Attirando lo sguardo sull’esempio di Norcia, che dopo il distruttivo terremoto del 1859 grazie alle risorse economiche locali trovò la sua linea vincente, il prof. Giacchè propone un cambiamento di mentalità: far tesoro del patrimonio varietale, sia animale che vegetale che la montagna offre, senza cedere alle lusinghe della deriva mercantile.
Il dott. Marco Antonini dell’Enea aggiunge a sua volta altri preziosi motivi di riflessione sulla razionale pastura delle greggi. Il suo è anzitutto un invito a tornare all’utilizzo perfetto della biomassa sostenibile mediante la rotazione del pascolo, tenendo conto che questo è anche l’unico sistema per concimare il manto erboso. Deve essere in grado, l’allevatore o l’agricoltore, di capire quando deve togliere l’animale dall’alpeggio per dar corso alla rotazione. Lasciata poi dietro le spalle il problema della pastura del bestiame il dott. Antonini indica le due punte di diamante che permettono di abbattere il rischio d’impresa: la multifunzionalità aziendale e l’ingresso in filiera, che significa anche, e non è poco, minore spesa per il personale. Ma il problema dei problemi, diciamolo per incidenza, è quello che io chiamo il passato remoto e il futuro prossimo della pecora sopravissana, una razza che le mutate condizioni di mercato hanno messo finora a dura prova. Il dottor Antonini, fedele specchio della transizione verso la modernità, risponde con l’offerta di un compromesso: salvare il patrimonio genetico e il repertorio storico da un lato; accogliere le esigenze del mercato per i vantaggi che può offrire, dall’altro. La sua proposta è chiara: <<Per andare avanti non guardate indietro. Capisco l’amore per la razza sopravissana e perciò partiamo da quella. Magari si fa un programma per la sua conservazione come è giusto che sia, perché parliamo di varietà genetiche che ci potrebbero essere utili per altre situazioni e pertanto vanno conservate. Però se la razza non è economicamente produttiva va modificata. Va fatta una linea sopravissana per i nuovi obiettivi che ci proponiamo>>.
Retaggi del nonno su un letto di modernità. Tradizione e innovazione. Un matrimonio che vale anche nel discorso di Giocondo Ansidei, di Slow Food Marche, che risponde a questa rivoluzione con l’impegno di portare il consumatore a contatto diretto con il produttore, mettendo a disposizione la rete locale, regionale, nazionale dell’associazione che lui rappresenta. Il suo è un invito a non fermarsi ai singoli problemi aziendali, ma ad unire le forze e ad agire tutti insieme per uno scopo comune. In sostanza Ansidei scopre l’altra faccia della luna: la necessità di affiancare alla dimensione soggettiva delle questioni commerciali anche il peso riconoscibile di una visione globale della realtà. Come dire: nell’ansia di riedificare le case ci deve essere anche il tempo per collaborare e per ricostruire l’economia.
Il difficile è trovare un’etichetta alla prova d’orchestra di questa diciottesima edizione della Mostra del pecorino e dei tesori della Sibilla. Un beccuccio salva sapori dei tempi andati? Una parodia colta? Una celebrazione del territorio? Forse, semplicemente, una suonata perfetta del gusto e delle potenzialità dell’alto Nera. •
Valerio Franconi