P.S. Elpidio: Campagna di sensibilizzazione del Teatro della Solidarietà

Quando si diventa carnefici?

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Riflessione di una madre sui possibili disagi nella vita relazionale di un figlio

Ore 20.30: Tg della sera, le notizie scorrono, come sempre, la mia attenzione è catturata dall’ennesimo episodio di violenza e morte, un altro femminicidio! Il giornalista nel servizio mostra le foto dei due giovani, due ragazzi stupendi, sicuramente legati da forti sentimenti, in un rapporto che però pian piano è diventato altro, si è trasformato, tanto da indurre lui al gesto estremo…Ripenso ad altre vicende di questo tipo, cambiano le persone, i contesti, i contorni, ma unico è l’epilogo!
Storie di violenza e morte, tante…troppe!
Poi le parole del cronista interrompono i miei pensieri e riprendo a seguire. Guardo lui, il carnefice, potrebbe essere mio figlio e mi ritrovo a pensare a sua madre, a lui bambino.
I pensieri corrono, come fossi dietro al finestrino di un treno che sfreccia, tagliando l’aria e la resistenza del vento contrario…
Cerco di immaginare il bambino che sarà stato… uno come tanti, la scuola, la crescita, l’adolescenza, i primi amori, il lavoro. Una vita anonima, uguale a tante.
Quand’è che un uomo inizia a percorrere una strada senza ritorno che lo porterà a soffrire, far soffrire, odiare, vessare, usar violenza, fino all’apice estremo dell’orrore, fino a togliere la vita ad un altro essere umano? Da dove provengono i primi disagi, le prime stranezze, insofferenze, insicurezze? Quand’è che avrà iniziato a rendersi conto che la violenza poteva essere una soluzione? E chi c’era accanto lui, quando il suo mondo iniziava a capovolgersi? Forse qualcuno, forse nessuno… forse era già profondamente solo, in mezzo alla gente, ormai da tanto…
A chi raccontava i suoi pensieri più inquietanti, le sue paure…
Ipotesi, pensieri, domande che non avranno mai una risposta, ma che generano in me altri pensieri, inquietudini, che mi turbano e mi provocano, come genitore, mi interpellano.
Conosciamo davvero, nell’intimo, i nostri figli?
Cosa sappiamo dei loro sogni più segreti, delle loro angosce? Sappiamo ascoltare i loro silenzi?
Esser genitori oggi ci chiede di esser sempre in pista, di non dar nulla per scontato, di esser vigili ed attenti ai segnali, di uscire dai luoghi comuni e dagli stereotipi per essere accoglienti, sempre! Non è facile, tutt’altro, ma è necessario, vitale, nessuno può abdicare a questo compito gravoso, ma che regala anche gioie uniche e preziose!
Per i nostri figli sogno un futuro diverso.
Dove una madre potrà educare allo stesso modo suo figlio e sua figlia, dove una giovane donna ed un giovane uomo abbiano le stesse opportunità, dove nessuno vorrà rivendicare presunte superiorità e usare la forza e la violenza per dimostrarle!
Sono sogni, utopie?
La speranza mi spinge a credere ancora, nonostante tutto, mi guida, mi mostra un mondo dove, prima di essere uomo o donna, saremo finalmente persone. •

Patrizia Nardone

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