Daniela Basili: Alla riscoperta dei lavori della “nonna”
Quando si dice “lavorare a maglia”, l’immagine che immediatamente ci viene restituita dalla memoria è quella di un’anziana signora, un po’ curva, un po’ cadente, dei gomitoli di lana riposti in cestini da trasformare in sciarpe o calzette. Un’immagine un po’ retrò, malinconica, quando invece la realtà è ben diversa. Lavorare a maglia oggi sta diventando un fenomeno sociale e i benefici per la salute fisica e mentale non sono da sottovalutare.
L’incontro con Daniela Basili mi ha aperto un mondo che credevo di conoscere. Mi riferisco ad esempio al lavoro ai ferri e non solo, che si insegna e si pratica a Marina di Altidona. Da diversi anni, un’idea nata dalla fantasia fervida di due signore del luogo, ha trovato riscontro in un gruppo di donne che ogni giovedì si incontrano sia per svolgere lavori “femminei”, come un tempo venivano chiamati, sia per incontrarsi, parlare, condividere, insegnare a chiunque lo desideri, un’arte antica come quella del lavoro artistico-manuale.
Un punto a sinistra, uno a destra, e il filo di lana inizia a scorrere come una carezza fra le dita…
Lavorare a maglia non è proprio semplice. Per imparare c’è bisogno di ritmo, agilità mentale e un’attività costante delle mani. Molti lo definiscono “lanaterapia”, cioè un’attività dai mille benefici per la salute e consigliata a chiunque e a qualunque età.
Documentarsi è d’obbligo ed ecco che si scoprono con sorpresa informazioni interessanti e utili non solo sul lavoro a maglia ma anche su altre attività come ricamo, tombolo, chiacchierino, uncinetto ed altro ancora.
Tutto questo stimola entrambi gli emisferi del cervello. In base alla complessità di ciò che si lavora, la destrezza mentale potenzia sempre più il proprio ritmo e coordinazione.
Riduce lo stress. Sono molti coloro che si riuniscono in casa, in ambienti organizzati dalla parrocchia o dal Comune, per lavorare insieme. Ci si siede in cerchio, si estraggono “i ferri del mestiere” e contemporaneamente ci si rilassa e si chiacchiera o, semplicemente, ci si concentra sulle proprie mani all’opera. Il lavoro manuale in genere rilassa, dona uno stato di calma che migliora la salute, fortifica la memoria.
Migliora lo stato d’animo. Per chi si organizza in casa, non c’è neanche bisogno di uscire. Infatti stando da soli, è possibile godersi in tutta tranquillità i propri pensieri e favorire le endorfine in grado di donarci quella splendida sensazione di benessere.
Migliora la motricità manuale. Quante volte ci è capitato di rimanere sorpresi nel vedere le nostre nonne lavorare a maglia, al tombolo o altro. Le loro mani agili ed esperte, creavano meravigliose opere d’arte realizzate con morbida lana, ferri di varie misure, fili di puro cotone e fuselli di legno. Spesso, pur soffrendo di artrite, le loro mani e le loro dita si muovevano con perfetta naturalezza.
Il lavoro “a mano” obbliga a tenere le dita in movimento e muovere le mani significa riscaldarle e diminuire quindi eventuali dolori. Sarebbe sufficiente un’ora al giorno di lavoro. Nei bambini, invece, è stato dimostrato che lavorare “a mano” migliora la motricità fine. Li aiuta a perfezionare la calligrafia rendendoli più abili.
Cresce l’autostima. Non è solo di un passatempo che si tratta ma di un obiettivo da raggiungere esercitando la pazienza e la calma. Il piacere di regalare a qualcuno un capo o un merletto realizzato a tombolo, su cui abbiamo lavorato tanto, è impagabile. Né si tratta di un semplice regalo: si offre il tempo investito, l’immaginazione, l’arte della tradizione e tutti quei sentimenti vissuti nel procedere in ogni singolo centimetro di lavoro
Il lavoro artigianale inoltre unisce le generazioni anche attraverso la riscoperta di una tradizione dai grandi benefici terapeutici.
Si parla spesso dei benefici di una camminata quotidiana, di un bicchiere di acqua tiepida e limone da assumere al mattino ma per la nostra salute sarebbe da considerare seriamente il lavorare con le mani.
Sarebbe interessante per chiunque andare a trovare le signore del “Laboratorio delle Arti”, così mi piace definirlo, di Marina di Altidona, per conoscerle personalmente e magari condividerne gli hobbies. Conosciute in un bel pomeriggio di fine settembre, le ho trovate a dir poco deliziose.
Circondate da lavori terminati o da finire, lasciano passare il tempo in modo produttivo e intelligente. Che si tratti di uncinetto, di ricamo o tombolo, tutto serve per intrattenersi.
E che dire del ricamo? Un altro hobby che fa bene. Le mani si occupano di canutiglie e aghi mentre l’occhio scruta i dettagli e fa “ginnastica”. La mente resta concentrata. Di colpo compaiono iniziali su centrini, animaletti e fiori su tovaglioli e tovaglie, paillettes su zainetti o borse. Quello che fino a ieri era un ricercato passatempo spesso appreso nei conventi o in preziosi laboratori, è oggi una tendenza ben visibile che reclama nuove abili mani. Cos’è il ricamo? «Un lavoro eseguito con l’ago su un tessuto per abbellirlo». Il ricamo si distingue dal pizzo o merletto per la presenza obbligatoria di un fondo di tessuto.
Comunque, al di là della dimensione hobbystica il ricamo è una cosa seria che finalmente conquista di nuovo anche i salotti e le passerelle dell’alta moda.
Affascinante è scoprire la storia del tombolo che ha origini antichissime. Fuselli in osso sono stati rinvenuti all’interno di tombe etrusche. Le donne, da sempre dedite alla cura della casa, svilupparono la tecnica del tombolo a fuselli, come vera e propria necessità. Ad esempio il bisogno di mettere in evidenza lo status sociale, che avrebbe loro permesso di contrarre un matrimonio vantaggioso e l’abbellimento della dote, faceva risaltare una condizione di agiatezza nell’esposizione del corredo, prima del matrimonio, in un trionfo di pizzi e merletti.
C’è chi ritiene che la diffusione della tecnica del pizzo sia partita dalle Fiandre e che nel corso del XVI secolo si sia diffusa in tutta Europa, fino a far sì che il merletto assumesse un ruolo insostituibile nel campo della moda e dell’abbigliamento.
Nel comune di Offida la lavorazione del ricamo fatto con la trina a fuselli, risulta presente a partire dal 1400.
Oggi, la produzione del ricamo a tombolo è divenuta sempre più apprezzata. La particolarità della lavorazione, la sua difficoltà, i lunghi tempi di produzione fanno dell’intaglio un prodotto ricercato e desiderato, un vero e proprio tesoro da tramandare di generazione in generazione.
Ben vengano allora iniziative come quelle che Daniela Basili mi ha raccontato e che ho potuto ammirare personalmente. I bellissimi lavori di queste splendide signore, i loro sorrisi e la bella atmosfera che ho incontrato nel loro laboratorio, mi hanno fatto nascere il desiderio di tornare ad imparare, anche per recuperare la preziosità di gesti tanto antichi in manufatti davvero unici e preziosi. •