1. Rimettere il lavoro al centro dei processi formativi. Per ridurre ulteriormente e in misura più consistente la disoccupazione giovanile. Occorre intervenire in modo strutturale rafforzando la filiera formativa professionalizzante nel sistema educativo italiano.
2. Canalizzare i risparmi dei Piani individuali di risparmio (PIR) anche verso le piccole imprese non quotate che rispondano a precise caratteristiche di coerenza ambientale e sociale, stimolando l’investimento dei patrimoni familiari delle generazioni adulte.
3. Accentuare il cambio di paradigma del Codice dei contratti pubblici,
• potenziando i criteri di sostenibilità ambientale;
• inserendo tra i criteri reputazionali i parametri di responsabilità sociale, ambientale e fiscale con certificazione di ente terzo;
• varando un programma di formazione delle Amministrazioni sul nuovo Codice.
4. Tenendo conto delle scadenze e dei vincoli europei, rimodulare le aliquote IVA per le imprese che producono rispettando criteri ambientali e sociali minimi, oggettivamente misurabili (a saldo zero per la finanza pubblica) anche per combattere il dumping sociale e ambientale.
È stata molto apprezzata la parola del papa Francesco: «L’innovazione tecnologica va guidata dalla coscienza e dai princìpi di sussidiarietà e di solidarietà. Il robot deve rimanere un mezzo e non diventare l’idolo di un’economia nelle mani dei potenti; dovrà servire la persona e i suoi bisogni umani». Il Papa ha anche chiesto alla Chiesa in Italia di essere «lievito sociale» per contribuire con laici preparati e con risorse a formare una nuova cultura del lavoro a favore di tutti. Nel convegno si è sostenuto che per fare la quantità di lavoro occorre puntare sulla sua qualità e creare occupazione e sviluppare veramente l’Italia con un progetto e non solo con misure occasionali o “emergenziali”. L’enciclica “Caritas in Veritate” parla di “civilizzazione della economia”, non un’economia di mercato ripiegata sulla massimizzazione del profitto e che finisce quindi per uccidere, ma un’economia che antepone ad esso un fine di utilità sociale che incontra chi cerca il lavoro. Dalle risultanze Ocse, nel decennio 2008-2018, l’Italia ha perso il 10% del prodotto interno lordo. Il lavoro è produttività, se manca l’uno manca l’altra. •
Carlo Fattoretta