NOTA PASTORALE NUMERO 9
La Lectio proposta dal Vescovo per l’inizio dell’anno pastorale 2014-2015 parte dal commento alla prima lettera di Pietro proponendo il tema della correzione fraterna, in modo che questa si stabilisca come metodo di vita comunitaria, in primis, negli Organismi di partecipazione e di riflesso nella vita delle famiglie e delle relazioni a essa collegate. Per la fondazione di questo metodo Sua Eccellenza fa un excursus di passi della scrittura che delucidano il senso della cura fraterna. Inizia con il racconto della caduta che narra l’origine del peccato, passando attraverso Gen 4 in cui si narra la nascita della prima famiglia, anch’essa “sotto il segno del peccato”. In questo brano pone l’accento in particolare sul versetto 9 per evidenziare come la cura vicendevole sia venuta meno: “Allora il Signore disse a Caino «Dov’è Abele, tuo fratello?». Egli rispose: «Non lo so. Sono forse io il custode di mio fratello?»”. Infatti, nel passo la custodia dell’altro non è presente e l’uomo si è allontanato da Dio.
Poi Mons. Conti passa al commento di Mt 18 ed evidenzia come la correzione fraterna sia custodia del fratello attraverso la riconciliazione. Inoltre ci ammonisce ricordandoci di non imbattere nella tentazione del chiarimento, poiché questa, a volte, ci porta a non chiarire, anzi a non ricostituire una comunione con l’altro. L’atteggiamento consono consiste nel chiedere perdono per primo per aver giudicato il prossimo, solo così si potrà condividere il dolore del suo peccato. In seguito, riportando l’esempio di “farsi lavare i piedi” (indicata come un’azione più difficoltosa rispetto a quella di lavarli) ci presenta la caratteristica dell’abbassamento, ovvero il farsi correggere dall’altro come elemento importante per la relazione con il prossimo. Tale condotta ci permetterà il sostegno e la cura vicendevoli.
Oltre a ciò, il Vescovo accende un campanello di allarme riguardo al perdono poiché sostiene che spesso noi cristiani inciampiamo proprio su tale termine. Difatti spesso abbiamo una scarsa capacità di perdonare e per questo motivo traccia 6 vie attraverso cui potervi giungere mediante la correzione fraterna:
1. La preghiera di coppia;
2. Il perdono;
3. Il sostegno del peso altrui;
4. Il bello in ogni uomo;
5. La riconciliazione;
6. La misericordia.
Tutto ciò per designare la strada da seguire, ovvero quella dell’imitazione di Cristo, guardare a Lui e a ciò che ha fatto.
Dallo scritto si evince che la vera correzione fraterna è dolorosa se fatta con amore, verità e umiltà. Pertanto provare soddisfazione o qualunque sorta di piacere nel correggere gli errori altrui non sono condotte adeguate considerato che tutti sbagliano. Quanti vedono la pagliuzza nell’occhio del fratello e non si accorgono della trave che è nel proprio occhio? I fratelli che peccano vanno corretti con carità, poiché come dice spesso Papa Francesco, “quando ti dicono la verità non è bello sentirla, ma se è detta con carità e con amore è più facile accettarla”.
La lettura mi ha fatto pensare al passo di Eb 10,24: “Facciamo attenzione gli uni agli altri per incitarci all’amore e alle buone opere, […] esortandoci a vicenda […]”. In questo versetto si precisa l’importanza della cura, della custodia e della responsabilità verso il fratello. Il fare attenzione, accorgersi di ciò che accade ed essere vigili che vuol dire non essere presi solo da noi stessi e dai nostri interessi secondo la tendenza predominate oggi.
Non essere estranei al fratello e a ciò che gli succede, bensì guardare prima a noi stessi e poi alla trave che è nell’occhio del vicino. L’egoismo e l’indifferenza sono i mali del nostro tempo ma il Vescovo Luigi ci richiede di andare oltre, di fare un passo in avanti e di assistere con amore e sottomissione il fratello come se si trattasse di noi stessi.
Sentirsi responsabili degli altri e desiderare il loro bene è il giusto cammino da intraprendere, giacché sono occasioni di salvezza e beatitudine. La cura tuttavia riguarda tutto l’altro, tutta la persona nel corpo e nell’anima. Questa cura per portare risultati deve divenire reciprocità, attenzione degli uni verso gli altri, quindi curare ma farsi anche curare. E che le parole in 1 Pt 2, 12, inserite sul finire del testo, ci spronino ad adoperaci per il bene, il servizio e la carità: “Tenete una condotta esemplare fra i pagani perché, mentre vi calunniano come malfattori, al vedere le vostre buone opere diano gloria a Dio nel giorno della sua visita”. •