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Chi vincerà?

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Il teatrino pre-elettorale con le sue tante e vane promesse

Vigilia delle elezioni. È ricominciato il valzer delle candidature, il maquillage televisivo, il porta a porta, le promesse da marinaio “suffragate” dai provvedimenti legislativi “contentino”. Il solito balletto: ma in ballo siamo noi, non tanto loro che le prebende se le sono ben assicurate. Al pari del didietro attaccato allo scranno.
Morirà una legislatura e ne incomincerà un’altra, non so di quale colore, ma nemmeno mi tange più di tanto. Certo, avendo a cuore le sorti non tanto di questo bordello, ma del mio nido, spero che chi ci governerà sia più avveduto dei burattini che li han preceduti.
Gli ingredienti della patetica kermesse sono sempre quelli: sorrisi a 32 denti, promesse da marinaio, (tagliatelle) mari e monti e pure campagne (elettorali), proclami magniloquenti, cene contro cene volemose bene per finire a tarallucci e vino. E, dopo tanta televisione,  tante chiacchierate tante Lucia Annunziata e Lilli Gruber – che, con le sue pose da grande diva, come è solita atteggiarsi, fa fashion; dopo tanto bla bla bla e sofismi della scuola megarica, arriva la resa dei conti, e il sospirato traguardo.
Ma è prima del verdetto, è durante la sfida all’ultimo sangue che si s-vela la natura dell’uomo – dell’uomo mediocre, mi si consenta, (tanto per rubare una espressione cara al Cav): che riuscirà, ironizza una vignetta esilarante, anche a riaprire il Flexus e a ridare i soldi per il flauto comprato in prima elementare e che poi è stato appeso miseramente a un chiodo…!-. Quei sorrisi forzati, i trucchi da prestidigitatori, i “tutti amici di tutti”, la sortita al negozietto di via tal dei tali a improbabili ore; eppoi i social che traboccano di elogi pantomime birignao… Prima c’era il comizio, “se dicevano ‘n sacco de castronerie”, ma almeno il popolo partecipava, mi astengo dal dire “come”. Adesso va di moda il popular/demagogico via social, il virtuale: protetti da uno schermo, che fa i nostri candidati rappresentanti così veri così finti. Staremo a vedere.
Ma questa messinscena pre-elettorale mi fa tanto ridere perché è tragicomica; perché, se al Superman viene a mancare la claque o la carica – in parole povere, la poltrona sotto il deretano – è finito, il re è nudo: non esiste più. Il prototipo del politico non ha un nome né  un cognome, ma solo una qualifica, venuta meno la quale è morto – per fortuna sua, perché non sa di esser già in decomposizione… Signori della platea, voi che amate tanto applaudire, sappiate che le promesse non verranno mai mantenute, né mari né monti né Monti né Renzi; e nemmeno campagne o pianure che siano, solo champagne e tagliatelle, “orgette e leccornie”. A meno di una ispirazione dall’Alto. Spes ultima dea…•

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