E se la periferia non fosse periferia?
Se, cioè, in questo territorio periferico si sperimentassero iniziative da esportare nelle città?
La notte scorsa è scoppiata una bomba dinanzi alla chiesa di San Marco alle Paludi di Fermo.
E’ la terza in ordine di tempo: la prima alla «Canonica» del Duomo, la seconda dinanzi alla chiesa di San Tommaso di Canterbury, la terza è quella odierna.
Tre coincidenze sono un fatto oggettivo.
Dopo l’esplosione, il parroco-abate di San Marco alle Paludi, mons. Vinicio Albanesi ha fatto un’affermazione pesante.
«Presumo – ha detto – che questi gesti derivino da un’area anticlericale insurrezionalista. Credo si tratti di qualcuno che conosce bene i nostri spostamenti».
Il sacerdote ha dunque dei sospetti molto precisi.
Prima deduzione: si tratterebbe di un’area anticlericale che avrebbe l’obiettivo di colpire la chiesa e i suoi simboli.
Il secondo termine: insurrezionalista, rimanda a movimenti violenti, a tentativi di capovolgimento delle istituzioni.
Per logica deduzione, saremmo di fronte a movimenti violenti che si starebbero coagulando nel nostro territorio, oppure a cani sciolti che, grazie a internet, si sentono parte di un disegno più ampio.
Le sacche di povertà e di non lavoro, specie giovanile, sono la coltura ideale per la diffusione di certi bacilli malefici.
C’è da dire – e qui torniamo all’incipit della periferia – che i primi attentati delle Brigate rosse, con il sangiorgese Mario Moretti, vennero portati a segno proprio a Fermo, con l’incendio dei macchinari nella sede della Casa dello Studente gestita da don Luigi Valentini. Una decina di anni dopo le BR uccisero Roberto Peci, fratello di Patrizio, originario di Ripatransone.
Non va scartata neppure l’ipotesi di xenofobi. Don Vinicio, don Pietro Orazi (direttore Caritas) e don Sebastiano Serafini sono impegnati nell’accoglienza degli immigrati e dei profughi.
Senza tralasciare la possibilità di vendette da parte di chi gestisce il racket dei profughi.
Don Vinicio presiede all’ospitalità in Seminario.
Le bombe artigianali fanno anche pensare più ad una intimidazione che ad un vero e proprio attentato.
Ma questo non tranquillizza. A volte il “fai da te” potrebbe rivelarsi più pericoloso dei professionisti.
La Procura della Repubblica ha un caso veramente serio, stavolta. Forse da collegare con altri fenomeni, come quello dei roghi delle auto.
Attendiamo rapide conclusioni.