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Bianco e nero

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Riflessioni sull’omicidio di Pamela e la sparatoria di Macerata

Aveva in casa gli abiti di Pamela Mastropietro, sporchi di sangue, e c’erano altre tracce ematiche che rimandano sicuramente alla vittima. Si chiama Innocent Oseghale l’uomo di origini nigeriane dichiarato in stato di fermo per omicidio per la morte di Pamela Mastropietro, la 18enne romana il cui cadavere fatto a pezzi è stato trovato ieri mattina in due valigie nelle campagne di Pollenza.
È quanto scoperto dai carabinieri del Nucleo investigativo della Compagnia e del Comando provinciale di Macerata.
Oseghale, 29 anni, in possesso di permesso di soggiorno scaduto e con precedenti di polizia per stupefacenti, domiciliato proprio in via Spalato 124, nella città marchigiana, la stessa via dove la ragazza è stata vista viva l’ultima volta martedì 30 gennaio. Un testimone ha riferito agli investigatori dapprima della Questura di Macerata e poi ai carabinieri di aver visto l’uomo nella tarda serata del 30 in possesso delle valigie contenenti i resti della povera diciottenne e in prossimità del luogo dove le stesse sono state rinvenute da un automobilista di passaggio.

La droga, maledetta bestia. Ti blandiscono, avvicinandoti con lusinghe, promettendoti il Nirvana. Poi i ceffi te la fanno provare e ci caschi dentro, risucchiato come in un gurgite, senza –  troppo spesso, ahinoi!… – trovare il minimo appiglio per risalire dal fatale baratro. La droga. La si assume per dimenticare, per colmare le proprie frustrazioni. Per compensare vuoti esistenziali che affondano le radici in seno alla comunità, quasi sempre nella famiglia “assente”, superimpegnata nel lavoro, distratta da troppe chimere. La droga. Uno dei paradisi artificiali come l’alcol il sesso sfrenato l’uso indiscriminato degli strumenti tecnologici, per evadere da quel letamaio che è il mondo. È difficile incontrare se stessi. Talvolta è terrificante, come scriveva la grande Emily Dickinson: ma prima o poi bisogna farlo, perché, differendo a data da destinarsi l’appuntamento, non si fa altro che spostare in avanti le lancette dell’orologio. Di quell’orologio che, prima o poi – come nel suo delirante visionarismo Salvador Dalì ha marchiato a fuoco sulle tele – si scioglieranno irreparabilmente, inesorabilmente: scacco matto.

La vicenda che ci occupa ha ancora contorni sfumati. Occorrerà l’esame tossicologico e necroscopico per accertare le cause della morte. Anche se, a fiuto, un “dato” è certo: è stato un rapporto incubo-succubo, la ragazza era presso una comunità da cui era scappata altre volte. Anche lei era franata dentro al crepaccio, avevano provato a salvarla …poi la fuga, l’ultima fuga. Sulla dinamica dell’omicidio, è ben vero, deve ancora  farsi piena luce. Ma alcuni indizi sono inoppugnabili. Nessuna tentazione contro la xenofobia, per carità. Ma come diceva, puntuto e arguto come sempre, Oscar Wilde,  “posso resistere a tutto, meno che alle tentazioni”.

Ps. La Misericordia,  fiore in boccio spezzato da una falce troppo crudele, ti accolga tra gli Angeli.

La sparatoria di Macerata ha innescato una spirale senza fine: bianco contro nero, come in una allucinante onirica (ma reale) partita a scacchi. Chi vincerà…? Scacco Matto, la regina è caduta… purtroppo la regina – in senso metonimico – è ancora saldamente attaccata alla sua poltrona!… di chi la colpa di tutto questo…? del nero o del bianco, del popolo o del sovrano?… Quello che abbiamo davanti agli occhi – che a volte assume le tinte di una pellicola horror – è e il frutto di una politica dissennata e allegra, che va avanti da anni, sistematicamente impune. Insensibile quanto indifferente a ogni nefasta conseguenza di un modus operandi (et imperandi) che definire disinvolto è poco. Come uscire da un tunnel che sfocia in un vicolo cieco?… Si schierano da una parte benpensanti e buonismo, dall’altra chi, giustamente indignato, non ne può più della  situazione e vorrebbe un po’ di tranquillità. Oltre naturalmente a qualche certezza. Ma la colpa, in fondo in fondo, è in ciascuno di noi, che bon gré mal gré rivestiamo ogni giorno il ruolo speculare di vittima e carnefice. Tuttavia, il potere costituito, pur essendo costituito da uomini, è ben altro: Comanda. Coarta il nostro pensiero, per quanto, da persone intelligenti(?), facciamo di tutto per non cadere in trappola. E non si tratta di denegato amore per il fratello né di sconfessare il proprio credo: solo di numeri, di matematica – pura razionalità cartesiana -.
In questo Paese ridotto a peggio di un bordello non ci si entra più, non c’è lavoro, (ci)si di-spera. Per cui carità sì, ma con il cervello: perché le buone maniere e i buoni sentimenti senza l’uso della materia grigia rischiano solo di provocare guai irreparabili. Ecatombi, cadaveri sventrati. E così non sia. Ma tutti – nessuno escluso – devono esserne coscienti e ribellarsi, la schiena dritta e il coraggio delle idee. •

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