Ai nostri lettori

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Fondato nel 1892, il giornale diocesano non sarà più stampato. Vivrà online. Non è una novità. La notizia, infatti, è stata annunciata. La Voce delle Marche, storico settimanale prima, quindicinale poi, chiude i battenti, nella versione cartacea.

È probabile che noi de La Voce delle Marche siamo dei pessimi comunicatori. Non ci va però di piangerci addosso né di prendercela con qualcuno. Non ci va nemmeno di autocommiserarci o aprire spazi di autocelebrazione. Sentiamo solo il bisogno di ringraziare chi ci ha manifestato solidarietà e affetto.

Con la chiusura cartacea non si smette però di essere interpreti attenti del nostro tempo. Perché abbiamo ancora un sogno. Il sogno di una Chiesa ricca non solo di vesti liturgiche e vasi dorati ma anche di gente preziosa, magnanime, piena di Spirito Santo. Gente interessata a conoscere, a capire, a pensare.

Ci auguriamo che da qualche parte, in questa Archidiocesi fermana, ci sia un popolo capace di alzare la testa e rinascere. Magari, solo per iniziare a riflettere. Pensare è certamente un lavoro difficile. Inizia con il leggere, con il capire, con il farsi le domande per raggiungere una verità che è sempre punto di partenza per nuove verità. Gesù stesso ha detto che la verità rende liberi.

Vorremmo allora aiutare nella liberazione dalla schiavitù dell’ignoranza, nel confronto con una Presenza, con una storia, con uno Spirito che sempre agisce. Vorremmo aiutare ancora ad avere memoria, passione, responsabilità.

Era il dicembre del 2007 quando Mons. Luigi Conti ci affidò il compito di prendere in mano un giornale allo sfascio. Tante spese e pochi abbonati. Aveva in libro paga tanti giornalisti. All’inizio tante chiacchiere e polemiche. Poi ci siamo trovati ad iniziare in due. Io e una grafica competente: Enrica Mattioli. Poi è cresciuta una redazione ricca di esperienza, di cultura, di professionalità. Con la presenza assidua e costante di Andrea Andreozzi e Gianfilippo Giustozzi La Voce delle Marche ha preso un respiro più autorevole. Insieme abbiamo imparato a scrivere titoli arguti che, forse, hanno fatto arrabbiare qualcuno. Ma dietro il titolo vi è sempre una persona entusiasta, c’è sempre una storia, c’è sempre l’inchiostro di una passione per la Chiesa, per la Verità, per la comunione. Tutti lavoriamo per la maggior gloria di Dio. Offriamo gratuitamente il nostro impegno per svegliare una chiesa locale sonnolenta e apatica.

Perché questo cambiamento, allora?

Perché il mondo è cambiato dal dicembre 2007 ad oggi. Neppure un decennio, eppure c’è stata una rivoluzione informatica. E non possiamo non tenerne conto. Chiudiamo il cartaceo e apriamo la versione online perché vogliamo anche superare i confini geografici ed eliminare gli ostacoli di una distribuzione lenta e obsoleta.

Si cambia anche per i conti in rosso de La Voce delle Marche. I 450 abbonati che, intrepidi hanno continuato a seguirci, non riescono a garantire i costi della stampa e della spedizione. Ci dispiace abbandonare una formula a loro congeniale. Sono loro i più penalizzati. Hanno svolto, in questo tempo, un doppio ruolo: sono stati tutor e fans di quel progetto. Lo abbiamo appurato in molteplici iniziative: dalla pagina dei bambini, ai concorsi fotografici, dai sondaggi al materiale per catechisti e per gli insegnanti di religione cattolica…

Abbiamo fatto quanto potevamo e dovevamo fare. Alziamo le mani, non da sconfitti. Si chiude il mondo di Gutenberg e ci si getta nel cyberspazio, dove tutto è contemporaneo, veloce, immediato. Cambiamo formula sperando così di toccare il cuore e la mente di qualche persona in più. La certezza proviene dal costatare l’aumento di visitatori nella pagina facebook del giornale.

Ecco allora il nostro progetto: offrire La Voce delle Marche online, senza alcuna spesa.

Certo non si sentirà l’odore della carta stampata. Non lo si potrà mostrare sul tavolo a chi entra in casa. Sarà però sempre un modo per restare uniti alla diocesi fermana che è Madre nella fede; per capire e chiedere; per leggere la storia seguendo la Dottrina sociale della Chiesa; per prepararsi a “sentire cum ecclesia”; per vivere la communio auspicata dal Concilio Vaticano II.

Non si può non essere grati al Vescovo che ha sempre scommesso su La Voce delle Marche chiedendoci di continuare ad essere il luogo dove si “pensa” l’attualità. Siamo grati agli abbonati e ai lettori verso i quali abbiamo un debito di riconoscenza. Non abbiamo mai puntato ad avere, quei contributi che fanno stare in piedi mezza editoria, di qualità e non. Abbiamo avuto sempre davanti i nostri “cinque lettori”. E continuiamo sperando che diventino dieci, cento, mille.

L’appuntamento è per il prossimo numero online in programma dal 2 febbraio, festa della presentazione di Gesù al tempio, al sito www.lavocedellemarche.it.

locandina

 

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