L’eremo di Camaldoli tra preghiera, interiorità e lavoro.
I luoghi nascosti del silenzio tanto ricercati in questo periodo di post chiusura sparsi in tutta Italia, dove protagonista è appunto il silenzio, si caratterizzano per i rari rumori e la molta pace.
Siamo così avvezzi al chiasso, tanto da non distinguerlo più. C’è invece un’altra dimensione, talvolta dimenticata, che è quella del silenzio, dell’ascolto dei canti degli uccelli, della voce del vento, dello scorrere delle acque. Il silenzio è prezioso, occorre cercarlo e sempre più persone di ogni fascia d’età lo trovano in luoghi perlopiù sconosciuti. Uno fra tanti e di grande suggestione è il Sacro Eremo di Camaldoli. Eremo è parola greca che significa deserto. La struttura del luogo riconduce alla spiritualità propria di quelli che furono i padri del deserto. Erano monaci che fin dai primi secoli del cristianesimo si ritirarono nei luoghi isolati e impervi di Siria, Palestina, Egitto con lo scopo di vivere una quotidianità di preghiera, interiorità, solitudine, lavoro, in piccole e singole celle.
Romualdo, nell’anno 1025, fondò quello che oggigiorno è conosciuto come il Sacro Eremo di Camaldoli. Esso consiste in insieme di celle eremitiche con accanto la chiesa per la preghiera comunitaria. Le celle in un primo tempo erano cinque, ora sono venti, distribuite su cinque file che si trovano oltre il cancello della clausura. La cella più recente risale al 1743. Oltre alle celle eremitiche si trovano edifici comuni quali: la biblioteca, il refettorio, una piccola foresteria e degli spazi per incontri aperti a chiunque voglia cercare silenzio e pace e preghiera personale. I monaci camaldolesi professano la Regola di San Benedetto. La vita contemplativa è alla base sia del Sacro Eremo con nove monaci attualmente presenti come del Monastero poco distante.
Perché sempre più persone cercano luoghi di silenzio e preghiera?
Da nord a sud, sono circa 120 mila i posti messi a disposizione dalle strutture religiose per trascorrere un soggiorno alternativo.
Questi luoghi sacri e di meditazione, si collocano in siti immersi nella natura, con l’obiettivo di accogliere chiunque desideri rilassarsi scegliendo mete diversa dalle solite.
Monasteri e eremi ospitano tutti: Religiosi e laici, pellegrini e famiglie, credenti o non credenti, con sistemazioni sicuramente essenziali: un letto e un tetto per chi cerca pace e tranquillità. Nessun obbligo per la partecipazione alle liturgie che scandiscono le giornate. Un portale, gestito dall’Associazione no-profit Ospitalità Religiosa Italiana (O.R.I.), ha come scopo proprio quello di favorire l’incontro tra la domanda e l’offerta di ospitalità religiosa in Italia. La particolarità di questi luoghi è quella di offrire al turista un approccio in un ambiente a lui inusuale, lontano dalle classiche vacanze più frenetiche.
I proventi raccolti sono utilizzati da parte delle Comunità, per sostenere sé stesse e le varie iniziative caritatevoli, missionarie, parrocchiali in Italia e all’estero.
Una vacanza davvero originale, con prezzi contenuti e caratterizzata da accoglienza e impegno per ritrovare quella dimensione più umana volta al riposo del corpo e della mente per poi ritornare alla vita di tutti i giorni certamente cambiati. Ma non dimentichiamo che c’è silenzio e silenzio. Il silenzio positivo è complementare alla parola mentre il silenzio negativo è l’esatto contrario. Paradossalmente è proprio nelle “Case del silenzio” che si impara a scoprire sé stessi. La sofferenza prodotta dal lungo periodo di chiusura causa Covid, l’isolamento sociale, ha prodotto in molti soggetti una sorta di “male di vivere”, un’assenza di speranza che ha confuso menti e cuori, in una vita che non si sente più del tutto propria. Un semplice abbassamento del tono dell’umore? Un mondo esterno percepito come ostile? Ed ecco il bisogno di ricercare quei particolari silenzi costruttivi che aiutino a superare angoscia, perdita di interesse in attività un tempo gratificanti, difficoltà a svolgere semplici azioni quotidiane, insonnia, aumento dell’appetito o viceversa, faticabilità, mancanza di concentrazione, irritabilità, tristezza. È venuto il momento di recuperare in meglio ciò che si era, riconquistando in luoghi di meditazione i propri spazi interiori e una volta tornati nella quotidianità anche quelli esterni e relazionali. La perdita del tempo si riconquista con un tempo più lento e i luoghi dello spirito sono veramente preposti e adatti a questo.
Le visioni negative del mondo, di sé e del futuro, scompaiono e tornano i desideri positivi, di indipendenza con quella voglia di trovare una via d’uscita al ciò che di peggio è stato. Paulo Coelho afferma: “Se non rinasceremo, se non torneremo a guardare la vita con l’innocenza e l’entusiasmo dell’infanzia, non ci sarà più significato nel vivere”. •