una riflessione per migliorare la qualità interna dell’Istituto. Il 27 settembre parteciperemo ad un convegno a Villa Lattanzi sulla dislessia. Argomento particolarmente dibattuto e di grande attualità.

È vero che sono in aumento i casi di dislessia tra gli studenti delle scuole?

Sì e lo stiamo verificando anche nella nostra scuola come in altre scuole. È anche vero che c’è una maggiore consapevolezza di una problematica che c’è sempre stata e magari fino ad oggi è stata letta non in maniera del tutto competente. Gli esperti del settore stanno aiutando le famiglie a capire come comprendere un disturbo specifico dell’apprendimento. Rispetto a questo, la scuola si sta attrezzando per comprendere l’approccio più corretto con ragazzi con questo tipo di problematiche.

Parliamo delle ore di religione. All’atto dell’iscrizione quanti studenti scelgono di avvalersi dell’insegnamento di questa materia?

Da noi non tantissimi anche per la caratteristica della nostra utenza che è multietnica. Chi non si avvale delle ore di religione fa attività alternativa alla religione cattolica.

Facciamo il punto sull’anno scolastico ed i programmi. Ci sono novità e progetti in vista?

Abbiamo una scuola a Montegranaro dove lo scorso anno è ripartita la fabbrica pilota con il corso per tecnico premontatore. Dai primi di novembre dovrebbe attivarsi un altro Corso di formazione come tecnico specializzato in cucitura blake. Partiamo da subito con l’alternanza scuola-lavoro in due step distinti. La collaborazione con le aziende si è rafforzata. Da due anni anche con gli stages estivi. I nostri ragazzi in estate sono inseriti nelle industrie. Da quest’anno poi sono stati attivati i tirocini post diploma simili agli stages per i ragazzi che hanno dato l’esame di stato.

Quanto è difficile insegnare oggi?

L’insegnamento pone sfide educative. Viviamo un momento difficile per la congiuntura economica, sociale, internazionale. Ci sono alcuni professori meravigliosi che si pongono come accompagnatori attenti dello sviluppo armonico degli studenti e non si sottraggono a questa sfida e si sono subito messi nella condizione di una efficace riorganizzazione dal punto di vista metodologico. Gli studenti vengono spesso da insuccesso scolastico o da situazioni familiari difficili. Dopo il biennio sono più interattivi con la scuola, sono più attenti alle modalità di organizzazione. Ce la mettiamo tutta perché possano essere bravi cittadini, attivi per un domani migliore. •

Tamara Ciarrocchi

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