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Dono, premura, responsabilità, rispetto

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Incontro e accanto: l’accompagnamento della persona nelle RSA.

Titolo e occhiello dell’articolo sono presi direttamente dalla prima e dall’ultima pagina di copertina di un libro, avuto in dono, qualche anno fa, dall’autore, Carlo Boneschi, che conosco fin dai primi giorni del mio arrivo a Giussano (Mb), dove ho abitato dal 1977 al 1996, anni indimenticabili di conoscenze e di amicizie. Non conoscevo nulla né dell’ambiente né delle persone. Ogni giorno era per me una scoperta di luoghi, alcuni dei quali solo imparati sui libri di scuola, tra tutti il Resegone e i laghetti prealpini. Sono ancora in contatto con Carlo, anche se lontano geograficamente. Facciamo in modo di rimanere in contatto con tutti gli strumenti della comunicazione.
L’anno scorso, nei mesi più cupi della tragedia Covid 19 che ha travolto tante RSA della Lombardia, conoscendo la generosità dell’amico, temevo che fosse ritornato al lavoro. Lo scongiuravo ripetutamente di riguardarsi. Mi ha ascoltato.
Andato in pensione, Carlo ha ritenuto giusto raccogliere in un libro, “Incontro e accanto, l’accompagnamento della persona nelle RSA”, pubblicato a Pescara, nel luglio del 2014 dalle Edizioni Qualevita, le riflessioni fatte durante il lungo periodo lavorativo svolto presso il Piccolo Cottolengo don Orione di Seregno (Mb. Così mi scriveva, parlando del proprio lavoro, in un piccolo foglio da taccuino, scritto che tengo sempre dentro al libro, assieme ad una cartolina che mi ha mandato per gli auguri di Natale 2014: “È stato un lavoro che mi ha dato tanto, mi ha fatto capire ciò che più vale nelle vita, mi ha posto tante domande, ho incontrato tante persone. Penso di aver fatto uno dei lavori più belli al mondo; è importante fermarsi sulle cose che si impigliano nei pensieri e nel cuore, nel silenzio si fanno parola, si fanno vita, fermarsi è un modo per imparare da tutto ciò che è il dono della nostra realtà. Con tanta amicizia, Carlo”.
Il libro, da leggere lentamente, senza fretta, perché quello che si legge arrivi al cuore, è diviso in due parti: Momenti e incontri, la pima parte, Momenti e volti, la seconda parte. Il grazioso volumetto, di novantacinque pagine, comprese la prefazione di don Gianni, l’introduzione di Carlo Boneschi e la postfazione di Simona Boneschi, psicologa, la nipote dell’autore, che ricordo bambina negli anni della mia permanenza lombarda, “Vuole essere un piccolo aiuto a scorgere in chi vive in RSA (Residenza Sanitaria Assistenziale) non solo bisogni e problemi, ma persone con attese, desideri, interessi, sogni; mantenere questo sguardo non fa invecchiare i gesti del lavoro. I gesti dell’operatore non devono mai farsi abituali ma rimanere gesti che trovano senso nella loro quotidiana ripetitività. Vuole essere anche un piccolo aiuto per gli operatori a non fermarsi ai gesti ma andare oltre e incontrare chi abita in RSA, mettendo l’accento sul modo e non solo sul fare. Le cose che sono scritte le ho raccolte durante lo svolgersi dei turni di lavoro, sono cose che cloro che hanno vissuto il tempo ultimo della loro vita al don Orione di Seregno mi hanno insegnato” (Carlo Boneschi, “Incontro e accanto, l’accompagnamento della persona nelle RSA”, pag. 11, Pescara, luglio 2014 Edizioni Qualevita).
La prima parte consta di ventisette piccoli paragrafi, la seconda di diciotto; al termine di ogni paragrafo di ambedue le parti del libro vengono riportate frasi, aforismi di filosofi, artisti, poeti, studiosi: J. Tischner, R. Voillaume, K. Gibran, don Tonino Bello, D. Dolci, M. L. King, R. Garaudy, padre Ernesto Balducci, L. Boff, A. Schweitzer, E. Borgna, A. de Saint – Exupéry, don Davide Caldirola, Etty Hillesum, don Giovanni Moioli, Ignazio Silone, S. Weil, E. Peyretti, P. Iannamorelli, don Paolo Banfi, E. Ronchi, padre Davide Maria Turoldo, E. Bianchi, C. de Foucauld, A. Zarri, L. Traversi Zanotto, E. Guillevic, P. Coelho. Sono come delle gocce di rugiada che spengono ogni tipo di arsura spirituale.
Tutto il libro è attraversato da parole chiave che ritornano spesso: persona, attenzione, ascolto, empatia, benessere, collaborazione, obiettivi condivisi, significato, senso, amore.
“L’amore è un sentimento attivo, non passivo; è una conquista, non una resa. Il suo carattere attivo può essere sintetizzato nel concetto che amare è soprattutto dare e non ricevere. L’essenza dell’amore è lavorare per qualche cosa, far crescere qualche cosa, avere premura. Amore e lavoro sono inseparabili. Si ama ciò per cui si lavora, e si lavora per ciò che si ama. Cura e interesse implicano un altro aspetto dell’amore, quello della responsabilità.
Oggi, per responsabilità spesso s’intende il dovere, qualche cosa che ci è imposto da fuori. Ma responsabilità, nel vero senso della parola, è un atto strettamente volontario; è la mia risposta al bisogno, espresso o inespresso, di un altro essere umano. La responsabilità potrebbe facilmente deteriorarsi nel dominio e nel senso di possesso, se non fosse per una terza componente dell’amore: il rispetto. Rispetto non è né timore, né terrore; esso denota, nel vero senso della parola, (respicere = guardare) la capacità di vedere una persona Erich Fromm, l’arte di amare, quarta di copertina del libro).
Le pagine più belle sono quelle che raccontano storie dei pazienti presenti nel Piccolo Cottolengo don Orione di Seregno: “Stavo dando la colazione alla signora Giuseppina quando mi ha chiesto perché fosse ancora a letto e, ha sottolineato, che la signora del letto accanto, Nereide, si alza sempre per prima.
Nell’ascoltarla mi sono accorto che capiva, che era attenta a quel che succedeva e al nostro modo di fare… dobbiamo accorgerci che, chi stiamo assistendo, si accorge di quel che facciamo” (Ibidem, pag. 18). “Nereide, un giorno, mi ha detto: Come è stato lungo il giorno quest’oggi. Si stava aggravando piano, la flebo, non camminava molto ma riusciva, da sola, a vestirsi, lavarsi il viso, fare le sue cose, ora inizia a sentire il venir meno delle forze e i giorni, già lunghi, si sono allungati” (pag. 19). Tutto il libro è un concentrato di storie rivisitate con il cuore. “Giuseppe Galletti, seduto sul suo girello, sorride, buona parte del giorno la passa così, sembra che l’attenda nei giorni mentre le ore e le cose passano. Lui è sempre lì nel suo angolo del reparto ad attenderla con il suo sorriso. Per te il tempo si è fatto stagioni. Hai camminato tanto fra i giorni fino a che i tuoi passi si sono rallentati per il peso dei giorni e per la malattia incontrata” (pag. 82). •

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