Civitanova: due chiacchiere con Corrado, da 48 anni nell’Agesci delle parrocchie di Cristo Re-San Pietro
Le fonti orali, per chi voglia fare informazione, sono preziose quanto e forse più di quelle scritte. Risiedo a Civitanova Marche da circa vent’anni, dopo il lungo periodo trascorso in Lombardia. Sapevo, per aver letto su alcuni periodici locali, dell’esistenza del movimento Scout anche nella Parrocchia di Cristo Re. Mi mancava però un contatto con un responsabile dell’AGESCI dell’Unità Pastorale Cristo Re – San Pietro. Non ci penso su due volte. Telefono a don Mario Colabianchi che mi comunica per telefono il cellulare di Corrado Raineri. L’incontro con Corrado è nel pomeriggio di lunedì 2 maggio in un bar del quartiere San Marone. Conoscevo di vista Corrado per averlo notato agli incontri promossi dalla Caritas di Civitanova per operatori Caritas e volontari della Tenda di Mamre.
Sono quarantotto gli anni vissuti da Corrado Raineri nell’AGESCI di Cristo Re – San Pietro di Civitanova Marche, prima come educando, poi da educatore. Ora fa parte della Comunità Capi che conta dalle dieci alle quindici unità. “A tredici anni ero già nel movimento, ne ho sessantuno compiuti”, mi dice con orgoglio. “Ho ricevuto tanto, e gratuitamente dagli altri, e non posso non darlo che gratuitamente a mia volta. Metto a disposizione il mio tempo libero. Quella della frequentazione del movimento AGESCI è una passione che mi ha coinvolto fin da piccolo”. Corrado non ha l’età anagrafica per ricordare gli esordi del movimento che nasce esattamente il 3 settembre del 1947 su iniziativa di don Dante Raccichini e di Giuseppe Ripari. Altri grandi colonne portanti negli anni successivi: Fulvio Terenzi, Cenzino e Gianfranco Morresi. Don Eliseo Scoroli, parroco indimenticabile di Cristo Re, favoriva sempre l’associazionismo laicale cattolico nella propria parrocchia. In tanti anni di presenza nell’associazione, Corrado ha visto generazioni di giovani diversi tra loro per cultura ed interessi. Il metodo dello Scoutismo è comunque sempre valido anche oggi. Il fare del movimento prevale sempre sulle chiacchiere. I giovani di ogni tempo amano i simboli dell’appartenenza all’associazione che propone il contatto con la natura, il servizio, il sapersela cavare in situazioni di emergenza e di difficoltà.
Certo, quella attuale è una generazione più riflessiva, più portata alla comunicazione attraverso l’utilizzo delle nuove tecnologie con le quali occorre saper trovare sempre un giusto equilibrio per non perdersi nei meandri della solitudine esistenziale. Lo Scoutismo è un ottimo antidoto a tutte le forme di solipsismo che può tentare le attuali generazioni.
È forte poi il senso di appartenenza all’associazione attraverso tutti i suoi simboli. Una cinquantina circa i ragazzi dell’Unità Pastorale Cristo Re – San Pietro, iscritti all’AGESCI, divisi tra lupetti, coccinelle, esploratori, guide, rover, scolte e Comunità Capi. Tra i problemi aperti, Corrado segnala la difficoltà di dare continuità alle presenze dei ragazzi. Terminata la Scuola Superiore, chi sceglie di frequentare l’Università in sedi lontane: Bologna, Milano, perde i contatti. Si fa fatica poi a trovare adulti disponibili a fare gli educatori. Questa lacuna è stata colmata in parte negli ultimi anni dall’ingresso nell’Associazione di genitori che hanno avuto in passato i propri figli iscritti al movimento Scout. Parlando con Corrado degli Scout di Civitanova Marche, non ho potuto fare a meno di ricordare con lui un luogo sacro per tutto il movimento scautistico nazionale: la Val Codera, in Lombardia, nella Bassa Valtellina.
Negli anni del Fascismo, messo al bando il movimento Scout dal regime che voleva avere il monopolio in fatto di educazione, alcuni Scout ardimentosi avevano scelto proprio la Val Codera per riunirsi segretamente e continuare l’esperienza scautistica. Si facevano chiamare “Aquile randagie”. Alcuni anni fa è stato il luogo per un grande campeggio estivo, raggiunto dalla Comunità Capi Scout di San Marone. La Val Codera era ed è tuttora l’unica valle non percorsa da strade.
Vi si accede solo per sentieri. L’ho percorsa più volte, portandoci tanti alunni della Scuola Media di Verano Brianza dove ho insegnato per diciotto anni di seguito. Si prendeva il treno a Lecco per Colico. Da qui, direzione Chiavenna, si arrivava a Novate Mezzola. Sul retro della stazione di Novate Mezzola, ci si arrampica quasi subito per un’erta scalinata costituita da una serie interminabile di gradini e si arriva proprio a Codera, al rifugio “Risorgimento”. Da qui si prosegue poi verso il piccolo agglomerato di case di Bresciadega e al rifugio “Tre Camini”.
Sono luoghi incantevoli e pieni di fascino, immersi nel silenzio più totale. È l’ideale per il trekking come avevamo scelto di fare, secondo un progetto pluriennale. È una valle che non si vede. Bisogna proprio andarci per vederla e solo a piedi o sorvolarla dall’alto in elicottero, perché non ci sono strade carrozzabili che la attraversano. •