Il cibo è gusto e medicina. Quando il corpo sta bene, l’anima canta
Potevo telefonare per ore. Non avrebbe risposto. Non poteva. Quando lo raggiungo a piedi, tra i campi, lo trovo alla guida di un trattore cingolato, con rimorchio carico. Cuffie alle orecchie per proteggersi dal rumore. Giacca a vento e maglia pesante, niente guanti.
Mattinata splendida e freddo pungente. Contrada Abbadetta di Fermo. Lui è Stefano Marconi, capello corto, abbronzato, tarchiato, sorriso largo, amichevole. Mani screpolate dal lavoro della terra. Undici ettari per produrre grani particolari e farine tradizionali. La sua pasta – dicono – sia deliziosa.
Stefano ha 42 anni. 15 anni fa l’idea di recuperare grani antichi. Lo jervicella, ad esempio, o il «senatore Cappelli». Oggi vanno di moda, ieri, chi li rimetteva a germoglio, era considerato un po’ strano. Che Stefano un po’ strano lo sia, lo è.
Ha un contatto tutto speciale con la terra e l’universo: il cosmo. Ne sente l’energia, la assorbe. Come quella volta in Romania, a Timisoara. Era l’undici agosto del 1999, era il giorno della grande eclissi solare. Qualcosa accadde…
Se ci fosse una vita precedente – lui ci crede -, Stefano sarebbe stato un alchimista. Sicuramente un erborista.
Ha una conoscenza profonda delle erbe medicinali. Nella vecchia casa di Cupramarittima aveva una sorta di erboristeria per usi personali. Ha curato la caduta dei capelli e qualche problema ai reni con tisane al carciofo, tarassaco, ortica.
A Fermo, da dieci anni, dirige un agriturismo: La Quarta. La quarta era una misura del grano e la quantità che veniva data ai mezzadri.
Ad abitare le casette gialle, vengono turisti del nord Italia e stranieri: tedeschi, olandesi, scandinavi. «Quest’anno sono arrivati molti belgi». Il luogo è delizioso. Una serie di colline: sulla destra c’è Torre di Palme, alle spalle si vede Lapedona, dinanzi c’è il mare. Lo guardiamo in silenzio. Nel punto di «congiunzione» con il cielo, dove gli azzurri si fondono, potrebbe emergere anche Venere, come nel mito greco.
Il mare è libertà. A proposito di libertà, Stefano ogni 60 giorni circa se ne va a Venezia, che è la porta tra Occidente e Oriente. La considera «una madre». Un amore antico. La sua famiglia viene da là. Ne fu cacciata alla fine del Millesettecento, quando la Repubblica veneta fu piegata.
Stefano ha un progetto: quello di sviluppare sempre più la sua linea di prodotti iniziata da tre anni: pasta, legumi, farine, lenticchie e semi di lino, e realizzare una macina a pietra. «Il cibo è gusto e medicina».
Rimanda al vecchio proverbio: quando il corpo sta bene l’anima canta.
La sua giornata lavorativa inizia alle 4/4,30. In inverno è buio pesto. «Ma è uno spettacolo».
Lo lascio che stappa un olio «portentoso». Elisir di lunga vita? •
Stefano Marconi è nato a San Benedetto del Tronto il 23 agosto del 1974. «Sono leone ascendente scorpione».
Ha studiato all’ITI Montani di Fermo, si è iscritto all’Università di Camerino, a due esami dalla laurea lascia la facoltà per fare l’agricoltore. Inizia nel 2004 nel terreno che aveva acquistato il bisnonno Antonio.
Nel suo agriturismo si mangiano solo prodotti dei suoi campi cucinati da mamma Maria Rosa.
Stefano, ai negozi, preferisce la vendita diretta ai clienti e ai gruppi di acquisto. È anche un po’ filosofo: «Scopo della vita è crescere interiormente, e l’uomo cresce quando si pone le domande fondamentali».