Hanno trovato un tesoro

Stampa l articolo
Alcuni adolescenti hanno bestemmiato al passaggio del simulacro della Madonna del Pianto, sabato 9 gennaio. Erano a pattinare sul ghiaccio in Piazza del Popolo a Fermo. La processione si snodava dal santuario alla Cattedrale. Doveva attraversare la Piazza dove era allestita la pista ghiacciata. Insulti, volgarità e bestemmie sono volati all’insegna di un simbolo della fede cattolica caro alla città di Fermo.
È una piccola “storia ignobile”, di provincia. Davanti a tale cronaca vengono in mente tante domande. Dov’è il rispetto per la diversità? Dov’è l’educazione? Dov’è l’attaccamento della città di Fermo, che, d’estate, si sfida per il palio dell’Assunta? Dove sono i genitori di questi adolescenti? Sono mai venuti a conoscenza della loro bravata? Da cosa è originato questo rancore? Cosa hanno voluto dimostrare? A chi? E poi, quanti del branco hanno riso per quelle insulse parole?
Le domande potrebbero continuare a iosa. Senza alcuna risposta. O se qualche risposta ci fosse non servirebbe a nulla. Tale comportamento è sintomo di un malessere. È un appello. Sono stati mai amati veramente questi adolescenti?
Ha ragione papa Francesco, allora, a ripeterci di usare misericordia perchè Dio ha amato senza misura. La misericordia è, forse, l’unica profezia nell’attuale scenario. La invoca Papa Francesco nell’anno giubilare e cade fragorosa come un sasso nello stagno delle assenze e delle inadempienze verso gli altri: adolescenti, poveri, profughi, migranti, sfruttati, emarginati, reietti, scarti umani.
Quegli adolescenti hanno mai avuto qualcuno che li ha fatti sentire stupendi, meravigliosi, un’opera d’arte, un dono per l’umanità? La misericordia è allora un cambiamento di paesaggio. Indica una priorità rimossa dalla cultura dell’individualismo. Non condanna, ma individua nell’humanitas il punto di partenza della realizzazione della persona e della costruzione della società. Il Papa non vuole discorsi. Non esprime concetti. Ma interroga le coscienze con l’esempio, i gesti, le iniziative. Propone come icona il samaritano che si china sull’uomo ferito.
Quei ragazzi, quegli adolescenti, quei giovani chiedono di essere amati a prescindere. Purtroppo dobbiamo anche fare mea culpa. Perché troppo spesso i “nostri” cristiani danno la sensazione di servire una causa perdente, al crepuscolo. Di essere mesti e stanchi continuatori di funzioni pratiche che cambiano soltanto per il numero sempre più esiguo di partecipanti. Questa sensazione è disastrosa. Nessuno sale su una barca che minaccia di affondare. Conquista e contagia, invece, la gioia di chi ha trovato un tesoro, non il lamento di chi ha perduto il portafoglio.
La misericordia allora non è fantasia. È realtà bellissima a cui ogni uomo è chiamato dal Creatore, giacché in un modo o nell’altro ognuno porta la sua pena e ha un cuore per amare. È lecito, però, chiedersi se l’ideale di misericordia proposto dal Vangelo sia un traguardo raggiungibile, vista la facilità della resa di fronte alle opere di misericordia, e quanto l’egoismo restringa il sentimento della compassione e generi rifiuto. Servono cuori come quelli di don Gnocchi, di Madre Teresa di Calcutta, di don Benzi e di tanti altri che si espongono con i bambini abbandonati, con gli anziani soli, con le donne maltrattate, con i feriti di guerra, con i malati che hanno perso la speranza. Bastano pochi esempi di misericordia ad offrire la misura di un crescendo di bontà nella vita della Chiesa; una bontà che influenza anche i non credenti. Il sorgere, nel corso dei secoli, degli Ordini religiosi fu provocato dal bisogno di rispondere alla crescente domanda di opere di misericordia. Schiere di uomini generosi si impegnarono nel riscatto e nella liberazione degli schiavi, nell’assistenza ai carcerati, nell’accoglienza degli orfani, nella cura dei lebbrosi, nella lotta alle malattie endemiche. Chi più della Chiesa si è adoperato per la lotta contro l’analfabetismo, per lo sfruttamento dei minori, per la giusta mercede agli operai, per una maggiore e più equa distribuzione delle risorse, per una doverosa emancipazione della donna? Mons. Oscar Romero, da poco proclamato beato, è stato assassinato per la sua coraggiosa azione di promozione umana. Avrebbe potuto limitarsi a scrivere documenti, a mandare altri a combattere sul fronte della giustizia; volle impegnarsi di persona e pagò con la vita la scelta della misericordia. Madre Teresa, che sarà proclamata santa nell’arco dell’Anno giubilare, da quando scelse di raccogliere i moribondi lungo le strade di Calcutta riuscì a trascinare, nelle opere della nascente sua Congregazione, migliaia di seguaci. Prendersi cura è un’espressione abusata, ma realisticamente adeguata a perseguire il traguardo della misericordia, che tuttavia resta irraggiungibile. Chi mai potrà dirsi “misericordioso come il Padre che sta nei cieli”? •

Rispondi