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Il lavoro richiede serietà e responsabilità

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I quattro punti cardinali dell’incoscienza e dell’incompetenza

Dobbiamo, anzitutto, osservare come il lavoro è il fondamento della nostra Repubblica e, nella visione della nostra Carta Costituzionale, rappresenta il mezzo attraverso il quale un soggetto realizza la propria dignità di persona; quindi un mezzo indispensabile per esprimere la propria responsabilità.
Il mondo del lavoro è un universo articolato e complesso, fatto da chi lavora, da chi dà lavoro, dai professionisti che assistono i datori di lavoro, dai sindacati che assistono i lavoratori, dallo Stato che ne detta le leggi, dagli Enti pubblici che ne stabiliscono le regole e ne controllano il rispetto. Un universo senza il quale la vita delle persone perderebbe di significato, di dignità e senza il quale non si creerebbe benessere e futuro. Un mondo in cui non è facile muoversi: leggi complesse, eccessiva burocrazia, troppe disuguaglianze, troppe tasse, troppi disonesti. In nome del lavoro molte persone, imprenditori e lavoratori, si “spezzano la schiena” cercando di tenere insieme profitto, interesse sociale, legalità e correttezza, ma ci sono anche soggetti che utilizzano il lavoro per un proprio interesse, dimentichi del valore che ad esso assegna il pensiero cristiano e la Costituzione. Non scordiamo chi, come i mafiosi, ricicla denaro sporco e pretende di riscuotere il pizzo, chi manipola gli appalti, chi paga tangenti e chi le riceve, chi si fa raccomandare e chi raccomanda, chi “sporca” il mondo o ne sfrutta all’estremo le risorse, chi non paga le tasse e chi minaccia la salute di tutti producendo cibi velenosi. Un universo in cui ci sono persone corrette, che lavorano e vivono onestamente, con la tensione e la preoccupazione di fare bene; ma anche un universo in cui ci sono persone tese solo al proprio interesse contravvenendo alle leggi e al rispetto degli altri. Persone che lavorano e vivono disonestamente e che oggi, in uno dei tanti nostri luoghi comuni, chiamiamo “furbetti.
1) Chi sono i furbetti del lavoro?
Li possiamo riconoscere anzitutto tra i lavoratori che, in una legislazione, quella italiana, oggi tra le più avanzate al mondo, che tutela le situazioni di malattia, infortunio, maternità, handicap, si sentono autorizzati a farsi rilasciare, da medici conniventi, certificati falsi o ad usare permessi della nota legge 104 per andare al mare, anziché provvedere alle cure dei propri familiari ammalati. Abbiamo lavoratori, soprattutto nel settore pubblico, che timbrano il cartellino e poi vanno a passeggio o lavoratori che non fanno il proprio dovere pensando di essere comunque tutelati dall’art. 18. Il malcostume corrode anche gli ambienti più insospettabili dove lavoratori sindacalisti utilizzano le ore di permesso a disposizione non per scopi sindacali o lavoratori che usano il luogo di lavoro solo per navigare su internet o per gestire un secondo lavoro.
2) I furbetti del lavoro sono solo lavoratori dipendenti?
Purtroppo no. Abbiamo imprenditori disonesti, che sfruttano gli incentivi messi a disposizione dallo Stato per favorire l’occupazione, senza una reale intenzione di incrementarla, che sfruttano i contratti di apprendistato, le borse lavoro e i voucher, costringendo le persone ad uno stato eterno di precarietà con la conseguente impossibilità a crearsi una stabilità di vita affettiva e relazionale. Imprenditori che costringono giovani lavoratori, di fatto dipendenti, a lavorare solo con partita IVA o con contratti di collaborazione coordinata e continuativa ( Co.co.co), evadendo così i contributi previdenziali e assistenziali. Imprenditori che, in particolare in questo tempo di crisi, avendo il coltello dalla parte del manico, costringono i lavoratori a turni