Le linee maestre dell’Arcivescovo Luigi Conti
«Ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede». Con questa frase di S. Paolo (2Tm 4,7) si può riassumere la vita di mons. Luigi Conti Vescovo (tra qualche settimana emerito) della diocesi di Fermo. Più volte ha richiamato il suo clero a rimanere saldo nella fede. Quella fede insegnata e vissuta dai genitori di Luigi ad Urbania, paese natale. Spesso mons. Conti ha raccontato la sua vocazione dovuta alla famiglia. Adolescente, ha vissuto il dolore di perdere una sorella. E lui si è arrabbiato con Dio. Non condivideva con i suoi genitori la preghiera serale. Da sotto le coperte, in camera, però li sentiva ripetere, nonostante il lutto, “Padre nostro… venga il tuo regno… sia fatta la tua volontà”; oppure “Prega per noi adesso e nell’ora della nostra morte”. Non riusciva a capire come si potesse pregare il Rosario e credere dopo una ferita così grande.
Eppure i suoi genitori erano lì a testimoniare e trasmettere la fede fondata sulla roccia. Quella fede, poi recuperata, lo ha fatto entrare in seminario. È stato ordinato sacerdote il 26 giugno 1965 e mandato a Roma a studiare. Nella capitale ha servito la Chiesa nella Congregazione dei Vescovi, poi è stato viceparroco a Centocelle e parroco a Tor de’ Schiavi, sempre al Prenestino, quindi è stato chiamato come rettore del Seminario Romano.
Da rettore ha incontrato spesso il papa, oggi santo Giovanni Paolo II. Una volta, ha raccontato lo stesso mons. Conti, dopo essere stato in udienza privata dal Papa, nella sua casa all’ultimo piano del Palazzo apostolico, udienza chiusa con un momento di preghiera in Cappella, è scoppiato un temporale. Il Papa stesso gli ha prestato il suo ombrello per ritornare in Seminario. Quell’ombrello che Mons. Conti “non è riuscito a restituire” è adesso una reliquia preziosa che continua a proteggerlo con la grazia di quel Santo Padre. Come Vescovo, consacrato il 21 settembre 1996, ha dovuto spesso rifugiarsi sotto quell’ombrello di grazia.
L’ho incontrato la prima volta a Macerata, sua prima sede episcopale, per un’intervista al settimanale diocesano. Poi è stato eletto Arcivescovo di Fermo (13 aprile 2006) e ha fatto il suo ingresso in Diocesi il 4 giugno 2006.
Potrei raccontare i miei numerosi incontri con lui da assistente dell’Unitalsi, da parroco, da direttore de La Voce delle Marche, da Rettore del Seminario. Ho conosciuto infine un vescovo capace anche di potare, seppure nella misericordia e nel perdono, perché la vite porti più frutto. •