La voce del nostro territorio ai nuovi eletti.
Le Marche hanno inviato 24 parlamentari a Roma. La cartina geografica della loro provenienza parla chiaro: oltre ai due ‘forestieri’ Cangini e Baldelli, 6 sono pesaresi, 6 anconetani, 5 maceratesi, 4 ascolani e uno solo fermano. Quest’ultima è la provincia che accusa la maggiore diminuzione, in quanto aveva ben 3 rappresentanti. Sulle spalle di Francesco Verducci, che tra l’altro occupava in lista un posto cosiddetto ‘blindato’, ricadrà tutto il peso di rappresentare il territorio fermano, mentre Paolo Petrini rimane a casa e Remigio Ceroni (il terzo parlamentare uscente) era stato estromesso in partenza dalla competizione dal suo stesso partito.
Per il Fermano si tratta di una vera mazzata. Graziella Ciriaci, al Senato, è arrivata a un passo dall’elezione, ma non c’è riuscita e non ci si può certo consolare tirando per la camicia il fatto che Simone Baldelli è comunque un po’ fermano, avendo ricevuto la cittadinanza onoraria di Porto San Giorgio, località scelta da sempre per le vacanze. La speranza è che lui e Andrea Cangini, capolista al proporzionale per Forza Italia, si prendano in qualche modo a cuore le esigenze di questo territorio.
La verità è che dalla storica tornata elettorale del 4 marzo la provincia più giovane delle Marche è uscita con le ossa rotte quanto a rappresentatività. Nelle due liste che hanno dominato, 5 Stelle e Lega, nessun fermano era stato scelto per i collegi uninominali e nessuno si trovava nelle posizioni buone nelle liste plurinominali. I grillini Emiliozzi, Cataldi e Fede, che hanno vinto nei collegi uninominali della Camera e del Senato, si prenderanno a cuore anche le istanze di questo territorio o daranno la precedenza a quelle della loro terre, rispettivamente Civitanova, Ascoli e San Benedetto del Tronto? Evitare che diventino ciechi e sordi dipenderà anche da coloro che rappresentano il Movimento 5 Stelle a Fermo, Porto San Giorgio e Porto Sant’Elpidio, che finora si sono interessati soprattutto alle questioni ristrette dentro i propri argini comunali. Stesso discorso per la Lega, che in questo territorio non esprime propri parlamentari, ma che con lo stesso Salvini ha preso impegni precisi, ad esempio con i calzaturieri per il Made in Italy. A lui dovranno cercare di arrivare Lucentini, Malaigia e gli altri più noti esponenti leghisti locali.
L’istituzione del Made in, il riconoscimento dell’area di crisi complessa, gli ammortizzatori sociali straordinari per il distretto calzaturiero, l’istituzione della questura, che il precedente governo aveva finalmente messo in agenda (annunciandola per il mese di aprile), la ricostruzione e il rilancio turistico post sisma sono le priorità di questo territorio per i prossimi cinque anni. Se la legislatura appena nata diventerà effettivamente operativa e l’Italia avrà un governo pieno, il Fermano dovrà per forza trovare il modo per portare le sue aspettative nelle stanze romane che contano. A livello locale, ci vorranno unità, lungimiranza, fiuto e tanta furbizia. •