Genius loci: riscoperta della vocazione di terre non eguali
Doveva esserci nevischio, secondo le previsioni meteo. È stata neve. Non certo come in Puglia, comunque niente male.
Martedì scorso affronto la strada che da Contrada Abbadetta di Fermo conduce a Madonna Bruna di Lapedona. Sfiocchetta leggero. Quando raggiungo il punto più alto, con il mare alle spalle, Torre di Palme a sinistra e Fermo sulla destra, il nevischio si fa neve, con fiocchi più grandi e decisi.
Cappello di lana, cappuccio e giaccone impermeabile, sorrido ai consigli tv. Una volta erano nonne e mamme a sollecitare l’uso della sciarpa a coprire il naso. Ora è l’esperto televisivo. L’ovvio corre sul digitale. Ci salveranno le piccole cose???
Qui le case di campagna sono diventate villette nella geometria perfetta dei campi.
Userà ancora la «salata» in proprio? Giorni fa sono stato invitato dove ancora si fa. Alle 9:30, sul tavolo sono comparse le prime bistecchine di suino. Vini rossi ad innaffiarle.
Martedì 17 sant’Antonio abate. Il patriarca del monachesimo è raffigurato col bastone dall’impugnatura a forma di tau, un maialino accanto e una campanella.
C’era un’usanza. Ancora la si pratica a Grottazzolina, Lapedona, Montegiorgio e nei paesi dell’entroterra fermano: il giorno di sant’Antonio si portano gli animali sui sagrati per la benedizione distribuendo pani particolari: «le panette».
Ora il monastero delle monache domenicane di Loro Piceno – già rocca dei Brunforte – è chiuso. Quando le suore operavano, racconta Tommaso Lucchetti nel suo Feste dello Spirito, preparavano per questo giorno dolci e focacce con l’effigie di sant’Antonio. Lo attestano gli stampini trovati nell’antica cucina.
La storica Margarethe Riemschneider, studiosa di Celti, è sicura che il piccolo maiale fosse un cinghiale. Anche il Pisanello dipinse il santo con l’animale sacro ai Druidi. Lo si può ammirare alla National Gallery di Londra. Per la campanella, lo specialista di miti e leggende Alfredo Cattabiani era sicuro che simboleggiasse il grembo materno: la terra accogliente.
I campi che fiancheggiano la strada di terra e poi d’asfalto malmesso stanno riposando.
«Sotto la neve pane» recitava un vecchio detto contadino. È il tempo del riposo della natura e dell’agricoltore. Nelle società tradizionali era il tempo della purificazione degli uomini, degli animali e dei campi. «Rinnovamento del cosmo» sempre secondo Cattabiani.
Nei Fasti, Ovidio scriveva: «State alla pingue greppia cinta di serti, o giovenche, per voi verrà il lavoro con la dolce stagione. L’aratore sospenda al palo l’aratro dimesso: la terra quand’è fredda teme ogni solco».
Martedì mattina, prima di partire, ho fatto colazione con i krumiri.
Sono dolci di Casale Monferrato. Bella scatola di latta e, soprattutto, bella la storia scritta che accompagna i prodotti risalenti a fine Ottocento. Il comune di Casale l’ha sposata, quella storia, e se ne fa vanto, racconto e promozione.
La ripresa dei nostrani borghi del dopo sisma potrà ripartire coniugando genius loci, che vuol dire riscoperta della vocazione di terre non eguali, e denominazioni comunali, che vuol dire cibi, lavori artigianali e feste, tradizionali e certificati
A Madonna Bruna c’era una chiesa suggestiva… •