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Centro culturale San Rocco: Come è possibile morire ammazzato in terra cristiana?

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Emmanuel significa Dio con noi. Per chi vive un esperienza di fede cristiana questo nome non può passare indifferente. Biblicamente Dio è dalla parte delle vittime, anzi Dio è la vittima, ed Emmanuel è la vittima di questa storia, indipendentemente dalla dinamica che lo ha portato alla morte.
È vittima in tutto il tragitto della sua breve vita, dalla sofferenza per la perdita di una giovane figlia alla precarietà della fuga, dalle violenze fisiche subite in Libia fino alla necessità di dover usare le mani per difendere i propri cari. Emmanuel è il Dio con noi anche per quelli che non credono, per quelli però che danno un senso alla vita nel ridare dignità a coloro che, per vari motivi, l’hanno persa o non l’hanno mai avuta.
Le vittime provocano la coscienza di tutti, anche di chi carnefice non lo è direttamente. Le vittime in questa storia, però, sono anche altre. Sicuramente la moglie Chinyary che continua a perdere i propri cari per forme di violenza troppo grandi per farsene una ragione. Ma anche l’assassino è più vittima che carnefice. A prescindere dalle implicazioni penali o dalle dinamiche dello scontro mortale, resta la manifestazione dell’ignoranza, l’incapacità di ragionare fuori dalle logiche semplici del bianco/nero, dell’amico/nemico, del noi/voi, della fermana/sambenedettese.
Logiche che chiamano in causa chi avrebbe dovuto insegnare le sfumature di grigio e non lo ha fatto, di chi avrebbe dovuto praticare il dialogo invece della violenza verbale e non lo ha fatto, di chi avrebbe dovuto dare fiducia invece di infondere sospetto e non lo ha fatto.
La morte di Emmanuel Chidi Namidi resterà per la città di Fermo una ferità aperta. Una città, che, accanto a tanti esempi di generosità, nei confronti della comunità di migranti accolti nel nostro Seminario ha spesso manifestato un misto di indifferenza e di aperta e diffusa ostilità. Quando i clamori della cronaca cesseranno, la morte di Emmanuel resterà una ferità aperta, e possiamo solo sperare che non ci si affretti a rimuoverla, ma la si guardi in profondità, iniziando a porsi questa domanda: com’è stato possibile che un uomo scappato dalla persecuzione contro i cristiani condotta da Boko Haram sia stato ammazzato in una terra di cristiani? •

Enrico Peroli
e Francesco Sandroni

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