Il danno e la beffa

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Domattina andrò a votare,
ma sarà un po’ controvoglia;
e se un segno dovrò fare,
lo farò di malavoglia.

Non è stata – chi lo dice? –
la peggior delle campagne,
ché per rendermi felice
smuoveranno le montagne.

A me invero basterebbe
la montagna risanata,
la montagna dove crebbe
la mia età più spensierata.

Basterebbe la città
ritemprata in giusto modo
verso umane fedeltà;
ma di questo nulla odo.

Basterebbe che gli inganni
già profusi a piene mani
smascherassero per gli anni
che mi restano al domani.

Ho sognato un mondo intero
d’ingiustizie riparate;
ho sognato – e dico il vero –
arroganze abbandonate,

privilegi ricusati
come cose vergognose,
vecchi amori riscattati:
ho sognato queste cose.

Ma il risveglio è stato amaro:
tutto è prono al gran potere,
il potere grande e avaro
che rubò le primavere

alla vita e alla natura,
l’impietoso, il grande esperto,
lo stratega che ha per cura
sol d’accrescere il deserto.

Nella scena consentita
i politici che fanno,
se la fiaba è già tradita?
Se le dànno, se le dànno…
Ed è nostro tutto il danno…

Giovanni Zamponi

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