Meglio il cartaceo

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Caro Direttore,

il nostro periodico d’informazione e cultura La Voce delle Marche compie dieci anni e io sono davvero onorata di far parte dello straordinario gruppo di lavoro che ogni mese con tanta dedizione e passione fa in modo che questo progetto si concretizzi.

Tutto ciò non sarebbe possibile senza di te che con pazienza e amore ci trasmetti il desiderio di esserci nonostante le difficoltà, gli impegni quotidiani e l’indifferenza di alcuni. Tu ci fai comprendere come sia importante, in questa società dominata dalla comunicazione frenetica e multimediale, ritornare alle parole, alla scrittura, allo scambio di idee e al pensiero critico.

Il vivace e colorito gruppo di collaboratori, che fanno parte della redazione, è per me un esempio di impegno, di sacrificio e uno stimolo continuo. L’incontro con ognuno di loro è un arricchimento, le riunioni sono un fluire di punti di vista, riflessioni sul mondo e i problemi che attanagliano le nostre vite, ma anche considerazioni filosofiche e scambi di sano umorismo. Ebbene sì, quando sto con voi mi diverto davvero!

Con voi tutti mi sono sentita fin da subito accettata e compresa per quel piccolo contributo che potevo conferire. Vi ringrazio per la vostra amicizia, per la vostra profondità d’animo e conoscenza, ciascuno per il suo ambito specifico, che mi fanno apprezzare di far parte di questo team e mi fanno conservare gelosamente nel cuore i brevi, ma intensi, momenti trascorsi insieme.

In una società in cui domina la velocità e dove il fare prevale sul pensare, quando mi siedo al nostro tavolo di discussione, mi sento davvero fortunata. Per molti il nostro lavoro potrebbe sembrare inutile oppure superfluo, bensì nella mia mente risuonano sempre le parole di qualcuno che un giorno ci disse: “La Voce delle Marche resterà negli archivi e un giorno qualcuno sfogliandone le pagine si ricorderà di noi”.

Tutti i numeri che abbiamo pubblicato sono stati un mix perfetto di informazione e cultura. Non ci sono state uscite che ho amato di più di altre, perché tutte hanno contribuito ad approfondire le mie conoscenze.

Purtroppo nel corso degli anni a causa di motivazioni economiche siamo stati costretti a trasformare la nostra veste di settimanale in quindicinale, poi da cartaceo a digitale; tuttavia, io preferisco l’odore della carta al rumore dei tasti di un computer, sfogliare le pagine reali piuttosto che scaricare una versione PDF in una cartella sperduta della memoria digitale.

La mia speranza è di poter avere il supporto e il sostegno necessari per poter continuare il nostro lavoro con lo stesso entusiasmo e piacere di sempre, senza essere ne ridimensionati ne stravolti ancora nell’abito, anzi sarebbe bello un giorno poter avere l’appoggio delle varie parrocchie dislocate nella diocesi e quindi gli abbonamenti necessari per poter ritornare, come un tempo, anche alla carta stampata.

L’auspicio è di smuovere alla riflessione le menti assopite dalla velocità. E come scrive Lamberto Maffei: «[…] il mio è un invito a riconsiderare le potenzialità del cosiddetto pensiero lento basato principalmente sul linguaggio e sulla scrittura […]». 

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