Arti e artisti

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L’Altissimo ex-presso attraverso l’opera d’arte

Lo specchio dell’artista è Dio, anzi è Dio che si specchia nell’artista. Il marchio che imprime l’Altissimo viene ex-presso attraverso l’opera d’arte; sì che l’anello di congiunzione tra la terra e il Cielo ha come punto si sutura l’assimilazione da parte del creator (con la c minuscola) dell’Opera prima del Creatore (con la C maiuscola), al punto che quegli si fa iniziatore di un discorso aisthetico che nel trasumanare dell’opus diventa ex-statico.
Varie sono le forme di arte: la più alta è la musica, in quanto polisemica.
Dal canto suo, la poesia “crea” (to poiein), ci sono poi le arti figurative, la danza, tutte le espressioni del creato in speculum et in aenigmate, l’agognata fiera e la rosa gialla di Borges,  la “rosa che non colsi” di Gozzano, l’erica di Celan, Silvia di Leopardi: quell’anello, per l’appunto, che salda i due “estremi” del symbolon (il “farsi” dell’eidon) e che talvolta diviene au contraire allegoria.
Nondimeno, parlando d’altro l’arte si immette in un circuito di mimesi che la fa ascendere all’Iperuranio: come insegnavano i latini, il Corpus mysticum, una volta partorito, è eterno, non può morire, sopravvive all’artista che è un po’ – diceva una grande mistica – la matita di Dio – ove per matita si intende l’utensile di cui il “fingitore” fa uso per le sue ex-pressioni.
Secondo Von Balthasar, la Bellezza è l’attributo precipuo dell’Onnipotente, che, quando diventa criterio veritativo, in quanto tale si trasforma anche in bonum (bello deriva da bonicellum, piccolo bene).
Nella pittura realista o astratta che sia, nella creazione letteraria (in particolare nella poiesis), nell’acme che toccano le note unite in mirabile consonanza per poi naufragar dolcemente in una sovrannaturale distensio, è dato contemplare il momento agonico, particella e tutto di un infinito infinitesimo che è già qui e ora, sol che se ne brami carpire il Soffio. •

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