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RITRATTI: Alberto Mandozzi

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Amandola: parla il presidente dell’Associazione Tartufai dei Monti Sibillini

Una serata stupenda. Con la luna che plana sul Monte della Sibilla. In una casa di quelle tozze, che danno sicurezza. Ai bordi di un’antica strada che da Sarnano porta ad Amandola dove, poco più in là, si scorgono tracce di una lastricatura romana.
Ai fornelli, lui, Alberto, robusto, faccia larga, sorriso franco, tra i maggiori esperti di tartufi. Sta sfornando piatti succulenti per gli amici.
Nei mesi di raccolta va nel bosco, con la famiglia che «sopporta pazientemente le mie assenze dovute a questa passione».
Nei giorni dei “Diamanti a tavola” spiega le mostre in municipio ad Amandola.
Alberto Mandozzi è un profondo conoscitore dei tartufi ed un appassionato dei Sibillini.
Di sé, dice: «Sono un ‘Ammiratore’ della Natura e del suo ‘Progetto’ dove credo però, che nel bene e nel male, l’uomo abbia un ruolo centrale. Per questo dovrà spicciarsi a prenderne coscienza prima che distrugga il suo ‘ambiente di crescita’».
È anche presidente dell’Associazione Tartufai Monti Sibillini che studia, promoziona e valorizza il territorio con convegni ed escursionismo su funghi, tartufi ma anche orchidee spontanee, fiori ed ambiente in generale.
Alberto ha iniziato la ricerca e la raccolta dei tartufi nel 1979. Alla fine degli anni ’90, un’intuizione: i tartufi potevano essere una grande risorsa proprio per il suo territorio. Così ha iniziato a studiarli scientificamente, tanto che nel 2006 ha pubblicato “I Tartufi del Piceno”, per attestarne la presenza piuttosto diffusa. Ha frequentato il corso per Micologo conseguendo l’Attestato e la relativa iscrizione al Registro Nazionale presso il Ministero della Salute.
Se gli chiedete cos’abbiano di diverso dai tartufi di altre zone, sorride. «Morfologicamente sono come gli altri, ma molto diversi dagli altri». E qui sta l’intelligenza del genius loci, perché «Quello che rende attraente il nostro tartufo è il territorio a cui si lega. Il tartufo è ancora coperto da un alone di mistero così come i nostri Monti, bisognerebbe far passare questo concetto». Tartufi e Sibillini, misteri e piatti. E, a proposito di piatti «Non considero il nostro tartufo come prodotto da esportare ma come eccellenza gastronomica da consumare sul posto. Oltre a farlo risultare più profumato perché a km 0, darebbe origine ad un plusvalore rispetto al valore intrinseco della semplice vendita».
Ma come va la montagna? Il Parco Nazionale ha reintrodotto il Cervo e il Camoscio. Alberto pensa «che ci sia bisogno anche di un progetto per la reintroduzione dell’Uomo! Intere frazioni pedemontane sono totalmente disabitate, bisognerebbe incentivare in maniera adeguata le giovani famiglie a svolgere attività ‘compatibili’ ma anche economicamente sostenibili, in questi luoghi. Secondo me non c’è valorizzazione senza presenza umana». •

Alberto Mandozzi è nato ad Amandola, dove vive, il 15 aprile 1958. Diplomato presso il locale Istituto Tecnico Commerciale, ha avuto subito la passione per i tartufi. Conosce i periodi di raccolta: il Bianco Pregiato (Tuber magnatum) dall’ultima domenica di settembre al 31 dicembre; il Nero pregiato (Tuber melanosporum) dal 1 Dicembre al 15 Marzo; il tartufo estivo (Tuber aestivum) va dal 1 giugno al 31 dicembre con una interruzione a settembre. Il binomio Uomo-Cane è quello che più affascina chi si avvicina a questo mondo. Il più costoso è il Tartufo Bianco Pregiato non scende sotto ai 1.000 euro al kg. ma spesso supera anche i 3.000. 

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Un commento

  1. Il tartufo estivo dal 1 giugno al 30 settembre. Poi è la volta dello scorzone invernale, Tuber Uncinatum

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