Tante prese di posizione non sminuiscono, ma rafforzano la roccia di pietro
Papa Francesco parla di perdono autentico, quello che viene dal cuore e non dalla mente. Invita a non serbare rancore e a pregare affinché torni la pace nel cuore di tutti, compresi gli avversari. Da Francesco comprendiamo la Chiesa accogliente, attenta ai poveri, missionaria, che mette al primo posto l’amore fraterno. Durante l’anno della misericordia si è notato un sussulto delle coscienze: molti si rivolgono al Padre misericordioso, non al Dio delle colpe e delle pene di vecchia immagine. Già il Concilio Vaticano II ebbe a destare un sussulto di novità; ma, in seguito, è venuta una fase di nuvolaglie agitate in varie parti. Paolo VI, nel 1973, faceva notare una certa imprudenza di fronte alla confusione ed alla disgregazione entrate in non pochi ceti della Chiesa. Predominava, all’interno del cattolicesimo, un pensiero di tipo “non” cattolico che non rappresenteva la dottrina della Chiesa, maestra e madre misericordiosa.
Con Papa Francesco si torna al Vangelo. Papa Francesco esplicita l’etica cristiana. Non è neutrale di fronte al bene altrui. È schietto. Saluta: “Buon giorno, Buon pranzo, Buona sera”.
Raccomanda di vivere dicendo abitualmente: “Permesso”, “Grazie”, “Scusa”, e parla della tenerezza Eucaristica che rompe ogni tristezza.
Preferisce una Chiesa sporca e ferita che sa prendere coscienza della propria debolezza, misurandosi con la misericordia di Dio che fa regnare la verità, la vita, la santità, la grazia del Paradiso. Il papa lo implora con il segno della Croce e con l’apostolica benedizione. Molti lo ringraziano del Giubileo della Misericordia.
L’attenzione proposta da qualche giornale su papa Francesco è fuorviante quando confonde la sollecitazione a ravvedersi e vivere nella misericordia divina, come se rendesse insignificanti l’aborto, il divorzio, il gender, quasi un pastrocchio indulgenziato. Il papa sta deprecando la terza guerra mondiale e la strage dei cristiani nel mondo. Dice “Laudato si’” per il rispetto che valorizza l’ambiente, e difende il matrimonio tra uomo e donna e condanna la pedofilia, e denuncia le false amicizie con la corruzione e chiede amnistia per chi si ravvede. Egli chiama a pregare con l’ascolto della Parola divina che conduce a gesti di amore e solidarietà. Ne offre esempi nella vita dei cristiani canonizzati che frenano la miseria, lo spreco, l’idolo mammona.
Il Papa ama i giovani, i genitori, i nonni e i vecchi, gli sportivi anche paralimpionici; i giornalisti, il clero e le persone religiose, vuole le donne non come diacono, ma protagoniste nel loro geniale agire che è un ministero per la vita di tutti.
Papa Francesco abbraccia i diversamente abili e le persone-scarto. Insegna ad amare gli altri come noi stessi; e con la porta sempre aperta del cuore non esclude nessuno. Predica la verità, la vita, la santità, la grazia del Paradiso. Egli guida su questa strada. C’è chi dice che Francesco è un papa socialistoide. Chi lo critica sembra voler preferire un qualche papa che non sbalordisca, come lui, non faccia piangere alcuni di gioia e altri di rabbia, che non ripulisca il volto della Chiesa, che non agisca nello stile Francescano, ma da rigido censore gesuita. Egli raccomanda: “Non fatevi rubare la gioia, l’amore, la fedeltà”. Alla domanda sull’esito del recente giubileo il papa ha concluso con certezza: “Tanta gente si è incontrata con Gesù”.
L’educatore milanese, don Antonio Mazzi, autore di Exodus, ai suoi 87 anni si confida: “Sono un pastore “prete” salvato dalle pecore sbandate e perduto dalle pecore privilegiate”.
E papa Francesco sta tra le pecore sbandate per salvarle, e insieme salvare le privilegiate che si sono ghettizzate.
Don Mazzi osserva: “Oggi sono diventati ambiti dello “scarto” le chiese, le famiglie, gli adolescenti, chi non la pensa come noi.” Questo educatore volge lo sguardo verso il papa che da alcuni è disapprovato: “Vedo la tua solitudine, sento il tuo dolore, ascolto quello che non dici, sogno quello che vorresti, aborrisco la carboneria ermellina. Però, tira dritto e allungami una benedizione.”
Questo papa paterno e fraterno apre una finestra tra cielo e terra con la preghiera e parla del Vangelo con un linguaggio umile, evangelico, come prete che ascolta tutti, compresi i pensatori e scrittori radicali, come pure i non radicali. Non banalizza nessun dramma che volentieri affronta. •