esasperati, pensiamo al settore commercio, senza il pagamento delle ore di straordinario e senza alcuna tutela e rispetto dei riposi settimanali. Datori di lavoro che fanno firmare ai propri lavoratori, impegni a non sposarsi o atti ad evitare maternità. Imprenditori che sfruttano illegalmente la cassa integrazione e tutti gli altri ammortizzatori sociali o i fondi per la formazione e la riqualificazione dei lavoratori. Non vogliamo neppure dimenticare quegli imprenditori che, non rispettando le norme sulla sicurezza, espongono a gravi rischi la salute e la vita dei propri lavoratori. Che dire, infine, dei datori di lavoro o dirigenti che usano il loro ruolo di “padroni” per abusare psicologicamente e sessualmente delle persone loro subordinate?
3) Ci sono anche altri furbetti nel mondo del lavoro, oltre i lavoratori e gli imprenditori?
Sicuramente sì. Un ruolo importante giocano i professionisti della cui consulenza lavoratori e imprenditori si avvalgono per i tanti adempimenti richiesti dalla legislazione italiana e internazionale. Professionisti che, anziché aiutare gli imprenditori a gestire al meglio le proprie aziende applicando nel modo più corretto le leggi, utilizzano le proprie conoscenze per ricercare percorsi al limite della legalità, mezzi e modi per evadere le imposte o per abusare del diritto. Professionisti più preoccupati di salvaguardare la propria capacità di guadagno, che rendere un servizio reale agli imprenditori, oggi chiamati ad operare in un mercato complesso regolato da norme sempre più complicate.
4)- Possiamo parlare di furbetti anche negli Enti pubblici a servizio del mondo del lavoro?
Decisamente sì. Si ha la generale impressione che tante persone impiegate negli Enti pubblici e chiamate a vigilare sull’osservanza e rispetto delle leggi, sull’informazione e l’applicazione di norme complesse, abbiamo a cuore i propri interessi o la ricerca di maggiori entrate finanziarie per il proprio Ente. A volte, presentandosi agli sportelli pubblici si è trattati da evasori, anche prima di essere accertati tali. Vogliamo poi parlare dell’impreparazione, nelle specifiche materie, di alcuni dipendenti e dirigenti, spesso incapaci, complice anche la complessità delle diverse discipline, di dare chiarimenti, spiegazioni, informazioni o indicare giusti comportamenti? Che dire, infine, della maleducazione dilagante per cui chi si avvicina ad uno sportello viene trattato, come si dice, dall’alto in basso e a volte insultato e mortificato nella dignità, riconoscibile ad ogni cittadino in virtù della sua condizione di persona?
Al termine di questo intervento, vogliamo dire che il mondo del lavoro, per fortuna, non è tutto dentro queste “furbizie”. Il mondo del lavoro è sicuramente ricco di gente perbene, di gente educata, di gente che sa fare e fa il proprio lavoro con impegno, competenza e responsabilità. Purtroppo il bene e il positivo, come si dice, non fanno notizia e il nostro parlare, così come i nostri telegiornali, sono pieni di storie di “furbetti” che, ogni giorno, ne inventano una nuova. Il grande male di tali e tante notizie è soprattutto nella paura e nella delusione che queste creano nella mente e nel cuore di chi si accosta al mondo del lavoro, come, ad esempio, i nostri giovani, e anche in chi è più fragile, perché ha una famiglia sulle spalle, perché ha perso il lavoro, perché si è ammalato, perché non ce la fa ad arrivare a fine mese. Se è troppo chiedere un po’ di coscienza ai “santi furbetti”, ci permettiamo di chiedere a tutti, a noi stessi, allo Stato, agli Enti pubblici, ai liberi cittadini, ai dipendenti e agli imprenditori, maggiore responsabilità, maggiore serietà, maggiore senso sociale, e – perché no? – più vigilanza sostanziale, con il fine di migliorare le condizioni di vita del nostro sistema Paese e dei suoi cittadini. •

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