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Quanto tempo impieghiamo per inviare una mail?
Quanto per rispondere ad un messaggio? O per leggere un documento?
E quanto per informarci sulle ultime notizie nel mondo?
La risposta è: assai poco.
Con l’introduzione di Internet e dei nuovi supporti tecnologici, comunicare, lavorare ed informarsi non è mai stato più rapido. Ma non più semplice.
Nel nuovo scenario tecnologico in cui ogni utente dispone di più canali social ed ha libero accesso alla rete, viene a contatto quotidianamente con un numero illimitato di notizie. Uno dei principali problemi della nuova informazione digitale è che, dato che ognuno di noi, dalla propria postazione, possedendo competenze o meno, può generare notizie. Tutti scrivono in rete, tutti commentano e forniscono dati e informazioni che altri leggono e prendono in considerazione. Siamo sia fruitori che produttori di materiale digitale. In questo modo si genera un “caos informativo”, un sovraccarico di informazioni che porta inevitabilmente alla creazione di fake news. Le notizie false si espandono a macchia d’olio perchè gli utenti non sanno scindere la notizia vera da quella falsa. Sono pochi coloro che hanno le giuste competenze e che sanno far fronte a questo tipo di problematiche che ci troviamo ad affrontare quotidianamente.
Ma allora che cosa possiamo fare?
Cosa occorre all’informazione digitale per essere più credibile ed efficace?
La vendita dei giornali cartacei ha subito un drastico calo nell’ultimo ventennio a favore di un fiorente gionalismo online, con conseguenze sia positive che negative. Da un lato, oggi, è possibile essere sempre aggiornati sui fatti quotidiani; le notizie sono tempestive e non occorre aspettare l’uscita del giornale il giorno dopo. Basta collegarsi ai propri canali social o al sito della testata giornalistica e leggere tutti gli sviluppi su un determinato fatto. Dall’altro però si incappa inevitabilmente nel rischio di mettere a repentaglio l’importanza dell’informazione stessa, abbracciando il principio che l’abbondanza porta indifferenza e dove resta sempre più difficile distinguere i contenuti attendibili dalle fake news.
Diventa importante allora chiedersi, nello scenario attuale, chi compie una selezione di contenuti?
Oltre ad accrescere dentro ognuno di noi uno spirito critico e tenere in considerazione le fonti da cui attingiamo informazioni, un ruolo decisivo viene svolto dal giornalista. Il giornalista di oggi è ben diverso da quello che conosciamo. Innanzitutto dobbiamo smettere di vederlo nell’ottica di colui che esce dal proprio ufficio e va a caccia di scoop. Il giornalista del nuovo millennio è online. E non è più un semplice nome in fondo ad un articolo, bensì un personaggio dotato di fama e seguito, che oggi viene idolatrato e domani potrebbe essere messo alla gogna dai suoi stessi seguaci. È un’autorità, è un punto di riferimento, è un opinionleader. E come tale deve rispettare questo rapporto di fiducia che instaura con i suoi lettori, fungendo da filtro con le notizie del web. Deve navigare sapientemente in quel mare informativo che è la rete e deve saper riconoscere le notizie attendibili, scartare le bufale e portare sotto gli occhi dei lettori quello che molti scelgono di tenere nascosto. Seppur la carta stampata ne soffre, non è possibile fermare l’evoluzione e i cambiamenti ormai effettuati nella nostra società. Il quotidiano ha subito attacchi ogni volta che una nuova invenzione ha fatto il suo ingresso nella società: la televisione, la radio e ora Internet. Ciò che conta non è il formato su cui si leggono le informazioni, ma i contenuti. Cosa scegliamo di pubblicare, come lo veicoliamo alle masse e cosa queste comprendono, quali dibattiti nascono. Non per forza di cose il nuovo deve essere visto come sconveniente o parassitario solo perchè stravolge la nostra quotidianità.
Possiamo dire che il desiderio espresso da Tim Berners Lee, considerato il padre del World Wide Web, si sia – quasi – realizzato: “Avevo (e ho) un sogno, che il web potesse essere meno un canale televisivo e più un mare interattivo di conoscenza condivisa”. •

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