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Morta Quintilia Mercuri. Il nostro ricordo

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Trovata morta a casa sua a Montefalcone Appennino, Quintilia Mercuri. Il corpo senza vita scoperto dai vigili del fuoco

Un locale con il bancone e il marmo, e il boccale, e il quartino di vetro, e il vino buono e gli ancor più buoni prosciutto salame ciabuscolo. Il pane sempre freschissimo. I panini avvolti dalla carta paglia. Gli specchi alle pareti, la cucina con i rami appesi e la stoviglie lustre sempre, con un bagno dove non c’erano le salviettine del distributore automatico, ma il lino degli asciugamani ricamati. Soprattutto, c’era il sorriso di Quintilia, simpatica, accogliente, disponibile. L’Osteria da Quintilia era un punto di riferimento e di richiamo. Era la tipica osteria dei primi Novecento. Di quelle che la modernità ha spazzato via con tutto il loro sapore di amicizia e calore umano. Sì, perché se a Quintilia le chiedevi di pranzare o di cenare, lei ti indicava… casa sua: la sua sala da pranzo, i suoi mobili di famiglia. Poi, tornava con i vincisgrassi, quelli veri, con l’arrosto e le erbette aromatiche, con la frutta di stagione e la zuppa inglese che era italianissima, montefalconissima: con l’alchermes e il mistrà fatto a casa. Per chiudere, con i suoi biscotti e il suo vino cotto. Quintilia: una gran donna e una istituzione. L’Osteria: pluripremiate, da Slow Food, dal Club di Papillon, dai riconoscimenti su riviste nazionali e internazionali. Un rifugio, anche, dove sono stati concepiti i più bei convegni delle Marche. Nacquero lì, intorno al pesante tavolo della sala i Quaderni di Castel Clementino, gli incontri sull’Insorgenza, i testi teatrali su Luigi Navarra e sulle fate. La frequentavano operai e poeti, pittori e impiegati, scrittori e visionari. Quando, ormai anziana e che non voleva scendere al piano, Quintilia decise di chiudere l’osteria, tanti turisti continuarono a bussare a quella porta. E anche noi ci sentimmo più soli.

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