“Praesentire cum ecclesia”. Teilhard: un pensatore d’avanguardia

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Fermo: alla libreria Ubik presentato il volume di Giustozzi attraverso un confronto dell’autore con il dottor Giovanni Zamponi 

Risvegliare un mondo culturale appiattito sul già detto. È questa la sensazione che ho avuto dopo aver vissuto un pomeriggio dentro la libreria Ubik di Fermo nella quale Gianfilippo Giustozzi stimolato dalle domande di Giovanni Zamponi ha presentato il suo ultimo lavoro: Pierre Teilhard de Chardin: geobiologia/geotecnica/neo-cristianesimo un tomo di 665 pagine edito da Studium.
Dopo una presentazione del libro fatta da Giovanni Zamponi in cui sottolineava tre cose:
1) la semplicità della scrittura nell’esprimere concetti difficili;
2) l’approccio particolare di una presentazione cronologica degli scritti di Teilhard;
3) l’orizzonte evolutivo non assurdo ma tendente ad una pienezza in cui si sviluppa la figura e la riflessione del gesuita.
Quindi la parola è passata a Giustozzi. Il quale ha raccontato per sommi capi l’esperienza biografica di Teilhard. Esperienza significativa senza la quale non si capirebbe la sua riflessione e l’evoluzione del suo pensiero. Pierre Teilhard de Chardin nasce in Francia ad Orcines, il primo maggio 1881 e muore a New York, il 10 aprile 1955. I suoi interessi spaziano dalla paleontologia alla mineralogia, dalla fisica alla chimica, dalla teologia alla filosofia. Nel 1899 entra nella Compagnia di Gesù e studia teologia in in Gran Bretagna.Nnel 1912 viene ordinato sacerdote.
La prima guerra mondiale rappresenta per Teilhard la sua nascita interiore. Milita nelle trincee sul fronte franco-tedesco dove segue, in prima linea, per tutto il corso della guerra gli spostamenti del suo reggimento in qualità di barelliere. Di notte scrive le sue riflessioni che conserva in un bauletto di ferro. È instancabile. Alla fine della guerra fu insignito della croce al merito e nominato Cavaliere della Legion d’Onore.
Ad un suo amico scrive che sotto i fuochi incrociati dove infuria la battaglia non si ha il pensiero del passato o del futuro, si ha la percezione dell’attimo, del presente. Tutte le illusioni legate alla carriera, alle cose futili, all’apparenza sono spazzate via dalla realtà di corpi feriti o non più in vita.
Nel tentativo di conciliare la teoria evoluzionista e la dottrina del peccato originale, espresse opinioni non conformi alla dottrina ufficiale della Chiesa in un documento inviato ad un docente di Lovanio. I superiori della Compagnia di Gesù, con un provvedimento disciplinare, lo costrinsero a dimettersi dall’insegnamento di materie scientifiche, lo invitarono a non pubblicare più nulla su temi filosofici-teologici e gli imposero il trasferimento in Cina, dove si era già recato nel 1923 per conto del “Museo di Storia naturale di Parigi”, e dove rimase dal 1926 al 1946.
Per capire il pensiero teologico del gesuita, secondo Giustozzi, occorre abbandonare il paradigma agostiniano per entrare in un altro ordine di idee.
Dio non si è incarnato per riparare la colpa dell’uomo. Si è incarnato per indicarci un cammino di “amorizzazione” della vita.
L’umanità è chiamata ad evolversi da un meno ad un più. Purtroppo il neolitico è già passato, ma l’uomo resta radicato a quell’età senza avere la forza di pensare oltre. Teilhard indica la meta di “un punto omega” dove l’universo e l’umanità debbono incamminarsi.
Negli scritti di Teilhard de Chardin si nota una struttura convergente dell’universo. Da nascosta si manifesta grazie al suo principio per il quale «tutto ciò che sale converge». Questa per Teilhard è la legge dell’evoluzione della materia (biosfera) e dello spirito (noosfera). Quindi il gesuita esprime fiducia nel progresso, (in-avanti) e in Dio (in-alto).
Grazie a questa intuizione Teilhard elabora una sintesi che abbraccia l’intera storia dell’universo e dell’umanità, da paleontologo che guarda al passato della specie ma anche da vero e proprio teologo se non da profeta dei nostri giorni che similmente guarda all’avvenire della specie.
Teilhard enucnia poi tre grandezze incommensurabili: l’universo, il microcosmo e il complesso. Esiste cioè una legge della complessità.
La legge di complessità è la tendenza che esiste all’interno della materia a diventare maggiormente complessa e allo stesso tempo ad accrescere la coscienza.
La tendenza della materia a rendersi sempre più complessa si può osservare nella storia dell’evoluzione della Terra. La materia diventa più complessa passando dallo stato inanimato, alla vita delle piante, alla vita degli animali, alla vita dell’uomo. Si potrebbe anche dire dalla geosfera, alla biosfera, alla noosfera della quale fanno parte gli esseri umani in quanto sono dotati di coscienza in grado di riflettere su sé stessa. Al procedere dell’evoluzione attraverso la geosfera, la biosfera e la noosfera, la materia aumenta in modo continuo sia la complessità che la coscienza.
Per Teilhard de Chardin, la legge di complessità si estrinseca anche nella forma della socializzazione dell’umanità. A mano a mano che gli esseri umani accrescono la vicinanza e il contatto fra di loro, i loro modi di interazione diventano progressivamente più complessi in forma di reti sociali meglio organizzate in grado di contribuire ad un aumento complessivo della coscienza, ovvero della noosfera. Teilhard de Chardin immagina anche una soglia critica, che chiama “Punto Omega”, che costituisce il punto più alto di complessità (socializzazione), e quindi di coscienza, che l’umanità può raggiungere. A questo punto la coscienza travalica lo spazio e il tempo e si colloca su un altro e più elevato piano dell’esistenza dal quale non può più tornare indietro.
Scrive in “Il Futuro dell’uomo”: «Più un essere è complesso, in base alla nostra Scala di Complessità, più esso è centrato su se stesso e per questo diventa più consapevole. In altre parole, più elevato è il grado di complessità in un essere vivente, maggiore è la sua coscienza; e viceversa. Le due proprietà variano in parallelo e in modo simultaneo. Se vogliamo rappresentarle in forma di diagramma, esse sono equivalenti e intercambiabili».
Rispondendo ad alcune domande del pubblico Giustozzi ha indicato come in Teilhard non si parla di panteismo ma di pancristismo; che il peccato originale è un dato di fatto da superare con l’amorizzazione; che l’inferno esiste ma è creato da ciascuno. Ha concluso con una preghiera di Teiilhard: “O Gesù, fa che io, diventando cristiano, non divenga disumano”. •

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