Terremoto: terrore in movimento, gente in fuga, persone in accoglienza.
24 Agosto: nella notte un forte scossone del letto mi sveglia. Non è il solito tremore di qualche scossa passeggera che non viene degnata neppure di una piccola cronaca sui media e che accade piuttosto spesso nella nostra terra. Questa si è sentita bene e a lungo. Ne segue un’altra decisamente più impressionante.
Mi alzo dal letto e mi vesto. Con lo scooter vado nel campeggio in cui lavoro (a Porto Sant’Elpidio) per vedere la reazione degli ospiti, ancora in tanti a trascorrere le ferie al mare. Nulla di preoccupante se non un certo viavai per le vie e una preoccupazione latente per quel movimento della terra che molti non hanno mai vissuto perché provenienti da zone non sismiche.
Quasi subito si viene a sapere che Amatrice è l’epicentro del sisma. La mattina dopo i media trasmettono le immagini della distruzione e dei crolli in diversi paesi intorno alla zona di Amatrice, ma ci vorranno diversi giorni per capire quante vittime sono sotto le macerie e i reali danni delle scosse che si sono susseguite alla prima. Dieci giorni dopo si comincia a sentir parlare di spostamenti di parte della popolazione che ha perduto la casa.
Il campeggio in cui lavoro aveva già dato la disponibilità ad accogliere gli sfollati durante il terremoto de L’Aquila e, essendo prossimi alla chiusura della stagione estiva che avverrà di lì a una settimana, pensiamo bene di chiedere in Comune se potesse essere necessario prevedere una possibile disponibilità. Ciò per evitare di chiudere impianti e smontare le attrezzature come di consueto per poi doverle riattivare in caso di necessità; una serie di procedure alquanto complesse e lunghe. La risposta è piuttosto confortante: i numeri sono fortunatamente ridotti e verranno assorbiti dalle strutture ricettive più vicine alla zona colpita. Tiriamo un sospiro di sollievo e voltiamo pagina.
30 Ottobre: questa volta la scossa arriva di mattina, quasi per colazione, prima delle 8, e di domenica. Anche in questa occasione sono a casa ma la sensazione della scossa è molto diversa: più violenta e con un movimento più secco e caratterizzato da direzioni diverse dell’ondulazione del terreno. Sento come un senso di nausea e di capogiro. Sono segni che già avevo sperimentato a Cesi durante il terremoto di Marche e Umbria del 1997. L’epicentro è questa volta più vicino, ad Arquata del Tronto. Lo sciame sismico diventa sempre più intenso e le scosse più frequenti.
I danni sono ancor più devastanti poiché crollano molte delle strutture già lesionate dal sisma di Agosto e ce ne sono di nuove danneggiate gravemente. Il cratere colpito si estende per una zona vastissima che interessa Marche, Umbria, Abruzzo e Lazio. Si comincia a parlare di decine di migliaia di sfollati con previsioni in aumento.
Dopo i primi momenti di confusione, si mette in moto la macchina dei soccorsi. Il lunedì ci comunicano che questa volta è necessario riaprire il campeggio per accogliere quante più persone provenienti dalle aree colpire. In televisione si vedono scene di disperazione e di panico. In molti fuggono via con mezzi propri senza attendere quelli messi a disposizione dalla Protezione Civile.
In azienda richiamiamo subito alcuni colleghi stagionali per aiutarci a rimettere in funzione le strutture ricettive e i servizi primari: acqua, luce, gas, riscaldamento, mensa, alloggi. In 24 ore siamo riusciti a ripristinare tutti i servizi minimi di conforto per accogliere i primi ospiti che arrivano nel pomeriggio del martedì. Sono quasi tutte famiglie, con bambini, anziani, disabili e qualcuno è malato. Giungono con auto proprie e quando scendono tirano un sospiro di sollievo per essere lontani e scampati al disastro.
G. lancia un grande sorriso ringraziando della disponibilità. S. si preoccupa di suo nonno che hanno collocato da noi con la badante mentre lui con altri familiari è alloggiato in un’altra struttura. F. chiede con la sua famiglia di stare vicino ai suoi parenti per potersi aiutare e sostenere. D. chiede se l’accesso al suo alloggio permette al figlio, disabile in carrozzina, di poter uscire ed entrare liberamente.
Una sequenza notevole di richieste ci giungono nei primi due giorni dai nostri ospiti, oltre 270. Una serie infinita di volti e di vite a cui rispondere al meglio delle nostre possibilità. Si cerca di esaudire tutte le richieste nel minor tempo possibile e con la maggiore efficacia.
Un grande disorientamento pervade la vita del nostro campeggio nei primi giorni. Chi arriva, chi parte, chi piange, chi si dispera, chi vuole tornare a casa, chi cerca di fare qualcosa e chi non riesce a fare nulla, chi non dice una parola e chi parla in continuazione, chi ha bisogno di tutto e chi non vuole nulla.
Dal punto di vista del volontariato e della Protezione Civile, le risorse disponibili in generale sono molte ma spesso caotiche: tanti vorrebbero rendersi utili ma coordinare non è uno scherzo. Arrivano 4 psicologi al giorno ma per più di una settimana non si vede un medico. Le liste con le richieste dei nostri ospiti (sapone, shampoo, dentifricio, intimo, scarpe, abbigliamento…) restano spesso incomplete; nel contempo arrivano furgoni e camion carichi di scatole di vestiti e di merci varie da tutta Italia che cerchiamo di dirottare in tutti i modi alla Protezione Civile per evitare tutte le complicazioni delicate della distribuzione dei beni.
Qualcuno di noi ha la buona idea di raccogliere le schede con le richieste di ogni famiglia sulla nostra pagina Facebook chiedendo, a chi volesse rendersi utile, di “adottare” una singola scheda nella sua completezza e di procurare il necessario richiesto in giornata. È un successo! In questo modo i nostri ospiti fanno delle richieste precise e tanta gente di buona volontà risponde puntualmente. Decine di persone arrivano ogni sera in campeggio portando il pacco per l’alloggio segnalato nella singola scheda con un numero (nel rispetto della privacy) per poi affidarlo ai volontari della Protezione Civile che provvedono alla consegna personale. Tutto senza sprechi e senza necessità di gestire stoccaggio e distribuzione dei beni.
La vita sociale dei nostri ospiti è abbastanza attiva. Durante il giorno alcuni, che ancora ce l’hanno, tornano al lavoro nelle proprie zone. I più si intrattengono nei locali comuni per fare due chiacchiere e leggere il giornale o si dedicano alle cose di casa (bucato, pulizie). I bambini giocano nel parco giochi, fanno qualche attività scolastica con alcuni insegnanti volontari e partecipano alle proposte di animazione delle varie realtà di volontariato (scout, oratorio, …). Non manca la celebrazione della Santa Messa con la disponibilità di don Dominique, parroco di Ussita, che viene da noi un paio di volte alla settimana. Qualche dopocena è animato da proposte coordinate dall’amministrazione comunale; attività circensi, spettacoli di arte varia, musica, recitazione, folklore.
Certamente non è pensabile di poter offrire una pur lontana parvenza di normalità ma è grande lo sforzo di far sentire le persone accolte, evitando gli inconvenienti burocratici delle relazioni di servizio o il sovraffollamento delle proposte per arrivare subito al cuore delle situazioni e preservare la dignità di ciascuno. •