Sui fatti di Macerata:
Luca Traini non rappresenta la politica. Su questo sono tutti d’accordo. Ha commesso un reato e pagherà. Appartiene a quella fascia sociale turbata e turbolenta, amante della forza e delle ragioni della prepotenza. Ne vedo nelle sale d’attesa, nei parcheggi, agli stadi ecc. Soggetti mentalmente grossolani, facili ad attivarsi per riflesso quasi automatico.
Non credo che il gesto delinquentesco del Traini sia approvato in quanto tale da qualche schieramento politicamente definito. Il problema è che ne è largamente condiviso il movente da una larghissima fascia di popolazione che pur nel gesto non si riconosce. E questa fascia non è né fascista né razzista, semplicemente vorrebbe che l’immigrazione non rendesse ipertrofica quella devianza sociale e delinquenziale nostrana già abbondante di suo.
Ecco perché il pur sacrosanto manifestare contro fascismo e razzismo – naturalmente deprecabili e pericolosi – può finire per avere il sapore, soprattutto in questa fase, del falso scopo, dell’artificioso, del pretesto per nascondere l’inerzia politica, dello sviamento dell’attenzione per dissimulare la carenza di idee e di proposte, con il rischio di legittimare ciò che si deve ostacolare e di sostenere, indirettamente, le idee politiche di concorrenti contrapposti. Mentre il demone profondo della società, aizzando una propria finta estrusione mediante una strumentale autoidentificazione momentanea con un pur colpevole capro espiatorio, può continuare indisturbato a dominare la società medesima.
Nella catena delle cause ciò che è successo a Macerata ci fa risalire al mondo dello spaccio delle droghe, al mondo della prostituzione e della tratta di schiave e schiavi, al mondo della circolazione di denaro illegittimo, al mondo… ecc.
Ma chi alimenta questi mondi se non una comunità umana drogata, schiava dell’infinita e depravata liberazione sessuale, infantilmente reattiva, talmente impregnata di principio del piacere soggettivo da dimenticare che esiste anche un oggettivo principio di realtà, talmente illusa da credere che si possa praticare con virtù qualsiasi vizio, talmente fessa da stimare vizi e virtù solo fatti privati e non, invece, fatti inesorabilmente pubblici?
Ecco, per cacciare effettivamente il demone che controlla la nostra corrotta convivenza, o almeno provarci, bisognerebbe manifestare tutti i giorni contro le false emancipazioni che da decenni ci stordiscono, contro l’idea di libertà intesa come libertinaggio liberticida, contro il dilagare di un individualismo edonista e coatto, contro i vizi (superbia, avarizia, lussuria, ira, gola, invidia, accidia) e a favore delle virtù.
Il pensiero dominante ha enormi responsabilità nei riguardi della corruzione che ci sommerge e da esso non verrà mai alcuna iniziativa di metànoia; men che mai dal mondo politico che di quel pensiero è succubo. E il demone – secondo le acute analisi di René Girard – continuerà imperterrito la sua opera di devastazione.
Fino a quando? •
SE IN ALTO GUARDO…
Se in alto guardo, vedo quanto costa
ai passi esausti il mio tornare altrove;
domande antiche attardano la sosta,
fotografie d’antan sbiadite e nuove.
E mentre il sole amico piú sú sale
e il carro della notte allevia il corso,
in te, evidenza attesa, ciò che vale
non abbrevia al mio dubbio il suo percorso.
Così, tra quella vetta e le sue falde,
sosterrò il cielo quando sarà oscuro,
volgendo lievi a te orazioni e calde
che a me incerto t’avvolgi di futuro.
Ma sì reclama la mia libertà,
sebbene “invita”, e la tua verità.
Giovanni Zamponi