L’acqua benedetta e il Battesimo

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Piccole acquasantiere all’ingresso di ogni casa

“Rinnovare gli impegni, comprendere meglio questo dono che è il battesimo. E ricordare il giorno del nostro battesimo”. È la consegna, a braccio, del Papa ai 17mila fedeli presenti all’udienza, a cui ha assegnato gli stessi “compiti a casa” di una settimana fa: rintracciare la data del proprio battesimo e insegnare ai bambini a fare il segno della croce fin da piccoli. Alla fine, prima dei saluti in lingua italiana, un nuovo appello di Francesco per Alfie Evans, il bimbo di 23 mesi affetto da una malattia neurodegenerativa di cui non si conoscono le cause, il cui padre era stato ricevuto in udienza privata prima dell’udienza generale.
Il battesimo, esordisce il Papa riferendosi ai gesti e alle parole della liturgia, è un impegno sempre da riscoprire: “Ritornare alla sorgente della vita cristiana ci porta a comprendere meglio il dono ricevuto nel giorno del nostro battesimo e a rinnovare l’impegno di corrispondervi nella condizione in cui oggi ci troviamo”.
Si risponde al battesimo con una risposta personale e non presa a prestito, “con un copia e incolla”, il monito di Francesco, che ricorda che “la vita cristiana è intessuta di una serie di chiamate e di risposte: Dio continua a pronunciare il nostro nome nel corso degli anni, facendo risuonare in mille modi la sua chiamata a diventare conformi al suo Figlio Gesù”. Il nome è importante, tanto che i genitori pensano al nome da dare al proprio figlio già prima della nascita: durante il battesimo, nel rito di accoglienza, “viene chiesto il nome del candidato, perché il nome indica l’identità di una persona”. No, allora, all’anonimato: “L’anonimo non ha un nome”, e “senza nome si resta degli sconosciuti, senza diritti e doveri”. Dio, invece, “chiama ciascuno per nome, amandoci singolarmente, nella concretezza della nostra storia”, e il battesimo “accende la vocazione personale a vivere da cristiani, che si svilupperà in tutta la vita”.
“I nostri bambini sanno fare bene il segno della croce?”. Il Papa lo chiede ancora una volta alla folla accorsa in piazza San Pietro, ai papà, alle mamme, ai nonni, ai padrini e alle madrine. “Insegnare ai bambini a fare bene il segno della croce, da bambini”, la consegna valida per tutti: “Se lo imparano bene da bambini, lo faranno bene dopo, da grandi”.
“La fede non si può comprare, ma chiedere sì, e ricevere in dono sì”, ammonisce Francesco: i catecumeni adulti sono loro a chiederla in dono, i bambini invece sono presentati dai genitori, con i padrini, e il sigillo è il segno di croce che il celebrante e i genitori tracciano sulla fronte dei bambini.
“La croce è il distintivo che manifesta chi siamo: il nostro parlare, pensare, guardare, operare sta sotto il segno della croce, ossia dell’amore di Gesù fino alla fine”, dice il Papa al termine dell’udienza, in cui dispensa consigli pratici in proposito. “Fare il segno della croce quando ci svegliamo, prima dei pasti, davanti a un pericolo, a difesa contro il male, la sera prima di dormire, significa dire a noi stessi e agli altri a chi apparteniamo, chi vogliamo essere”, spiega.
“Come facciamo entrando in chiesa, possiamo farlo anche a casa, conservando in un piccolo vaso adatto un po’ di acqua benedetta, alcune famiglie lo fanno”, il consiglio di Francesco: “Così, ogni volta che rientriamo o usciamo, facendo il segno della croce con quell’acqua ci ricordiamo che siamo battezzati”. •

M.Michela Nicolais

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