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Il lavoro, la poesia, la musica, Il mondo garbato di Sandro Bella

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In ricordo del barbiere-poeta dai modi garbati che per 60 anni ha portato avanti la sua attività nella cittadina

CIVITANOVA – Addio a Sandro Bella, il barbiere-poeta dai modi garbati che da 60 anni portava avanti la sua attività nella cittadina. Fu anche membro di un gruppo musicale di successo nel dopoguerra.

Sandro Bella (Civitanova Marche 1930 – Civitanova Marche 2021), in gioventù esponente di spicco del complesso Cuban Hot Bella assieme ai fratelli, Virgilio e Luigi, deposti clarinetto, violino e sassofono, ha esercitato da sempre la professione di barbiere nella centralissima via Tripoli, parallela al Corso Umberto I di Civitanova Marche. Gli incontri con i clienti, l’attenzione ai discorsi anche bisbigliati, il garbo che lo contraddistingueva nei rapporti umani gli avevano permesso di ascoltare e mettere in versi espressioni e parole dialettali in via di estinzione ma che fanno parte del mondo popolare di Civitanova Marche. Ecco allora nell’ordine di tempo tutte le sue pubblicazioni in vernacolo: ”Quagghiò lo Porto” (1988) ‘Na storia ‘na città (1991), C’era ‘na orda … a Portocitanò (1998), Li Portesi (2007) Ll’indrighi … e le pasciò da I Promessi Sposi, sonetti in vernacolo civitanovese (2010). Il funerale del figaro – scrittore si è tenuto il due aprile presso la chiesa di San Pietro, in Civitanova Marche. In molti hanno voluto essere presenti per l’ultimo saluto ad una persona davvero speciale, per umanità e cultura.
Tra le tante poesie raccolte nei libri ricordati sopra, ne ho scelta una che riporta indietro il lettore. Erano gli anni tra le due guerre, in un contesto storico e sociale molto lontano da quello che stiamo vivendo. Lo spazzacamino, assieme all’ombrellaio, all’arrotino, al calderaio era una delle figure di servizio che vive nei canti popolari e nella letteratura. Quando si parla di cultura materiale non si può non ricordare questi lavori di un tempo.

Lo Spazzacamì (Lo spazzacamino)
“Comm’era nero ‘lla spazzacamì’! / Ma nero! Comm’un tizzo de carbò’! / Purtìa derète u’ un- zacco, u’ n- tegamì / e u’ n- gappello in testa, calato i’ gnò. // Statìa pÈ ‘llì camì, picculi e granni, / co’ li rambì, li spì, tra mònda e ccala; / li puliscìa ‘’ppò’ vène tutti quanni, / ‘ttaccato pÈ ‘na corda… e senza scala. // A java sembre i’ gniro sorridénne, / portènne a tutti ‘n- zacco de ‘’lligrìa; / venghé chjdù lo java cojonènne, / invece a isso no’ gne ne ‘mburtìa. // A ghj pÈ li camì’ ce custumava; / mo’ ‘’sso mestiere no’ n- esiste più. / Anghe perché pÈ fallo, visognava… / avécce veramende ‘na virtù” (Sandro Bella, C’era ‘na orda… a Portocitanò, pag. 10, Civitanova Marche, 1998).
Traduzione: Com’era nero lo spazzacamino! / ma nero come un tizzone di carbone! / Portava a tracolla un sacco e un tegamino / e un cappello in testa, calato in giù. // Andava per i camini, piccoli e grandi, / con i ramponi, gli spini, tra una salita e una discesa, / li puliva ben bene tutti quanti, / attaccato ad una corda e senza scala. // Andava sempre in giro sorridente, / portando a tutti un sacco di allegria, / anche se qualcuno lo andava canzonando, / invece a lui non importava per niente // Andare per i camini, questo faceva; / Ora questo mestiere non esiste più. / Anche perché per farlo, bisognava / avere veramente una virtù”.

Quale fosse questa virtù, Sandro Bella non lo dice. Possiamo immaginarcela: tanta volontà di lavorare ma anche predisposizione ad inghiottire nostalgia e cattiveria senza aggettivi. Scriveva così Sandro Bella in nota alla poesia: “Lo spazzacamino, ogni anno, arrivava sempre quando l’inverno se ne era andato. Era un simpatico vecchietto ed aveva sempre il sorriso sulle labbra. Ricurvo, mingherlino, la barba folta e con un cappellaccio nero calato in giù, andava in giro con il viso tutto annerito dalla fuliggine. Particolare curioso era quel tegamino, che naturalmente gli serviva per mangiare, attaccato alla cintura come i soldati. La sua provenienza, si diceva che fosse l’Abruzzo”. Il sacco, i ramponi, la spatola metallica, la canna con il riccio in testa erano gli strumenti di lavoro.
Fam, füm, frecc (Fame, fumo, freddo) è il grande romanzo degli spazzacamini provenienti dalla valle D’Aosta, valle Orco, val Cannobina, val Vigezzo, Canton Ticino. L’autore è Benito Mazzi, docente, giornalista, scrittore. Ha al suo attivo circa trenta pubblicazioni tra romanzi, saggi, racconti. È nato nel 1938 a Re, un piccolo comune della provincia Verbano – Cusio – Ossola. Vive e lavora a Santa Maria Maggiore, comune di 1.289 abitanti, in provincia di Verbania. Ho avuto la fortuna di conoscerlo tanti anni fa in occasione di un viaggio di istruzione, quando accompagnai alcune classi della Scuola Media Mestica di Civitanova Marche in visita a Verbania e alle Isole Borromee del Lago Maggiore. In quella occasione, in un albergo del lago di Mergozzo, dove eravamo alloggiati, diedi in dono un quadro di un pittore civitanovese e lui ci ricambiò con una copia del libro Fam füm, frecc. Avevo letto con interesse il libro di Gaetano Afeltra “Almeno quest’anno fammi promosso”, a cura di Benito Mazzi. Il volume è una raccolta di temi scritti da alunni della Scuola Elementare e Media del Nord Italia, quasi un contro canto dell’altro libro scritto da Marcello D’Orta, “Io speriamo che me la cavo”. •

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