Petritoli: a “La Scentella” cena con ricette storiche, teatro e musica
Quante sorprese in Terra di Marca. Piacevoli. Gustose. Curiose. Disomologate.
Andate di sera per la Valdaso, arrampicatevi sui colli, scendete per stradine tra alberi di fico, tigli, gelsi, ulivi e viti. E profumo di intensa lavanda. Che è la prima cosa che arriva anche se fuori tempo massimo.
Qui alloggiano B&B e agriturismo, buona cucina e buone maniere. Accoglienza e cultura.
A La Scentella di Petritoli è un mix vincente. Se ci capitate in una dolce sera, né troppo calda né troppo fresca, con luna piena e mare buio sullo sfondo, con torri mute della cittadina e qualche abbagliar di cani nella campagna, se ci capitate, come dicevamo – e com’è capitato – arretrerete di quattro secoli (1600) per poi aggiungerne due (1800). Come? A tavola, con pietanze tratte dalla cucina partenopea celebrata da due immortali: Antonio Latini, nativo di Colle Amato di Fabriano, autore nel 1694 di un trattato intitolato “Lo scalco alla moderna”; e Ippolito Cavalcanti, Duca di Buonvicino, discendente del ben più famoso Guido Cavalcanti di dantesca memoria, che nel 1837 diede alle stampe “Cucina Teorico-Pratica”, in lingua italiana per nobili e borghesi, e in dialetto napoletano per il popolo minuto.
La tavolata, a La Scentella, fuori di casa, circondata di verde, quella sera, è deliziosamente apparecchiata. Il prato è stato rasato con dovizia. Sessanta i commensali. La luce sgorga da lanterne bianche. In cucina, un gran cuoco concentrato e ruminante quasi una poesia, Benito Ricci, ha studiato a lungo le ricette del convivio, e a memoria sa lo scritto: “Prendi un rotolo e mezzo di riso, ma che sia di quello forte, lo lesserai nel brodo chiaro, ed in mancanza anche ne1l’acqua, sia pure per economia, perché vale lo stesso…”. I due autori, scomparsi ma presenti, suggerivano all’unisono “sartù di riso, pollastro domestico in salsa reale, milinsane farsite alla parmeggiana, crostata di Mele alappie e sorbetto al limone”.
L’ospite, che alla romana è colui che ospita, cioè quel “Scentella Petritolusque Robertus”, alias Roberto Ferretti, stringendo mani ed elargendo spontanei e ampi sorrisi, è ideatore di “A cena con scalchi, cuochi e bottiglieri, per apprender l’arte del recitare mangiando ed ascoltar musica soave ne’ secoli sonata”. Dunque, cena con ricette storiche ma anche teatro e musica. L’attore Ugo Brancaccio, di professione medico, ma di passione arruolato “Alla Ribalta” di Roma, ha impersonato, di pietanza in pietanza, Latini e Cavalcanti.
Non giustapposte le musiche, ma ricalcanti quelle dei secoli che videro i due scrittori vivere, gustare, scrivere: musica barocca per Latini e musica del primo ottocento per Cavalcanti. Spartiti tratti dal repertorio di scuola partenopea.
Susanna Bertuccioli è Prima Arpa dell’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, Dante Milozzi è primo Flauto dell’Orchestra Sinfonica della RAI, Annarosa Agostini è soprano e direttore del Coro della Cattedrale di Fermo.
Lo “scalco” Benito è risalito dalle cucine sul finale. Con grandi applausi e soddisfazioni di palato, animo e cervello.
La primavera prossima, di sorprese a La Scentella, ce ne saranno altre. Drizzate le orecchie e affinate l’olfatto.
Intanto: prosit. •