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La mamma degli imbecilli è sempre incinta

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Domenica 7 febbraio 2016 – Civitanova Alta: “Aquila nazista all’ingresso del ghetto ebraico” (www.cronachemaceratesi.it), “Sfregiata la targa del ghetto a Civitanova Alta” (www.civitanovalive.it) , “Via degli ebrei sfregio alla targa” (www.ilrestodelcarlino.it).

Via la carta stampata. Tutto passa sul Web. Anche la Voce delle Marche si è dovuta adeguare. Ciò non toglie che non si debba più scrivere e riflettere. Nel caso contrario sarebbe la morte della cultura, come strumento, occasione per nutrire il proprio animo con la conoscenza di ciò che è bello, vero, giusto, onesto. Il termine cultura deriva dal verbo latino colere che significa coltivare. Dovremmo imparare a memoria passi della “Divina Commedia”, pagine di romanzi immortali come “Se questo è un uomo”, “La Tregua”( Primo Levi), “Il Giardino dei Finzi Contini” (Giorgio Bassani), “La luna e i falò”, “La casa in collina” (Cesare Pavese), “Il sentiero dei nidi di ragno”(Italo Calvino), “La Storia”(Elsa Morante), “Una questione privata” (Beppe Fenoglio), come facevano pochi superstiti nel romanzo di Ray Bradbury “Fahrenheit 451” che, riunitisi sulle sponde di un fiume, lontani dal consorzio umano, recitavano romanzi imparati a memoria, per salvare il genere umano da una squadra di pompieri che appiccava il fuoco a tutto ciò che era carta stampata? Sono scenari che l’autore americano formulava sessantacinque anni fa, all’epoca dell’uscita del romanzo. Ora, chi ha applicato l’aquila nazista alla targa di cui sopra ha mai letto libri sulla Shoah? Se non lo ha fatto, lo faccia quanto prima. “Sono libri, – disse lui (Nuto, l’amico di Anguilla) – leggici dentro. Sarai sempre un tapino se non leggi nei libri” (Cesare Pavese, “La luna e i falò”). La narrativa sulla Shoah è sconfinata. Se invece chi ha applicato l’aquila nazista alla targa l’ha fatto per una bravata, allora è semplicemente uno stupido, parlarne è dargli una visibilità che non merita. Una risata lo seppellirà. Si diceva così negli anni sessanta del Novecento da parte di chi contestava “Il perbenismo interessato, la vanità fatta di vuoto” (Francesco Guccini). Dopo quella stagione, assai lontana da noi, con le sue luci e le sue ombre, ne sono arrivate altre prive di tutto. Il vuoto riempito dal niente ed a livello diffuso: nella scuola, nella parrocchia, in famiglia, nella società, in politica. Disincanto, egoismo e carrierismo da un lato, rabbia e impotenza dall’altro, hanno fatto il resto.
Vale comunque la pena ricordare sempre: “Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare” (Martin Niemöller). Non si farà mai abbastanza per tenere alta la guardia. Chi non ha fatto bene i conti con il passato, prima o poi è destinato a riviverlo. Ed i guai toccano tutti. •

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